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Giggi e i pregiudizi de Roma

Giggi Zanazzo – “Usi, costumi e pregiudizi del popolo di Roma” . Un romanaccio de Roma. Non uno qualsiasi Luigi Antonio Gioacchino Zanazzo, detto Giggi (1860-1911) è un antesignano della cultura romanistica.

Pensate, alla sua scuola mosse i primi passi uno come Trilussa e tutti i bei nomi della poesia dialettale.

Ovviamente lo troviamo nel teatro come commediografo “Pippetto ha fatto sega a scôla” e tante altre edite e anche qualcuna inedite.

La sua attività può definirsi etnografica, come riporta Wikipedia difatti ha contribuito alla conoscenza del popolo di Roma e delle sue tradizioni, registrandole dalla viva bocca degli anziani, appena in tempo prima che andassero definitivamente perdute, quando la città, ormai capitale d’Italia e soggetta ad una intensa immigrazione e modernizzazione, subiva una rapida trasformazione economica e sociale

Come gran parte degli artisti del nostro Ottocento, morì poco dopo a soli 51 anni. Alla sua memoria è intitolata una via di Trastevere e il bel monumento, con il suo busto bronzeo, eseguito nel 1929 da Amleto Cataldi.

L’opera si trova all’inizio di via dei Delfini, sulla parete della sua casa natale, oggi cadente, verso la chiesa di Santa Caterina dei Funari, sotto la sua loggetta.

Sul lato destro sono riportati alcuni versi del poeta:
“Da la loggetta
Di casa mia m’affaccio
E guardo in giù
Vedo la strada
Vedo la piazzetta”.

Dice l’autore

La presente raccolta di rimedi simpatichi, come suole chiamarli il popolo, ed anche delle altre tradizioni che ho pubblicato o che sono in corso di pubblicazione in questa raccolta di «tradizioni popolari romane», sono il frutto di parecchi anni di assidue ricerche da me fatte vivendo in mezzo al popolo; e questi rimedi particolarmente io devo alle donne: poichè la scienza di curare qualsiasi malanno è generalmente riservata ad esse. Confesso il vero, mentre una trentina d’anni fa li raccoglievo, non immaginavo che un giorno mi sarebbero serviti a qualche cosa. Nel perdermi per lunghe ore tra quei chiassuoli, tra quelle viuzze anguste e fangose del Trastevere, non avevo allora altro desiderio che di far tesoro dei modi di dire o delle frasi più originali che avessero potuto interessarmi”

COME UNO S’ACCORGE CHE STÀ PPER AMMALASSE

Quanno ve se fanno nere l’ógna de le mano, e cciavete l’occhi sbattuti e accallamarati, e lalingua spòrca, allora è ssegno che nun ve sentite troppo pe’ la quale.Presempio, a le donne, quanno nu’ stanno bbene, la féde jé s’appanna; e, ne lo spostalla un tantinèllo dar déto, ce se troveno sótto un cerchietto nero. Allora, a cchi pprème la salute, la prima cosa che ddeve fa’, appéna nun se sènte sicónno er sòlito suo, è dde pijasse un bon purgante. De tutte le purghe, la ppiù mmèjo perché llava lo stommico, sbòtta, e pporta via ’gni cosa comela lescìa, èll’ojo de rìggine.

Quanno, sorèlla, una quarsìasi ammalatia che tte vóvvienì’, trova pulito lo stòmmico, nun te pôffa’ ttanto danno nun solo, ma tte se leva d’intorno ppiù ppresto”.

Per tutti gli altri rimedi cliccate sul nome dell’autore Giggi Zanazzo

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