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Nicoletta Covalea: “un’amica, una cittadina, una donna!”

Dall’Italia-Benvenuta Dottoressa Covalea, la ringrazio per avermi permesso di intervistarla. Pertanto; la prima domanda che le porrò, seppur apparentemente banale, è “chi è la Dottoressa Nicoletta Covalea?”, riprendendo anche quanto detto dal filosofo buddista Lao Tsu, che sosteneva “Chi conosce gli altri è sapiente; chi conosce sé stesso è illuminato.”
Nicoletta Covalea è una professionista con una solida formazione in ambito giuridico e criminologico, laureata in Servizi Giuridici e Criminologia e prossima al conseguimento della laurea in Giurisprudenza, ma prima ancora è una donna molto semplice e umile.
Appassionata di criminologia, a tal punto da vivere questa disciplina con un amore profondo e viscerale.
Le stesse specializzazioni, successivamente intraprese alla prima laurea, unitamente agli studi ancora in svolgimento sono tutti mirati all’arricchimento tanto teorico quanto pratico del mondo criminologico e degli ambiti affini. A tal proposito, mi sto formando anche come docente ANFOC di criminologia e criminalistica e collaboro con varie testate giornalistiche sempre sotto la supervisione del Dott. Antonio Peragine.
Dal 2020, sono attivamente impegnata anche in politica presso il comune di residenza e attualmente ricopro il ruolo di Presidente del Consiglio Comunale di San Gregorio d’Ippona nell’amministrazione guidata dal Sindaco Ing. Pasquale Farfaglia. Inoltre, dal 2024, sono divenuta referente alle pari opportunità per l’UDC, sotto la direzione del segretario regionale dell’UDC Calabria, Salvatore Bulzomì, un partito i cui valori rispecchiano profondamente le mie convinzioni personali.
Provengono da una famiglia Calabrese molto modesta, grazie alla quale ho potuto sviluppare un legame profondo e ben radicato con la mia bellissima terra. I miei genitori, entrambi dipendenti scolastici, mi hanno, infatti, trasmesso valori sani e buoni principi che ogni giorno adotto anche nell’educazione che impartisco ai miei figli, sperando di educarli al meglio e farli divenire tre uomini responsabili e cittadini consapevoli.
In questi anni, sono riuscita a soddisfare anche un altro personalissimo bisogno, ossia quello di ascoltare i giovani e le esigenze delle persone più fragili, ponendo maggiore attenzione alle disabilità e ai progetti di inclusione.
Insomma, Nicoletta Covalea è una donna ancora sognatrice e fiduciosa nei confronti dell’umanità.
Insomma, come suggeritoci da Max C. John Maxwell “Il coraggio di un grande leader di soddisfare la sua visione viene dalla passione, non dalla posizione.” Di conseguenza, Cosa significa per lei essere una rappresentante politica dell’UDC ed essere stata anche nominata responsabile del partito UDC per le pari opportunità nella provincia calabrese?
Essere stata nominata responsabile delle pari opportunità per l’UDC in Calabria rappresenta per me un grande onore e una responsabilità che accolgo con immenso entusiasmo.
I valori dell’UDC sono profondamente radicati in me e la promozione alle pari opportunità è una causa che sento particolarmente vicina. Il mio contributo è volto principalmente a costruire una Calabria dove uomini e donne possano sentirsi liberi di realizzare pienamente il proprio potenziale.
La Regione Calabria ha bisogno di una svolta significativa; un’opportunità è proprio quella inerente le pari opportunità, che sono un elemento fondamentale per il nostro futuro. Tra i miei obiettivi vi è, ad esempio, la promozione di iniziative concrete che pongano al centro non solo la dignità dell’essere umano, ma la solidarietà, la giustizia sociale e la sussidiarietà. Voglio ricordare che la solidarietà è cardine dell’azione politica dell’UDC, la quale si impegna a promuovere politiche volte a ridurre le disuguaglianze favorendo l’inclusione sociale, e difendendo in primis la libertà individuale, intesa come libertà di pensiero, di espressione e di impresa. Per l’UDC anche la famiglia è importante, in quanto è considerata il nucleo della società ed è per questo che si impegna a promuovere politiche a sostegno di quei nuclei primari più svantaggiati.

Credo, dunque, che la passione per gli studi legali e criminologici, l’appartenenza a una terra così meravigliosa, ma al tempo stesso complessa e la volontà di cambiare le cose l’hanno fatta crescere come persona, prima ancora che come politica e attivista. Le faccio i miei complimenti e utilizzo un’espressione di Bruno Munari nel riassumere la determinazione nel voler dar vita a questa rivoluzione ideologica e territoriale, ossia “Da cosa nasce cosa!”
Detto ciò, da cosa è nato il suo impegno per le pari opportunità e quali esperienze personali l’hanno motivata in questo percorso?
Chi ha sperimentato, purtroppo, sulla propria pelle forme di discriminazione e assistito direttamente a situazioni di diseguaglianza, è spesso spinto a lottare per garantire agli altri che non subiscano le stesse ingiustizie.
Il credere fermamente nei principi di uguaglianza, giustizia e solidarietà, pertanto, è alla base della volontà a impegnarmi totalmente nella promozione e nel raggiungimento delle pari opportunità per le donne, ma soprattutto di aiutare ogni persona che incontrerò sulla mia strada ad arrivare ai suoi obiettivi e alla sua serenità con le risorse a mia disposizione.

