Nell’ottica di valorizzare oltre ai luoghi, anche il folklore e le tradizioni, Taranto Grand Tour e Tarantinídion presentano Santa Cecilia tra suoni, danze e pettole.
L’appuntamento è per le ore 19 di Mercoledì 22 Novembre, tra Via Duomo e Piazza Castello, teatro della ronda di musica popolare. In caso di pioggia, l’evento è rimandato a Sabato 25 Novembre.
«Si canta, si balla e si suona. Invitiamo chiunque ne abbia voglia, a raggiungerci. Allieteranno la serata – fa sapere il team organizzativo – il costruttore di zampogne Amgelo Le Rose di Acquaformosa, Tonino Palazzo, suonatore di chitarra da Trebisacce e Tarantinídion.
Taranto incontra la Calabria, in nome della tradizione, per festeggiare l’ingresso del Natale e la giornata dedicata a musicisti e musicanti.»
L’evento è realizzato grazie al contributo di Barrio Street Food, Il Simposio, La Locanda dei Briganti, La Casetta di Zio Gaetano ed è cofinanziato dal Fondo Speciale per la Cultura e Patrimonio Culturale L.R. 40 art. 15 comma 3 – Investiamo nel vostro futuro.
Chi sono gli zampognari?
Gli zampognari appartengono ad una tradizione antichissima.
È dalla zampogna, nome del tipico strumento a fiato, che nascono gli zampognari, pastori delle montagne che, con pantaloni corti e un mantello scuro, in occasione del Natale deliziano le giornate di Dicembre.
La storia recente degli zampognari è riconducibile al XVIII secolo, quando Sant’Alfonso de Liguori della chiesa napoletana, compose il noto canto Tu scendi dalle stelle, allo scopo di annunciare la venuta del Signore, adattando la melodia a quelle suonate dai pastori in Abruzzo.
La zampogna in Italia era utilizzata dai pastori, che durante la transumanza richiamavano a loro le greggi.
Tuttavia, in antichità, la festività coincideva con il Solstizio d’Inverno, giorno dedicato alla divinità solare pagana Sol Invictus. La zampogna in quel giorno riecheggiava per accogliere la rinascita del sole.
Lo strumento suonato dagli zampognari ha un’origine etimologica particolare. In antichità e nelle diciture poetiche si incontra con il nome di sampógna. La radice latina invece è symphonia che proviene dal greco, συμϕωνία, ovvero concerto, accordo o per l’appunto sinfonia.
Le origini della zampogna affondano le proprie radici nella cultura ellenica. Nella mitologia greca, infatti, era il dio Pan ad essere rappresentato con l’omonimo flauto. La divinità delle montagne e della vita agreste, sotto forma di fauno con corna aguzze e zampe caprine, simboleggiava il protettore dei pascoli e degli animali domestici.
Lo strumento, ricavato da canne ottenute da legno di olivo o di bosso, venne innestato in una sacca di pelle, ovvero una camera d’aria per l’insufflazione. In questo modo ebbe origine la zampogna, che viene ritrovata anche durante l’impero romano e nel mondo dei latini sotto il nome di utricularis. Giunse dall’oriente e conquistò l’antica Roma, a tal punto da convincere l’imperatore Nerone a imparare a suonarlo. Secondo una leggenda fu proprio l’imperatore a diventare tra i primi zampognari d’Italia.