La nostra ectopsia, come un calco indelebile, modella l’occhio interiore, convinto di osservare il reale ma sempre dislocato dall’orgia della cosiddetta verità ultima, perché riflette qualcosa di mortale e terreno, credendosi vivo e autentico.
Ma come possiamo forse ribellarci a questo sguardo sbiadito? Dove nasce l’inizio di questa resistenza, quando l’intelligenza diviene non più un atto di convenzione, ma un atto di disvelamento, di apertura verso ciò che resta nascosto e non narrato?
I miei neuroni cardiaci, nelle loro pulsazioni invisibili, sembrano muoversi al ritmo di una verità che sfugge al solo intelletto. Hanno fame. Lasciano intuire, più che dichiarare, uno spazio mentale dove le intuizioni più sfuggenti — quei lampi che non si lasciano ingabbiare da una logica imposta — sussurrano la verità come fosse un’antica leggenda. In questa dimensione, Hyponous si manifesta, non come struttura definita o teorema, non solo come trattato, o opera filosofica tematica, o ancora come progetto di indagine, ma come simbolo dell’incontro tra l’impulso vitale e il bisogno di superare il pensiero sociale. È qui che il progetto PsykoSapiens assume il suo valore come sonda, uno strumento per decifrare ciò che rimane sepolto tra pensiero e cuore, laddove il cuore stesso diventa custode di un’intelligenza liberata.
Nel nostro cammino verso il ribaltamento dell’Ectopsia, possiamo vedere la mente non come schiava della percezione deformante, ma come fonte di un’energia primordiale che si ribella. La “stortura mentale” non diviene dunque una limitazione assoluta, bensì l’occasione per noi di un salto, un cambio di prospettiva che trasforma ciò che è fisso in movimento. Se l’Ectopsia è una deviazione che ci costringe a vedere il mondo da una posizione cadente e prigioniera, ribaltare questa condizione implica uno slancio verso una visione “sana”, in cui ci si reinventa, lasciando fluire le verità latenti. Per chi partecipa di sanità e ne riconosce la pregnanza, l’osservazione di fenomeni quali sono in sé necessita di una lente trasparente, ben formata, cristallina, che pochi naturalmente indossano.
Non ci si illuda del pensiero dolce che muove a possibile successo per ribaltamento. L’Ectopsia non può essere cancellata. Essa è inscritta nella condizione umana come una sfida ineludibile. È una tensione tra ciò che siamo costretti a vedere e ciò che desideriamo realmente cogliere. Da qui, l’imperativo diviene riconoscere il filtro, familiarizzare con esso, senza scambiarlo per il mondo stesso.
«Di qual filtro si è dotati? Di Qual sangue?».
In questo orizzonte, Hyponous si erge come un portale, un punto d’accesso a un sapere che trascende l’immobilità, un’intelligenza dinamica che si nutre di vuoti, di limiti e di abissi, come a cercare continuamente il non-conosciuto. Non è dunque una filosofia, modernamente pensata e detta – «PER L’UOMO!» -, ma un viaggio verso il cuore del pensiero stesso, dove ogni cosa è aperta all’interpretazione, ma nessuna appartiene definitivamente a un mondo fisso o dogmatico. L’intelletto qui è presente ma subordinato alla scoperta, libero di tracciare strade nuove che trascendano le forme, fino a conoscere per comprendere, non più per trattenere.
Se esiste dunque una via di fuga dall’Ectopsia, è nel divenire sempre meno ancorati a ciò che gli occhi mortali vedono, e sempre più aperti a un’intelligenza che emerge dai neuroni cardiaci, quella che vive del battito e che, per sua natura, non accetta limiti. PsykoSapiens è allora una pratica, un esercizio di auto-rivelazione, una nuova esplorazione del “se stesso” che non dipende da alcuna definizione. È l’esperimento vitale che ci riconnette con il senso ultimo dell’esistere, oltre ogni lente deformante.
Non possiamo più abbandonare questo luogo che ci ospita e ci ha voluti. Perciò avanziamo. Ancora un passo, un passo ancora, un altro, ancora, proiettati in quel che sarà, quando accadrà. Lo faremo accadere, giungendo al nuovo capitolo, al successivo, nell’aspetto delle profondità che Cyranoide vorrà.
di PsykoSapiens, counselor psicosociale