Un bisogno, quindi, il suo Dottoressa Covalea di cambiare la situazione anche a livello informativo e comunicazionale, se ho ben capito. Come affermò una volta la critica d’arte francese Isabel Alonso “La violenza verbale è la prima tappa della violenza generale sulle donne”, ma per lei quali sono stati i principali ostacoli che ha dovuto affrontare nel perseguire il suo sogno di fare qualcosa per le donne?
Credo, per lo più, gli stereotipi di genere, il maschilismo, il patriarcato e la violenza consumata nella coppia e tra le mura domestiche.

Questo nuovo incarico, d’altronde, non solo la pone di fronte a consapevolezza e responsabilità, ma anche a dover discutere su quali iniziative proporre al suo gruppo politico e quali debbano essere le priorità da portare avanti nel suo nuovo incarico. E’ corretto?
Assolutamente sì!
In particolare, la precedenza l’ho data a quei programmi finalizzati alla promozione dell’uguaglianza di genere attraverso forme di sensibilizzazione e formazione su tutto il territorio Calabrese.
Il tutto accompagnato da convegni e dibattiti per educare i giovani, ma anche quei cittadini più adulti e poco coscienziosi del problema, al significato della parità di genere, del rispetto delle differenze e della prevenzione delle discriminazioni promuovendo una cultura inclusiva attraverso campagne di comunicazione.

Costantemente la Calabria ritorna nel nostro discorso e mi immagino spesso questa terra come descritta dallo scrittore antifascista italiano Leonida Rèpaci, che a malincuore è poco ricordato nelle scuole italiane e nella cultura generale del nostro stato. Rèpaci descriveva, infatti, così la sua terra come una “(…) categoria morale, prima che espressione geografica. Calabrese, nella sua miglior accezione metaforica, vuol dire Rupe, cioè carattere. È la torre che non crolla giammai la cima pel soffiar dei venti.” Un piccolo mondo fatto di uomini e donne fieri e forti. Mi chiedo, perciò, come possa valutare lo stato delle pari opportunità in Calabria, in particolare in quelle aree più marginalizzate?
Il problema della difficoltà di raggiungere i territori più marginalizzati non è, purtroppo, circoscritto solo alla mia amata Calabria.
Vi è ancora un forte pregiudizio sul fatto che siano maggiormente le terre meridionali a mantenere un atteggiamento poco propositivo all’evoluzione delle pari opportunità; in realtà, questo pensiero tremendamente “vecchio” e deficitario è tutt’ora presente in varie regioni d’Italia. Un’ideologia difficile da sdradicare, ma che non mi fa demordere, anzi io continuo a combattere.
Le diseguaglianze percepite maggiormente nel Meridione e, in particolar modo, in Calabria sono provocate, ancora oggi, dagli elevati tassi di disoccupazione, che ostacolano un miglioramento qualitativo e significativo della vita.

Questo mi porta a chiedere se vi sono delle misure concrete e più urgenti a cui rispondere per migliorare le condizioni delle donne nella sua provincia?
Le misure che a mio avviso vanno prese devono essere interventi immediati e multidisciplinare, ma continuativi nel tempo.
Basilare è, secondo il mio punto di vista, l’aumento del numero e l’efficacia dei centri antiviolenza e dei servizi di ascolto per le donne vittime di violenza unitamente alla promozione di campagne di sensibilizzazione al fenomeno con la collaborazione delle forze dell’ordine, professionisti, nonché, testimonianze dirette.

So che ha partecipato a un importante convegno sul territorio calabrese in data 25 novembre.
Una data importante che porta tutte noi donne italiane a sentirci un pò più vicine e sorelle tra noi. Una bellissima poesia di Alda Merini recita “Siamo state amate e odiate, adorate e rinnegate, baciate e uccise, solo perché donne.” Qual è stato, quindi, lo scopo del convegno contro la violenza alle donne da lei tenuto?
Il convegno tenuto ha mirato a promuovere una riflessione profonda sulla violenza di genere, prestando particolare attenzione alla violenza domestica e alla violenza vicaria.
L’obiettivo è quello di sfatare i luoghi comuni sulla violenza di genere, evidenziando come essa sia un problema diffuso e complesso che non risparmia alcuna fascia sociale. Si è inteso analizzare le cause profonde della violenza di genere, andando oltre gli stereotipi e cercando di individuare le dinamiche relazionali e sociali che la favoriscono.

