Luigi Grande è il nostro autore di oggi. Nel 1995 ci lasciò questo magistrato, presidente di Cassazione, titolo assunto nel momento del pensionamento che, come dice la sua biografia presente in rete, coincide con il suo impegno sociale.
Lasciata la magistratura, Luigi Grande intensifica la sua collaborazione con varie associazioni culturali e di volontariato, tra le quali l’A.D.A.F.A, l’Università della terza età, l’A.I.D.O., il consiglio di gratuito patrocinio, l’ufficio di pubblica tutela per i diritti del malato e si dedica in modo più costante alla produzione letteraria e saggistica, iniziata già negli anni della giovinezza, scrivendo romanzi, saggi, testi teatrali e poesie ispirati alla sua esperienza di giudice.
Pubblica: Diritto all’ozio, divagazioni e racconti, Milano, 1956; I piedi di carta, racconto vincitore del premio Stradanova, Padova, 1960; L’onore, romanzo, Milano, 1969; Il broglio, commedia, Milano, 1972; L’incoerenza, romanzo, Milano, 1975; Dall’Europa un nuovo galateo fra stati, saggio, Milano, 1982; Diritto positivo e storto effettivo, poesie, Milano, 1983; Disatomic Community, romanzo, Milano, 1984; Gli sbagli di Vostro Onore, saggio, Milano, 1988; Un edificio incrollabile, racconti e profili biografici, Roma, 1990; Eros alla sbarra, saggio, Firenze, Vallecchi, 1992; Buon governo: speranza o utopia?, saggio, Roma, 1994.
Lascia parecchio materiale inedito.
La sua morte, improvvisa, avvenuta a Cremona il 25 agosto 1995, interrompe, oltre alla sua produzione letteraria, un dialogo fecondo con la città di Cremona, realizzato con frequenti articoli su giornali e riviste locali e soprattutto con la direzione dell’Università della terza età da lui fondata, che nel 1996 prende il suo nome e ancora oggi prosegue il suo cammino.
In questo libro di oggi prende lo spunto dagli errori della giustizia. Tema quando mai attuale, cogente come suol dirsi, riferendosi al dibattito politico. Scritto nel 1988 siamo all’indomani (1987) del referendum radicale «Sulla responsabilità civile del giudice» che fu affermata col 80,20% dei voti di più di 20 milioni di Italiani.
Scrive l’autore nella prefazione. “Pur avendo avanzato e avanzando ancora riserve “giuridiche” (non politiche) sui referendum relativi alla giustizia, non mi sento di negarne l’effetto tutto sommato benefico.
Questa iniziativa referendaria ha dato e darà ancora agio di parlare dei mali della giustizia, che son tanti, antichi e complessi. E non soltanto fra specialisti, ma a livello del comunissimo “uomo della strada” che non sa nulla o ben poco di leggi.
È a lui che io dirigo queste mie pagine per dirgli: «Mentre cerchiamo di vedere quale sia la migliore soluzione per il problema della responsabilità del giudice, vogliamo vederci chiaro su che cosa è che non va nel settore della giustizia italiana?»
Luigi Grande è ricordato come scrittore più che come magistrato, per aver scritto molto. Quindi accostiamoci a questo argomento con fiducia, non assisteremo ad un trattato giuridico, piuttosto un saggio storico e culturale di grande respiro, scritto da un competente.
Di fronte a tanta superficialità presente oggi, 99 pagine di cultura sulla giustizia giusta e gli errori dei giudici ci offre una difesa culturale, per approcciarci di fronte a qualsiasi dibattito avendo le spalle coperte.
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