Questo personaggio che troviamo oggi è un autore che piacerebbe tanto ai corsivisti.
Nelle sue scorribande con la penna amava firmarsi Gandolin. Un ligure che incarna il sole di Sanremo dove nasce nel 1852.
Nei suoi 54 anni di vita, parti come giovane repubblicano e rivoluzionario con il foglio “la Maga“, col quale lui, il fratello e un amico passarono guai con la censura.
Ma la sua attività giornalistica iniziò nel 1869 a diciassette anni nei vari giornali genovesi.
Dopo la caduta di Roma, in quella che sarà la nuova capitale di Italia fondò con Raffaello Giovagnoli “il Capitan Fracassa”, giornale ricco di notizie e vignette caratterizzate da originalità e freschezza, e successivamente il Don Chisciotte della Mancia e Don Chisciotte di Roma.
Si distinse dapprima come corrispondente del Caffaro di Genova e poi come redattore de Il Messaggero (1875), riuscendo ad aumentarne sensibilmente la tiratura grazie agli speciali sul processo Fadda.
Negli anni 1879-80 fu direttore del quotidiano romano. Nel 1896 divenne direttore del quotidiano Il Secolo XIX di Genova.
Dal suo romanzo La famiglia De-Tappetti del 1903 ne viene tratto un film, nel 1959.
Un direttore di giornale antesignano, un antenato di tutto rispetto, al quale chiunque sia giornalista, o comunque usi lo strumento della penna o della tastiera, per arrivare al nostro tempo Hi tech, deve molto, per l’opera compiuta, per aver creato il mondo dei lettori, ai quali ognuno di noi si riferisce, cercando di offrire cultura e informazione.
Il libro scelto oggi è Gli Invisibili
Una sorta di inchiesta giornalistica sullo spiritismo, tra denigratori colti e ignoranti, con le citazioni di contemporanei come Lombroso.
Un piccolo libro che si legge con interesse anche perché la lettura scorre come del resto non potrebbe non essere in un vulcano che erutta parole.
Nei suoi libri satirici, che proporrò, ci sono dialoghi continui che fanno apparire il tutto come una vera rappresentazione teatrale.
Ecco tre frammenti per gustare stile e ambientazione
“Fin dal 1886, feci i primi passi in questo campo sì contrastato, irto insieme di dubbiezze, d’ansie, d’entusiasmi, in vicenda continua. Prima a Napoli, in casa del cavalier Chiaia, con la diffidenza naturale di tutti i neofiti, presenziai alcuna delle prime sedute d’Eusapia Palladino, non ancora circondata di notorietà europea.
Erano presenti persone cospicue, d’eletta intelligenza, di probità insospettabile: i fenomeni si manifestavano con evidenza dirò quasi palpabile: ma, impreparato, quasi digiuno d’ogni nozione in proposito, rimasi scosso, come chiunque si trovi in caso analogo, e combattuto d’ogni sorta d’incertezze”.
“Ora, sopravvenendo fenomeni che col sub-cosciente rimarrebbero inesplicabili, la scienza ufficiale si rannicchia nella teoria del silenzio, senza che per questo si turbi il movimento ascensionale degli esperimenti di coraggiosi scienziati, i quali non hanno fretta di pronunciarsi, del che vanno lodati, ma non hanno neanche paura di sottomettere le proprie teorie al crogiolo purificatore di nuove verità”
“Quando, adunque, la medio Cook cadeva in quel misterioso letargo che chiamano in trance, appariva nella sala una splendida figura di giovanetta, cinta di veli bianchi, del tutto diversa dalla medium e che diceva chiamarsi Katie King.
Di tale spirito materializzato, il Crookes fece non una, ma quarantaquattro fotografie. Risate analoghe degli scettici ignoranti: – Ah, bella! e come non capire che era la medium stessa, mascherata da fantasma? Il Crookes prima intanto fece questo esperimento. Si fece fotografare di fianco al fantasma.Più tardi, vestì la medium in modo identico, la pose al suo fianco, nello stesso punto, e fece una seconda fotografia. Dal confronto, apparì che la figura del Crookes naturalmente era identica, ma quella del fantasma superava dell’altezza d’una testa quella del medium: che non esisteva nessun punto di somiglianza nei lineamenti: che i capelli di miss Cook, tra l’altro, eran d’un nero corvino, mentre quelli della sedicente Katie King invece assai più copiosi e d’un castagno chiaro dorato”
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