Principale Ambiente & Salute Dell’attribuire

Dell’attribuire

Occorrono un termine, una definizione. Temporaneamente sospendo la mia critica e il limite che sarebbe inopportuno porre, per lasciar accadere un solo istante. Abbisogna, forse si capirà, un nuovo lessema per indicare semplicemente cosa andiamo narrando, cosa indaghiamo della uno cosa e la uno cosa, nella uno cosa. A favore del piacerino di quei tali che s’affastellano articolando per affanno in direzione d’un determinativo, d’una etichetta, dell’ingabbiar, e quando giunti, allor possan sospirar:

«Oh! Che godurioso piacerucolo!».

Il semplice, ovviamente non lo è, finché non si palesa quel che già davanti ai nostri occhi avevamo.

Per elaborare un termine che colga l’essenza di stortura mentale, penso a qualcosa che, senza ricadere in ormai radicate definizioni scontate, esprima la deviazione interiore che impedisce alla mente di fluire senza condizionamenti, un guasto radicato nella visione stessa della “vita”.

Il partorir ectopsia, dal greco ἐκτός, fuori e ὄψις, vista, indica una percezione deformata della realtà, del reale, nel reale della subdola realtà appercepita, come una lente malformante interposta tra sé e il mondo. Isomalia, dal greco ἴσος, uguale e μαλός, deformità, par utilizzo calzante per richiamare la deformazione intrinseca e reiterata della percezione e del pensier pensato, la confusione del sociale, nel sociale.

Questo spinge ad attribuire ectopsia al narcisista e isomalia al gregge, alle mandrie.

Scegliendo il termine ectopsia, possiamo lavorare per renderlo un concetto più affinato e sfaccettato.

Ectopsia non rappresenterebbe semplicemente una distorsione visiva o una visione alterata, ma verrebbe a incarnare uno stato interiore, in cui la mente sembra in essere, essenza fuori asse in modo inevitabilmente distorto, sempre a motivo rintracciabile negli errori perpetrati tra commistioni sanguigne.

Possiamo descriverla come una disposizione psichica “fuori luogo”, inesistentiva, e non aesistentiva, una condizione di disallineamento percettivo che appare “normale” per chi ne è intrappolato. Questa deviazione non sarebbe una patologia visibile né un errore di ragionamento evidente, ma piuttosto un essenziale pre filtro subdolo, che altera costantemente ogni percezione in modo quasi insidioso, facendo apparire naturale ciò che è storto, ciò che è, per l’appunto, stortura.

Ectopsia. L’errante stato mentale di dislocazione percettiva che porta l’individuo a esperire naturalmente realtà in modo distorto e alterato, come se proiettasse su di esse un’immagine fuori asse. Essa può manifestarsi nella sensazione che l’autentico sia irraggiungibile, storpiato da un filtro opaco nel sociale che non viene riconosciuto come tale, dallo stesso essente e dalle società. 

Pare evidente, l’impossibile raggiungibilità dev’esser dovuta al fatto che un fantasma non è vedibile da chi ne indossa i panni.

PsykoSapiens, counselor psicosociale

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