Ci può parlare dei temi che sono stati affrontati insieme ai responsabili nazionali del dipartimento delle pari opportunità?
Due sono stati i punti di maggiore trattazione, ossia la valorizzazione del ruolo della famiglia e il sostenere le donne vittime di violenza. L’UDC, pur riconoscendo la gravità del problema della violenza domestica, ribadisce e sottolinea l’importanza della famiglia come nucleo fondamentale e punto cardine della società e si impegna a promuovere azioni concrete per rafforzare le relazioni familiari e prevenire tali violenze. Si è voluto sottolineare quanto sia importante offrire alle donne vittime di violenza un sostegno concreto e multidimensionale, attraverso servizi di accompagnamento, formazione e supporto legale.

Qual è stato il messaggio che ha voluto trasmettere attraverso questo evento e che le chiedo di riassumere in una frase?
Dire basta alla violenza ricordando quali sono i propri diritti a tutte noi donne!

E’ pur vero che da sole è difficile combattere tanta ferocia ed è necessario coinvolgere le istituzioni. Come intende far partecipare gli enti locali oltre che la stessa cittadinanza per sensibilizzare le atrocità e le violenze subite dalle donne?
Con azioni pratiche e semplici: coinvolgere attivamente la comunità nella lotta alla violenza di genere, promuovere la partecipazione ai processi decisionali e favorire la creazione di spazi di confronto e dialogo. Oltre ciò, desidero anche potenziare i servizi già presistenti sul territorio e sviluppare nuove iniziative per garantire risposte efficaci.

A tal proposito, ci sono progetti specifici o iniziative che desidera promuovere nel breve termine?
Sì!
In linea con l’impegno alle pari opportunità e la prevenzione della violenza di genere sto proponendo di avviare una serie di iniziative mirate a sensibilizzare l’opinione pubblica e a promuovere una cultura del rispetto e dell’uguaglianza. I progetti mirano ad organizzazione di una serie di webinar e conferenze aperti al pubblico, con la partecipazione di esponenti di maggiore rilievo, ma anche esperti, tra cui avvocati, psicologi, medici e criminologi, per approfondire tematiche cruciali quali la violenza di genere, bullismo e cyberbullismo e l’importanza dell’educazione civica e della conoscenza della storia, soprattutto rispetto al ruolo della storia e all’educazione civica nella formazione di cittadini consapevoli e attivi.

Dottoressa Covalea, siamo ormai giunti quasi al termine della sua intervista, e non possono non chiederle qual è il suo sogno più grande legato alle pari opportunità e alla lotta contro la violenza di genere?
Non un sogno individuale, ma generale, di tutti, ossia quello di vivere in una società in cui ogni individuo, indipendentemente dal genere, possa esprimersi liberamente, senza dover portare il peso di ostacoli o discriminazioni, un futuro in cui ogni forma di violenza, sia essa fisica, psicologica o sessuale, sia sradicata dalle nostre società, dove donne e ragazze possano muoversi liberamente e in sicurezza, senza temere aggressioni o molestie, un mondo in cui le donne abbiano le stesse opportunità degli uomini in tutti gli ambiti della vita, dove i ruoli di genere siano fluidi e le scelte individuali rispettate, una società inclusiva, in cui ogni forma di diversità sia riconosciuta e valorizzata, un mondo in cui le differenze vengano viste come una ricchezza e non come una minaccia.

Un bellissimo sogno Dottoressa, nulla da dire! Pertanto, immaginandosi in una conversazione con una giovane donna che desidera impegnarsi nel sociale o nella politica per fare la differenza cosa le consiglierebbe?
Inseguire i propri sogni dando un senso profondo alla propria vita tanto da ispirare gli altri.

Dottoressa, mi dica, allora, come la società debba lavorare al meglio per costruire un futuro in cui le donne siano davvero libere e protette?
Oltre a quanto già più volte detto, integrare l’educazione alla parità di genere nei programmi scolastici fin dalla prima infanzia, incentivando la presenza delle donne nei ruoli decisionali, sia nella politica che nelle aziende, attraverso l’introduzione di quote rosa e la valorizzazione dei successi delle donne in tutti i campi affinché siano modelli positivi per le giovani generazioni.

Grazie Dottoressa Covalea.
Concludo questa intervista con una bellissima affermazione di Edith Wharton “A volte penso che la natura di una donna sia come una grande casa piena di stanze: c’è la sala, attraverso la quale tutti entrano ed escono; l’ufficio, dove si ricevono visite formali; il salotto, dove i membri della famiglia vanno e vengono; ma oltre a queste, ben oltre, ci sono altre stanze, le maniglie delle cui porte forse non vengono mai girate; nessuno conosce la strada per arrivarci, nessuno sa dove conducono; e nella stanza più intima, la più sacra di tutte, l’anima si siede da sola e aspetta un passo che non arriva mai.”

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