
Siamo a settembre e c’è chi viaggia e chi no. La maggior parte degli italiani se ne starà a casa.
Allora fatevi suggestionare da uno scrittore che ci presenta Parigi. Eh si, la grande capitale della cultura, quella che lo stesso De Amicis parla di “rete dorata”. Ma guai a visitarla con la “testa in tumulto e colle tasche vuote”
Ma ora, lo sostiene anche l’autore è tutto cambiato
“ …Ora vedo Parigi serenamente, e la vedo a traverso all’anima d’un caro amico, che mi fa risentire più vive e più fresche tutte le impressioni della prima volta. Ed ecco quelle del primo giorno, come le può rendere una mente stanca e una penna presa ad imprestito dall’albergatore.
Prima d’esser condotto all’Esposizione, bisogna che il lettore entri con noi in Parigi; daremo insieme un’occhiata al teatro prima di voltarci verso il palco scenico. Siamo discesi alla stazione della strada ferrata di Lione, alle otto della mattina, con un tempo bellissimo. E ci trovammo subito imbarazzati.
Avevamo letto nei giornali che i fiaccherai di Parigi spingevano le loro pretese fino al punto di non voler più trasportare persone grasse.
Io feci osservare al Giacosa che noi due eravamo fatti apposta per provocare e giustificare un rifiuto sdegnoso dal più cortese dei fiaccherai. Egli s’impensierì, io pure. Avevamo indosso, per giunta, due spolverine che c’ingrossavano spietatamente. Come fare? Non c’era che da tentare di produrre un po’ d’illusione avvicinandosi a una carrozza a passo di contraddanza e interpellando l’uomo con una voce in falsetto. Il tentativo riuscì. Il fiaccheraio ci rivolse uno sguardo inquieto, ma ci lasciò salire, e si diresse rapidamente verso i boulevards.
Dovevamo andare fino al boulevard degli Italiani, ossia diritti al centro di Parigi passando per la più ammirabile delle sue strade….
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