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Kiev da sola

Ukraine flag wind waving national symbol country. Flying around Ukrainian flag fluttering in wind. Against backdrop of Bucha before war. Flag of Ukraine on flagpole is flapping in wind, Aerial view

di Raffaele Gaggioli

Già nel 2022, molti analisti sospettavano che la guerra tra Kiev e Mosca sarebbe diventata un conflitto indiretto tra la NATO e la Russia.

Sin dall’annessione russa della Crimea nel 2014, Kiev aveva infatti potuto contare sull’appoggio degli Stati Uniti. Nel 2022, l’intelligence statunitense aveva quindi avvisato il governo ucraino dell’imminente invasione russa, permettendo così a Kiev di preparare le sue difese con largo anticipo.

Dopo che il governo ucraino è riuscito a difendere la sua capitale dall’attacco russo, la NATO ha poi iniziato a sostenere materialmente il suo sforzo bellico. Oltre a fornire armamenti, tra cui i fondamentali droni e missili anticarro Javelin, gli Stati Uniti e i suoi alleati hanno permesso ai soldati ucraini di addestrarsi sui loro territori in modo da essere maggiormente preparati per la guerra contro la Russia.

Nel primo anno di guerra, questi aiuti si sono rivelati fondamentali per Kiev. L’esercito ucraino era stato in grado di respingere le forze armate russe dal centro-nord del Paese, limitando il controllo russo ad appena cinque regioni (la Crimea, Cherson, Zaporija, Doneck e il Lugansk).

Tuttavia, nell’ultimo periodo le fortune ucraine sembrano aver subito un improvviso rovesciamento. La controffensiva ucraina della scorsa primavera non ha ottenuto risultati significativi, al punto che molti analisti militari la considerano oramai un fallimento tattico.

Al contrario, la Russia ha ricominciato lentamente ma inesorabilmente ad avanzare in territorio ucraino. Nell’ultimo mese, la Russia ha infatti conquistato circa 478 chilometri quadrati di territorio ucraino. La cattura di Selydove, città precedentemente usata come punto di sosta dalle truppe ucraine, potrebbe permettere ai Russi di sfruttare la vicina autostrada E50 per conquistare l’intera regione ucraina del Donetsk.

La Russia non sta solo vincendo la guerra via terra, ma anche via aria. Negli ultimi mesi, sia Kiev sia Kharkiv sono state ancora una volta bombardate dalle forze aeree russe, mentre il sistema energetico dell’Ucraina è stato gravemente danneggiato dai bombardamenti del Cremlino.

A quasi tre anni dall’inizio del conflitto, l’Ucraina si ritrova quindi a corto di risorse e di uomini a causa dei cambiamenti avvenuti nella comunità internazionale dall’inizio del conflitto.

Il supporto internazionale per l’Ucraina sembra essere molto diminuito nell’ultimo anno a causa della crescita di varie forze filo-russe negli Stati Uniti e nell’ Unione Europea. In particolar modo, i tentativi di presentare un fronte unito contro la Russia da parte dell’UE sono stati più volte ostacolati dall’Ungheria.

Le tendenze filorusse del primo ministro ungherese Viktor Orban rappresentano infatti un problema per il supporto europeo verso l’Ucraina. Budapest ha votato più volte contro qualsiasi supporto militare o diplomatico nei confronti di Kiev e mantiene tuttora pieni rapporti diplomatici ed economici con il Cremlino.

Peggio ancora, le varie elezioni negli Stati membri dell’UE hanno visto l’affermazione di diversi movimenti politici populisti di estrema destra favorevoli a Mosca (per esempio l’AfD in Germania, il Front National in Francia e il FPO in Austria).

Anche negli Stati Uniti il Partito Repubblicano sembra essersi schierato quasi totalmente contro l’Ucraina. I repubblicani hanno più volte votato contro l’invio di aiuti militari a Kiev, provocando numerosi ritardi nell’invio di rifornimenti bellici e danneggiando così lo sforzo bellico ucraino.

Nel frattempo Donald Trump, candidato repubblicano nella corsa alla Casa Bianca, ha già annunciato che in caso di vittoria costringerà Kiev ad accettare le condizioni di pace volute dalla Russia (cessione di tutte le regioni correntemente occupate dall’esercito russo e rinuncia ad aderire a qualsiasi tipo di alleanza internazionale).

Allo stesso tempo, il numero di nazioni disposte a sostenere la Russia è aumentato di numero. Oltre alla Cina, anche l’Iran, l’India e la Corea del Nord si sono schierate al fianco del Cremlino o, almeno, hanno rifiutato di aderire alle sanzioni occidentali contro l’economia russa. Il governo nordcoreano ha addirittura inviato circa 10.000 suoi soldati in Ucraina per assistere la Russia, a seguito delle perdite ingenti subite dalle sue truppe durante i recenti combattimenti.

Per questo motivo, negli ultimi mesi il presidente ucraino Zelensky si è recato più volte presso le capitali occidentali per ricordare ai loro governi di quanto il suo Paese abbia bisogno di supporto militare per difendere il resto d’Europa da future aggressioni russe.

Il leader ucraino ha anche iniziato a proporre una sua soluzione diplomatica alternativa. L’Ucraina sarebbe disposta a rinunciare a parte del suo territorio, ma solo in cambio dell’adesione alla NATO.

In realtà, molti analisti sia dentro sia fuori l’Ucraina dubitano che l’iniziativa di Zelenski avrà successo. Non solo la Russia non è disposta ad accettare un’espansione della NATO lungo i suoi confini, ma è improbabile che Putin sarà disposto a rispettare l’accordo dopo la cessione delle ostilità.

A questo punto, Kiev non può far altro che aspettare per vedere come la situazione internazionale si evolverà nei prossimi mesi.

Raffaele Gaggioli

foto istock

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