Principale Rubriche Viaggio nella Storia Giorno del ricordo: un 10 febbraio particolare

Giorno del ricordo: un 10 febbraio particolare

Come i nostri Lettori ben ricorderanno, più volte ci siamo soffermati in interviste con il Dr. Antonio Ballarin: Fisico ed eminente ricercatore nel campo dell’Intelligenza Artificiale, già Presidente della Federazione delle Associazioni degli Istriani Fiumani e Dalmati, membro del Consiglio direttivo della Associazione dei Dalmati Italiani nel Mondo, Presidente della Associazione Mondo Esuli. 

Un personaggio più che qualificato in questo particolare giorno –  il GIORNO DEL RICORDO – per esprimere sentimenti e commenti in linea con il sentire degli Italiani che hanno avuto la fortuna di studiare storia e geografia, e che sono in grado di leggere, ascoltare, per così trarre le proprie libere opinioni.

Alla vigilia di questo importante e sentito appuntamento con la Storia e il Dolore di migliaia e migliaia di Italiani e delle loro Famiglie, un episodio esecrabile e vile ha infranto ogni limite, mancando brutalmente di rispetto proprio alla Memoria degli Italiani assassinati e gettati – molti ancora in vita – in quelle cavità carsiche note con il nome di foibe.

Abbiamo voluto raccogliere le sue impressioni, riguardo le scritte in sloveno e vernice rossa apparse la scorsa notte sul monumento nazionale della Foiba di Basovizza, che dicono – ma più che altro vaneggiano -:  

Trst je naš = Trieste è nostra

Smrt fašizmu = Morte al fascismo

Svoboda narodom = Libertà alle nazioni

Il Presidente dell’Associazione Mondo Esuli ha voluto chiarirci: queste tre frasi erano ripetute nelle manifestazioni promosse da Tito negli anni del dopoguerra ed erano diventate lo slogan standard dei cori comunisti e nazionalisti  che insieme puntavano alla eliminazione fisica dell’elemento italiano-italofono in Istria e Dalmazia. Soggiungendo poi, non senza amarezza

Grazie! Reduci del Partito Comunista Jugoslavo.

Grazie! Nazionalisti Slavi.

Proseguendo: se qualcuno vuole suscitare odio e far fallire la lunga politica di accoglienza, ricucitura, comprensione reciproca fin qui posta in essere, a beneficio di qualcuno/qualcosa che sulle divisioni ci campa, sappia che non ci riuscirà.

Sono esule di seconda generazione e vivo a Roma.

E per sempre continuerò a cucire e ricucire ogni possibile margine con la Terra alla quale appartengo e che si trova sulla riva Est dell’Adriatico. Non sarà qualche provocatore ottenebrato da odio ed impotenza a fermarmi nella mia opera di costruzione di ponti tra civiltà.  Dichiarazioni nobili e responsabili che intendono allontanare lo spettro della provocazione, riconducendo il tutto a possibili e non escludibili “manovre” ovvero tentativi di sciupare il grande apporto degli Italiani nel dare una forte spinta per qualificare e valorizzare quelle zone e quelle attività legate al favorevole turismo in quelle terre. Che a taluno ciò possa dare fastidio? Che si tenti di innescare una polemica tra Italia e Slovenia, proprio in questi giorni tanto particolari, per tentare di guastarne i rapporti? Che possa essere un false flag che possa essere invece riconducibile ad estremismi e nazionalismi esterni al suolo italiano? 

Tutte ipotesi praticabili: fermo restando il malanimo di chi abbia compiuto questo gesto così infame. Ma l’invito del Dr. Antonio Ballarin è proprio quello di respingere ogni provocazione, dimostrando quella compostezza ad oggi mai mancata da parte degli Esuli. Esuli che hanno ben vivo in loro l’amore per la nostra Patria, il ricordo per le terre che dovettero abbandonare in tutta fretta, e il dolore – per molti – di dovere lasciare i propri parenti.  Le indagini sono in corso e ci auguriamo che possano giungere alla identificazione dei responsabili.   Ringraziamo il Dr. Antonio Ballarin per aver condiviso con noi emozioni e riflessioni personali.

A parere di chi scrive, celebrare il RICORDO o la MEMORIA, o i ricordi e le memorie dei giorni prima o di quelli dopo, perde di significato se non si entra in un bene preciso ordine di idee: le celebrazioni hanno senso se dalle stesse, allontanando ogni possibile pulsione di rancore o odio, si trae un forte monito e un ragguardevole insegnamento di NON PIU’ RICADERE in siffatte situazioni. A questo deve servire, anzi è  necessario ritrovarsi nei particolari giorni, SOTTOLINEANDO CIO’ CHE DEVE ESSERE BEN CHIARO OGNI GIORNO: ogni guerra reca lutti immensi e danni ancora maggiori, recando in sé i germi dell’odio e della vendetta, germi che difficilmente si possono umanamente eradicare e che spesso restano sepolti, sopiti, ma sempre pronti a trovare nuovo vigore. Specie se sono alimentati da questione di etnia, di intolleranza, intenti di sopraffazione economica e militare, e quant’altro. 

Che le guerre siano spesso mosse da chi, nella propria terra, è afflitto da inconsistenza e conflittualità politica e/o da crisi monetarie, finanziarie, economiche, industriali e produttive, è la Storia a insegnarcelo; così come ci insegna che capi e capetti che perdano il consenso popolare o siano palesemente incapaci (ma spesso sono proprio gli incapaci ad essere ‘arruolati’, da torbidi e avidi mestatori…), pur di non perdere il potere, fanno di tutto per scatenare delle guerre.

Il messaggio che ci viene anche e soprattutto da questo 10 Febbraio, è e deve essere un messaggio di PACE, TOLLERANZA, AMORE FRATERNO PER IL NOSTRO PROSSIMO, TOLLERANZA E FIDUCIA.

Diversamente, ci porremmo anche noi dalla parte sbagliata, vanificando il sacrificio, il sangue, il martirio, dei nostri compatrioti crudelmente assassinati e infoibati.

Fonte Accademia della Cultura

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