
Taranto, un Patto di Comunità per l’Ecogiustizia: sollecitare, monitorare, promuovere
In una assemblea affollata e molto partecipata svoltasi nel quartiere Tamburi, presso l’auditorium della chiesa Gesù Divin Lavoratore, le associazioni protagoniste della campagna nazionale “Ecogiustizia subito. In nome del popolo inquinato” – ACLI, AGESCI, ARCI, AZIONE CATTOLICA ITALIANA, LEGAMBIENTE e LIBERA – hanno lanciato mercoledì 15 la sottoscrizione nella nostra realtà di un Patto di comunità per l’Ecogiustizia, centrato sulla improcrastinabile necessità di bonificare il territorio di Taranto e di costruire un futuro libero dai veleni (*negli allegati il dossier su Taranto).
Al Patto ha già dato la propria adesione, accanto alle associazioni promotrici, un primo, consistente numero, di soggetti: ANPI, CENTRO GIUSTIZIA PACE E INTEGRITA’ DEL CREATO DEI FRATI MINORI DEL SALENTO, CGIL, CSV CENTRO SERVIZI VOLONTARIATO TARANTO, CONFCOOPERATIVE, COMMISSIONE DIOCESANA PER LA CUSTODIA DEL CREATO, CONTATTO APS, CONTRAMIANTO, LA CITTA’ CHE VOGLIAMO, PEACELINK, RETE DEGLI STUDENTI TARANTO/COLLETTIVO 080, MOVIMENTO GIOVANILE TERRA JONICA, UNICOP. La fase delle adesioni si è appena aperta e continuerà per tutto il mese di gennaio per arrivare, a febbraio, ad una prima riunione di tutti i soggetti che lo avranno sottoscritto.
Il “Patto di comunità per l’Ecogiustizia” di Taranto (*negli allegati il testo integrale) inquadra il nostro territorio nella realtà più vasta dei 42 Siti di Interesse Nazionale (SIN), in attesa da decenni della bonifica, in cui vivono ben 6 milioni di cittadini e cittadine cui viene negato il diritto alla salute, a un ambiente salubre e allo sviluppo sostenibile.
Il SIN di Taranto è stato individuato a dicembre del 1998 ed ha oggi una estensione complessiva di 11.161 ettari, di cui 6.872 a mare e 4.289 a terra.
Di questi ultimi, in un quarto di secolo, solo lo 0,1% è stato bonificato, in un contesto emergenziale confermato da perizie, ordinanze ed innumerevoli studi – tra cui il Sesto Rapporto Sentieri che ha ribadito eccessi di mortalità per tutte le cause con evidenza a priori di associazione con le fonti di esposizione ambientale analizzate nonostante l’istituzione fin dal 2012 del “Commissario Straordinario per gli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto”.
Particolarmente grave appare la situazione del Mar Piccolo per il quale fu prescritta la messa in sicurezza di emergenza fin dal lontano 2005, ma in cui nessuna attività di bonifica risulta effettuata.
Tre le azioni al centro del Patto: sollecitare, monitorare e promuovere.
I sottoscrittori, infatti si imegnano a sollecitare tutte le istituzioni competenti affinché siano:
– avviata la bonifica dei sedimenti del primo seno del Mar Piccolo, necessaria per rilanciare la tradizionale attività di mitilicoltura tarantina, messa in ginocchio dalla contaminazione e dal cambiamento climatico in atto. e che potrebbe essere il volano per lo sviluppo di altre attività, in particolare nell’ambito del turismo sostenibile,
– completati gli interventi di messa in sicurezza e di bonifica sia nelle cosiddette “aree escluse” di diretta pertinenza dei Commissari di ILVA in AS che in quelle occupate dalle attività produttive in capo ad Acciaierie d’Italia in AS, utilizzando appieno i fondi sequestrati alla famiglia Riva dal Tribunale di Milano,
– completate le indagini sulle aree incluse nel perimetro del SIN, e concluse rapidamente le conferenze dei servizi tuttora aperte,
– sbloccati i fondi del Contratto Istituzionale di Sviluppo destinati alle bonifiche di Taranto e garantire al SIN di Taranto i finanziamenti adeguati alla gravità della situazione ambientale e sanitaria.
– garantire al Commissario alle bonifiche uno staff stabile costituito da personalità di alto profilo scientifico ed etico.
Per monitorare l’utilizzo dei fondi destinati alle bonifiche e l’impatto sulla comunità verrà avviato un percorso dal basso adottando il metodo elaborato dall’Università di Pisa: la scuola Common, che forma alla costituzione delle COMunità MONitoranti. In particolare si vogliono monitorare:
– il rispetto dei tempi per le attività previste nelle aree da bonificare;
– il corretto ed efficace utilizzo delle risorse destinate alle attività di bonifica;
– il rispetto delle procedure di appalto, di sicurezza e dei controlli sui lavori da svolgere garantendo il contrasto di organizzazioni mafiose e criminali
– i piani di recupero, riconversione e riqualificazione delle aree da bonificare
Infine si vuole promuovere la partecipazione attiva di cittadine e cittadini affinché la comunità in cui viviamo sia realmente protagonista di tutte le attività. Il coinvolgimento e la partecipazione dei bambini e dei giovani nella sensibilizzazione verso l’ecologia integrale saranno un obiettivo fondamentale, affinché le classi dirigenti del futuro possano essere sensibili e concrete verso le finalità che il patto si prefigge.
Serve un progetto ambizioso di sviluppo territoriale per creare buona occupazione uscendo dalla monocoltura dell’industria pesante, che si muova lungo quattro assi: liberarci dai veleni del passato e del presente, decarbonizzare le produzioni inquinanti, favorire attività economiche ecocompatibili e l’innovazione tecnologica, energetica, ambientale, sociale, investire su formazione, università e ricerca. (fonte legambiente Taranto)