Il leader de facto, Aslan Bzhania, della regione separatista dell’Abkhazia, sostenuta da Mosca, si è dimesso a seguito di una tesa situazione di stallo politico. Da diversi giorni la repubblica separatista georgiana è stata teatro di manifestazioni contro un accordo di investimento proposto con Mosca che, secondo i critici, favorirebbe ingiustamente gli interessi commerciali russi. In precedenza, irritata dalla reticenza di Sokhumi a implementare gli “accordi” tra la regione occupata e la Russia, Mosca aveva annunciato a settembre la decisione di tagliare drasticamente i finanziamenti alla provincia occupata.
Georgia: il leader dell’Abkhazia separatista si è dimesso
Venerdì i manifestanti hanno preso d’assalto e fatto irruzione negli edifici governativi della regione separatista georgiana dell’Abkhazia, sostenuta dalla Russia, e hanno chiesto le dimissioni del suo leader, proprio quando il parlamento avrebbe dovuto ratificare il controverso pacchetto legislativo che legalizzerebbe gli “investimenti” russi e la proprietà di terreni. Il controverso accordo di investimento che ha scatenato le proteste è visto dai critici come parte della crescente influenza della Russia in Abkhazia. Pertanto, il governo de facto ha inquadrato le proteste come un tentativo di colpo di stato, costringendo Bzhania a fuggire nel suo villaggio natale fuori Sukhumi. Il Ministero degli Affari Esteri ha rilasciato una dichiarazione il 17 novembre descrivendo gli eventi come “dannosi per l’immagine internazionale del nostro Paese” e dannosi per le relazioni con la Russia, il suo principale alleato. L’Abkhazia e l’Ossezia del Sud si sono staccate dal dominio della Georgia dopo il crollo dell’Unione Sovietica nei primi anni ’90. Mosca riconobbe l’indipendenza delle due regioni dopo che le forze russe respinsero un tentativo georgiano di riconquistare l’Ossezia del Sud in una guerra di cinque giorni nell’estate del 2008, conclusasi con la sconfitta della Georgia. La maggior parte dei paesi riconosce ancora l’Abkhazia come parte della Georgia.