
di Camilla G. Iannacci
Società
–Si ha nostalgia della gravitas… la frugalità è difficile a farsi: ci manca
-Senza passioni, la polis si consegna prigioniera a poteri incontrollati
-Siamo molto distanti, ad osservare il mondo politico, da quanto scrive Aristotele nella Politica eppure: è proprio questa distanza che va eliminata e, intanto se attenuata, come inizio sarebbe – di per sé – una svolta perché “la polis è una forma di comunità costituita in vista di un bene” e Tà Politikà ovvero “gli affari riguardano la città” e non le conventicole che se ne sono impadronite.
L’azione sociale
-Il mondo della vita è azione
-Quanto nell’azione sociale ed interpersonale incidono le motivazioni inconsce e la sfera dell’interesse personale, i condizionamenti dati da forze esistenti e contrapposte e le stesse interpretazioni dell’attore?
-Molti intellettuali dovrebbero essere fuori dal coro inneggiante il potere-potente di turno: farebbero del bene anche ad essi
–Manca un impegno diretto dei filosofi: una volta erano organici e qualche danno di allora rende restii tanti; il fallimento è a carico della finanza e la politica che è venuta meno al proprio compito: governare gli eventi e fornire risposte
–L’assenza dei filosofi è voluta dalla politica, non sa che farsene dopo anni in cui se ne è servita anche in malo modo: ora non è più tempo di belletto ma di pensiero-azione: ne sentiamo la mancanza e la necessità.
La polis e la libertà
-Il calcolo domina e assoggetta la politica che ne diventa subalterna: c’è bisogno di nuove narrazioni
-Il politico o meglio le prassi politiche, nel loro farsi si riducono a puro esercizio di forza: qui trovano nel contempo linfa vitale e i limiti con esiti esiziali: la filosofia del/sulla politica diventa privilegio di chi la pensa e vive la separatezza
–La libertà non è riproducibile, verificabile in esperimenti di laboratorio: non è misurabile: è incomparabile ed incalcolabile: è proprio in questo la sua forza e consistenza: nel suo esercizio o impedimento la sua necessità.
Ragione e tradimento
–Dalla Ragione, in Europa, nacquero dittature feroci e guerre: ancora ce ne interroghiamo. Speriamo resti la progettualità, l’immaginazione e che subisca un’evoluzione antropologica-culturale
-La figura del tradimento ci è conosciuto. In ogni momento di vita siamo messi alla prova: di tener fede prima di tutto all’esperienza di ciò che è umano verso l’altro e noi stessi: ci è più facile e quasi ci riesce ‘naturale’ dimenticarlo: l’essere umani è difficile
–Impera la pratica, meglio la ‘praticoneria’ che raggiunge l’apice nella ‘praticologia’
-Bisogna essere don Chisciotte oggi e sempre: come evitare l’autocompiacimento se non si incide sulla trasformazione del reale?
–Change, please: non se ne può più della parola cambiamento: è tutto un change-change: è un’onomatopea e sembra una chiacchiera e, per l’uso che se ne fa, lo è.
Individuo, socialità e galateo
–Sui luoghi di lavoro il “tu” può essere deleterio: instaura o un rapporto di falsa amicizia (nella persistenza dell’asimmetria di ruolo-poteri-saperi) tra capi e subalterni
Accade di peggio tra pari: può dispiegarsi l’invadenza, l’annullamento dell’individualità e singolarità che sono un limite invalicabile e reciproco tra le parti (o dovrebbero essere)
Intollerabile il rapporto che instaura il “tu” tra il padrone il maggiordomo: oltre il rapporto servo-padrone, conferma le distanze nel mentre si cerca ‘l’intimità’
E’ facile, allora, cedere al rimpianto del lei che si dava tra colleghi: stabiliva quel limite forse formale che faceva percepire l’altro da sé: una zona di vita da non oltrepassare se non accettato dall’altro.
Internet e i social
-La rete trasforma, trasmuta l’universo concettuale e valoriale, vi si vive la paura di essere solo un flusso di tweet immersi in flussi di bit, di essere indistinti e non singolarità come siamo
-Il selfie è oltre il narcisismo e dimentico del cogito, ergo sum
-La tecnologia è un dominio, tanto più lo si governa quanto più lo spirito critico viene esercitato in attesa di un cambio di rapporti di forza
-Intanto è un’epoca che crea simboli: dalla tecnologia ai contenuti di essa e, in secondo luogo, pone il problema principe: il protagonismo
-L’universo digitale, viene ignorato in termini di riconoscimento dei contributi o passato in secondo ordine.
Il dominio della tecnica: ontologia del telefono
-Domina il post-naturale tra tecnica e devastazione dell’habitat
-Il dominio assoluto dei padroni dei Big-Data diventa simbolo di questi tempi che creano asimmetrie
–Messaggi dominanti, infatti, sono ideologie e fedi al cui cospetto lo spirito critico cede il passo e si annulla nel mentre si autoesalta
-La prevalenza di immagini musica, link, ideogrammi come gli emoji che viaggiano sul telefono fanno del mezzo quasi un ancella della rete, il telefono ha cambiato ontologicamente natura e funzioni originarie ovvero la trasmissione della voce
–Il telefono è ormai un occhio con cui vediamo la realtà, l’uso delle riprese in diretta con cui si testimoniano gli eventi spesso vanno a scapito del buon senso e di quel riflesso che ci spingeva a chiedere aiuto nelle emergenze con una telefonata: oggi si riprendono anche scene violente dimentichi di dare solidarietà concreta alle vittime.
-Come il passaggio dalla penna alla tastiera ha cambiato la mente, così Internet ha cambiato non solo l’uso del telefono ma il nostro essere e stare al mondo
–I nuovi strumenti di partecipazione attivati dalla rete, sembrano esaltare la democrazia diretta ma formano e condizionano il dibattito, la vita di ognuno e dei partiti politici
–La massa si è trasformata in pubblico di cui si monitorano idee e comportamenti: la rete se è partecipazione attiva-diretta, o d’impronta – per così dire – conosce, nel contempo, figure carismatiche totalizzanti che espungono da sé il contraddittorio.
Le nuove elìtes
–Si notano forti poteri economici-proprietari esigenti; la società liquida tende a forme di cristallizzazioni e costellazioni di micro-macro poteri cui si delega la rappresentanza
–Si pone la necessità di individuare in che forme è presente la tendenza oligarchica e di formazione di elìtes nell’ambito dei nuovi strumenti di formazione dell’esperienza, del knowledge, della coscienza, del concetto stesso di democrazia e del ‘senso’ che generano i social.