Henry David Thoreau, l’autore di oggi, offre un tema che andrebbe davvero discusso in questi tempi: la disobbedienza civile.
La sua teorizzazione fatta nel secolo principale di questa soffitta di libri: l’Ottocento; nasce da un suo particolare interesse, la trascendenza.
Henry David Thoreau nacque a Concord, nel Massachusetts, nel 1817. Si laureò a Harvard ed essendo seguace di R. W. Emerson assunse un ruolo nel movimento trascendentalista.
Un movimento filosofico e poetico che si sviluppo proprio nel cuore del Nord America nei primi decenni dell’Ottocento.
Questo pensiero partiva dall’affermazione del trascendentale kantiano come unica realtà, si esprimeva una reazione al razionalismo e un’esaltazione dell’individuo nei rapporti con la natura e la società; motivi che in definitiva possono ricondursi all’ideologia romantica, anche se il trascendentalismo si poneva come vigorosa affermazione dell’originalità della cultura americana nei confronti di quella europea.
Questa ricerca filosofica che sfociava nel naturalismo lo portò a scrivere: “La vita dei boschi”, dopo aver dimostrato di poter vivere due anni a contatto con la natura in una sorta di eremitaggio estremo per far capire che l’uomo ha i mezzi per vivere nel suo ambiente primordiale.
Questo libro di oggi, risponde all’altro aspetto del pensiero filosofico, l’attenzione al sociale.
C’era negli USA, in quegli anni il tema della schiavitù. In questo opuscolo si tratteggia il tema della disobbedienza, come motivo legato all’opposizione pacifica e non violenta.
Una sorta di anticipazione del Ghandismo, uno stimolo per noi. Lui terminò il suo viaggio tra noi il 1862 a quarantacinque anni.
Incipit
….Accetto di tutto cuore l’affermazione, – “Il governo migliore è quello che governa meno”, e vorrei vederla messa in pratica più rapidamente e sistematicamente. Se attuata, essa porta infine a quest’altra affermazione, alla quale pure credo, – “Il miglior governo è quello che non governa affatto”, e quando gli uomini saranno pronti, sarà proprio quello il tipo di governo che avranno. Il governo è, nell’ipotesi migliore, solo un espediente; ma la maggior parte dei governi sono di solito espedienti inutili e tutti i governi sono tali di quando in quando.
Le obiezioni che sono state sollevate contro l’esistenza di un esercito permanente, ed esse sono molte, sono consistenti e meriterebbero di prevalere, potrebbero essere sollevate anche contro l’esistenza di un governo permanente.
L’esercito permanente è solo un braccio del governo permanente.
Il governo stesso, che è soltanto la forma nella quale il popolo ha scelto di esercitare la propria volontà, è allo stesso modo suscettibile di abusi e di deviazioni, prima ancora che il popolo possa agire mediante esso.
Prova di ciò è l’attuale guerra contro il Messico, ad opera di un numero relativamente piccolo di individui che si servono del governo permanente come di un proprio strumento; in fondo, il popolo non avrebbe acconsentito a quest’impresa”
Va da sè che ogni guerra è decisa da poche persone, talvolta da un solo individuo. (Ndr)
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