Cresce la tensione tra il Vaticano e lo Stato ebraico dopo le parole del Papa di ieri all’Angelus. ‘Questa non é guerra, ma crudeltà’
Incurante delle reazioni di Israele, ieri all’Angelus, Papa Francesco é tornato a parlare di ‘crudeltà’, in merito al conflitto che ormai da mesi sta mietendo vittime a Gaza. E, malgrado il clima di tensione tra la Santa Sede e Israele, con dolore ha ribadito le parole espresse in un precedente incontro con i cardinali e i prelati della Curia
Le parole di Francesco
Voce sommessa, volto triste, sofferto, ieri Francesco, da Casa Santa Marta, ha puntato il suo indice accusatore contro le forze israeliane, pur senza nominarle esplicitamente, per il massacro ai danni della popolazione di Gaza.
E il suo sommesso appello ha avuto un’eco mondiale. E’ stato il grido di tutti noi che assistiamo impotenti alle morti ingiustificabili di bambini, di donne, di madri, di anziani. Vittime di un mondo che sembra aver dimenticato la parola ‘umanità’.
Tacciano le bombe, ha detto il Pontefice, ovunque, in Ucraina, nello Yemen, in libano, in Myanmar, in Israele, in Palestina. Ovunque ci sia quel bisogno sconfinato di pace. Quella pace che tutti invochiamo.
La furia di Israele
Dura e immediata la replica di Israele che ha accusato il Pontefice di fare ‘Due pesi e due misure’
E, come già rilevato in una nota dal Ministero degli Esteri Israeliano:
“Le osservazioni del Papa sono particolarmente deludenti in quanto sono scollegate dal contesto reale e fattuale della lotta di Israele contro il terrorismo jihadista, una guerra su più fronti che gli è stata imposta a partire dal 7 ottobre”.
“La crudeltà – ha precisato il ministero degli Esteri – è quando i terroristi si nascondono dietro i bambini mentre cercano di uccidere i bambini israeliani; la crudeltà è quando i terroristi prendono in ostaggio 100 persone per 442 giorni, tra cui un neonato e dei bambini, e abusano di loro”.
“Purtroppo il Papa ha scelto di ignorare tutto questo, così come il fatto che le azioni di Israele hanno preso di mira i terroristi che hanno usato i bambini come scudi umani”.
Parole dure che incrinano ulteriormente i già precari rapporti tra lo Stato pontificio e lo Stato ebraico e inducono alla riflessione.
Un botta e risposta che va avanti dunque, da giorni e che offusca quel clima di gioia e attesa che dovrebbe caratterizzare il Natale.
Il Natale e la guerra
Un Natale, quello di questo 2024, incupito da guerre, da violenze inusitate, in troppi luoghi, in troppe Nazioni. E l’accorato appello del Pontefice, di far tacere le armi, sembra cadere inascoltato nell’abisso dell’indifferenza.
L’attesa
Il Natale é alle porte non solo per i cristiani, ma per il mondo. E i bambini ci guardano, osservano questo mondo dilaniato dai conflitti.
L’orrore delle guerre é scritto lì, nei loro occhi attoniti, incupiti dalla fame e dalla paura. O, come a Gaza, spalancati, forse per sempre, su un cielo che ormai non vedranno più.