Questa la dichiarazione rilasciata in conferenza stampa il 9 dicembre da Benjamin Netanyahu, mentre i raid israeliani in Siria distruggono le basi militari
Nel ritmo frenetico degli eventi che, dopo l’iniziale entusiasmo, fotografano la situazione caotica della Siria, liberata dal regime di Assad dai ribelli, il leader israeliano, Netanyahu, rivela i suoi obiettivi in una conferenza stampa tenutasi il 9 dicembre scorso.
Una dichiarazione che, a una lettura attenta, confuta le giustificazioni addotte dall’ambasciatore israeliano all’Onu, Danny Dannon. Questi infatti sottolinea il carattere difensivo dell’avanzata delle truppe israeliane su territorio siriano.
‘Misure temporanee e limitate’
In un comunicato al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, Israele sostiene di aver adottato ‘ misure temporanee e limitate’ in una striscia territoriale demìlìtarizzata, al confine con la Siria, al fine di contrastare un’eventuale minaccia nei confronti dei residenti israeliani sulle alture del Golan. Una giustificazione resa necessaria dalla condanna dell’Onu, riunitosi d’urgenza.
Nelle ore febbrili che stanno scrivendo la storia di questi giorni in Siria, indubbiamente le violazioni di Israele destano non poche perplessità.
La condanna dell’Onu
In ragione di ciò, le Nazioni Unite hanno condannato Israele per la violazioe di un accordo di cessate il fuoco, del 1974, successivo al conflitto mediorientale del 1973. Inaccettabile, dunque, l’occupazione da parte delle forze israeliane di una zona smilitarizzata tra Israele e Siria.
Una condanna condivisa da Egitto, Iran e Giordania. Unanimi nel definire l’ingresso delle forze israeliane in territorio siriano ‘una violazione del diritto internazionale’. Una violazione che, per il Cairo, paleserebbe l’intento di Israele di imporre una nuova realtà sul territorio.
Ma il pugno di ferro di Netanyahu, probabilmente fiducioso nell’appoggio statunitense, sembra ignorare le accuse, al punto di esprimere chiaramente il suo intento:” la parte del Golan appartiene a Israele per l’eternità”
Le alture del Golan
Il controllo di quest’area di rilevanza strategica rappresenta per lo Stato ebraico un notevole punto di forza. Questo altopiano, di circa 1.800 chilometri quadrati, che per la sua morfologia potrebbe offrire rifugio e sicurezza a miliziani dell’Isis, in realtà é un avamposto per controllare le vie di transito con le altre Nazioni confinanti, in linea generale ostili a Israele.
Ma l’accordo del 1974 ha sempre tutelato lo Stato ebraico e la violazione di questo accordo é in effetti un abuso.
La notte di fuoco di Damasco
Intanto i cieli di Damasco, come riferito da un giornalista dell’agenzia di stampa Afp, si sono illuminati per il fuoco dei raid israeliani, soprattutto nei pressi dell’aeroporto . Una notizia suffragata anche dall’Osservatorio siriano dei diritti umani che ha denunciato ben 250 raid israeliani da domenica. Tutti su obiettivi militari siriani, ora completamente distrutti.
Le bombe israeliane sono cadute su aeroporti, radar, depositi di armi e munizioni, né sono stati risparmiati i centri di ricerca militare e le navi della marina siriana. Attaccata anche un’unità di difesa aerea nei pressi del porto di Latakia, nel nord-ovest della Siria.
Tutto questo mentre si cerca di dare una svolta a questo Paese, un tempo centro di una cultura millenaria, devastato dall’orrore della guerra per ben 14 anni.