L’abbiamo conosciuto ieri con il libro “Volere è potere” queste biografie singole e multiple rappresentano il percorso che hanno fatto personaggi del secolo XIX° per emergere.
Un ottimo trattato di questo medico e zoofilo, che oggi diremmo veterinario. Sul sito liber liber trovo un autoritratto che lo stesso autore pubblicò sulla “Gazzetta del Popolo della Domenica” (anno II, n. 15) poco dopo la metà del suo secolo.
Ne riportiamo alcuni brani che ci fanno conoscere meglio l’autore:
“Io sono nato alla Venaria Reale presso Torino il 20 settembre 1823. Trentanove anni dopo, una notte, la febbre mi travagliava furiosamente e le arterie mi martellavano il capo mentre il bastimento su cui io giacevo saltava come un sughero sulle onde del mar Caspio in tempesta. Quella notte il mio pensiero mi riportò alla Venaria con intensità affannosa, rividi la piazza, i portici, le vie, il Castello, il camposanto dove posano le ossa dei miei genitori e mi pareva di essere proprio nel mio caro paesetto a morire.
Quando morrò davvero, finché non avrò perduto la facoltà di pensare, io penserò ancora alla Venaria, ai campi e ai prati fioriti, alle collinette boscose, alle belle montagne, a tante persone care, a tante persone vive sempre nella mia memoria, ma pel maggior numero scomparse dal mondo.
L’inerzia e i castelli in aria mi seguirono a Torino dove mi trovai giovinetto, incominciai la musica, il disegno, le lingue, pensai a farmi commediante, poi militare, non conclusi nulla e mi contentai di andare a scuola e passare da un anno all’altro. La fortuna incominciò fin d’allora a darmi una prova grande della sua predilezione, facendomi incontrare in un uomo degnissimo che era abate, cioè vestiva da chierico e faceva ripetizione di latino. Sebbene io abbia passato poco tempo con lui, non più di un paio d’anni o forse anche meno, egli ebbe un’azione sommamente benefica su tutta quanta la mia vita”.
Un tratto della biografia che mostra quello che nell’orientamento professionale rappresenta l’aiuto, la spinta iniziale che ognuno di noi ha.
Successivamente scrive…
“Passai cinque anni nell’ospedale di S. Giovanni, di Torino; tre come allievo interno di chirurgia, e quello spettacolo continuo di tanti dolori, quella vita in mezzo alla morte fu per me una buona scuola. Ebbi là fra i miei compagni alcuni più intimamente cari, di cui uno solo è vivo ancora, il dottore Giovanni Battista Bottero, che mi diede prove di amicizia, quali di rado si danno nel mondo. In quel periodo s’era sviluppato in me, siccome quello che in germe c’era già fino dalla fanciullezza, assai vivo il desiderio dei viaggi, e anche qui la fortuna mi fu benigna concedendomi di soddisfare larghissimamente il mio desiderio”.
Qui il riferimento dell’autore è sicuramente legato ai suoi viaggi in Egitto dove fu medico e dove diresse al Cairo l’ospedale Khan Kah.
Ma… “Lasciando fuori quella parte della mia vita che vissi fuori d’Italia, e anche di Europa, in Italia dimorai a lungo in Genova e ne ebbi gran bene. Imparai a conoscere, stimare, amare i genovesi che hanno molti e grandi meriti e virtù preziose ignorate dal mondo, e il mio affetto per Genova e per la Liguria è pari a quello che ho per Torino e pel Piemonte. Quella dimora mia in Genova ebbe non poca parte a sviluppare in me una tendenza congenita ad amare tutta l’Italia senza regionalismo. Da Torino a Venezia mi par sempre di trovarmi in casa mia e così da Genova a Palermo. Ho conosciuto e conosco fra i meridionali persone tanto degne, tanto stimabili, tanto grandi, che quando taluno mi sussurra all’orecchio certe paroline esplorative, s’accorge presto che io non son campo per la sua semenza”.
Che ne dite? Un vero italiano ante litteramen e senza alcuna ipocrisia. Lasciamo la sua biografia e pensiamo al libro di oggi.
I cani sono oggetto di uno studio molto interessante, sono 90 pagine da leggere.
Si trovano risposte a consuetudini di religioni e società arcaiche in rapporto ai cani, usati o idolatrati o trascurati.
Oppure in Inghilterra possiamo trovare gli scultori di carne, per identificare i fabbricatori di razze, troverete l’origine di razze canine di oggi. Oppure a Cuba l’origine delle razze canine aggressive. Insomma una vera cultura “canina”.
Un libro che fa bene leggere sia per quanti amino questo animale d’affezione. sia per farsi una cultura zoofila su questo amico dell’uomo. Per gli uomini veri.
Ecco il libro da aprire cliccando (tanto non abbaia)