
Mentre prosegue la traballante tregua a Gaza, piovono bombe israeliane a Jenin e presunti coloni israeliani devastano villaggi palestinesi in Cisgiordania
Non si arresta il rumore sordo delle armi in Medio Oriente. Netanyahu, infatti, dopo l’esodo dei suoi ministri di estrema destra, mostra i pugni anche ai mediatori di pace e dà avvio all’operazione ‘Muro di ferro’ a Jenin, in Cisgiordania. Piovono bombe israeliane su un territorio conteso da anni e teatro spesso di violenze inusitate.

E’ di lunedì sera, infatti, l’ennesimo blitz di presunti coloni ebrei ai danni di villaggi palestinesi. Una furia quasi selvaggia espressasi con la violenza e che ha lasciato tracce evidenti del clima incandescente, esistente già da tempo in quell’area.
L’operazione ‘Muro di ferro’
E’ di 10 morti e circa 40 feriti il bilancio delle vittime di questo raid israeliano su Jenin, che dà avvio ad un’operazione di più vasta portata, come esplicitato da Netanyahu, al fine di raggiungere l’ obiettivo prefissato: rafforzare la sicurezza in Giudea e Samaria.
La condizione dei circa 3 milioni di palestinesi, residenti in Cisgiordania, non è certo rosea. Già da tempo infatti vivono sotto un governo militare israeliano decisamente senza limiti, con l’Autorità Nazionale Palestinese che amministra città e paesi.
E la posizione dei coloni non è certamente favorevole a questo stato di fatto. Come dichiarato in più occasioni da Smotrich e da altri leader dei coloni, Israele dovrebbe annettere la Cisgiordania e insediarsi definitivamente a Gaza. Tutti territori conquistati nel corso del conflitto del 1967.
Ma, allo stato attuale, questo diritto israeliano, definito dalla esordiente amministrazione Trump Biblico, rischia di far vacillare la già precaria tregua, raggiunta faticosamente, a Gaza, mettendo a repentaglio anche la vita degli ostaggi israeliani, ancora nelle mani di Hamas.
Si teme infatti che Hamas possa riprendere le armi e le conseguenze sarebbero devastanti.
Le violenze dei coloni
A completare questo quadro, a dir poco, preoccupante, le immagini raccontano la violenza di un attacco perpetrato, lunedì sera, da centinaia di uomini mascherati ai danni di almeno due villaggi palestinesi.

Un attacco senza precedenti, nel corso del quale sono state incendiate auto, centri commerciali e persino case, mentre alcuni palestinesi sono stati picchiati selvaggiamente.
Tutto questo mentre, in base agli accordi presi sulla tregua a Gaza, venivano rilasciati circa 90 prigionieri palestinesi.
Un clima rovente
La coesistenza in Cisgiordania tra integralisti ebrei e palestinesi non è mai stata idilliaca e certamente il conflitto di Gaza ha reso ancora più incandescente il clima rovente esistente in quell’area.
Né la decisione di Trump di eliminare le sanzioni imposte da Biden ai coloni, rei di atti di violenza, nonché colpevoli di tentativi di distruggere o sequestrare proprietà palestinesi, può contribuire a placare gli animi..
La situazione rischia di degenerare in una ‘caccia all’uomo’ che è la negazione di una coesistenza pacifica. E le conseguenze potrebbero essere terribili.
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