
A Monfalcone ci sono molti cantieri navali. E in questi cantieri lavorano in preponderanza bengalesi, cioè cittadini provenienti dal Bangladesh. I bengalesi hanno portato le loro famiglie in Italia. E loro sono tutti mussulmani.
Le ragazze bengalesi vanno a scuola con il niqab, quel velo che fa vedere solo gli occhi. E che è proprio di alcuni paesi del mondo mussulmano.
Molti affermano che almeno un terzo delle donne a Monfalcone vanno in giro coperte dal velo.
E questo è stato accettato.
Tuttavia ha sollevato una certa preoccupazione sia il fatto che le ragazze lo usino a scuola sia che si tratti del niqab, che fra i veli usati dai mussulmani è il più integrale, quasi quanto il burqa.
Da un lato si vorrebbe proibire l’uso del niqab a scuola, anche perché come ha ricordato il governo a scuola si và con il volto scoperto.
Dall’altro c’è il timore che le famiglie non mandino più le ragazze scuola, privandole del migliore strumento di integrazione che abbiamo.
La direttrice della scuola ha consultato l’imam della comunità locale, che ha detto che è una loro scelta e va rispettata.
Ci sono anche le preoccupazioni di chi si occupa dei diritti delle donne e che si dichiara sicuro che le ragazze vengono costrette ad indossarlo e che sarebbe un gesto di sottomissione.
Per le donne mussulmane invece è una scelta proposta dalla loro religione come servizio a Dio.
Ci vengono in mente le rivolte cui abbiamo assistito in Iran un paio di anni fa perché le ragazze venivano rimproverate e a volte arrestate se una sola ciocca di capelli usciva dal velo, che in Iran comunque lascia scoperto il volto.
Da molti viene interpretato come un insuccesso di quella politica di integrazione degli emigranti, anche di quelli mussulmani, di cui molte comunità e associazioni italiane si sono fatte promotrici e si sono sempre dichiarate sicure.
Questi insuccessi sembrano confermare la politica dell’Unione europea e di questo governo di porre dei limiti alla immigrazione.
La presidente della Commissione europea Ursula von del Leyen ha appena dichiarato che gli afflussi in Europa si sono ridotti dell’ottanta per cento. Adesso bisogna rafforzare la politica dei rimpatri.
Attilio Runello