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Quarto potere

di Giorgio Mellucci
La stampa è uno strumento di conoscenza e nei governi democratici ha un potere enorme: può spaziare ideologicamente e influire e indirizzare l’opinione pubblica.
Deve essere libera  o per lo meno cercare di esserlo: i fatti vanno raccontati nella loro interezza e complessità, i punti di vista differenti fanno parte della narrazione, la posizione di chi scrive deve tendere il più’ possibile all’obiettività senza tralasciare le contraddizione che si nascondono nella realtà facendo parte di essa e con le sue sfumature rendono il tutto decifrabile ma molto spesso parziale e soggettiva.
L’obiettività è una chimera difficile da raggiungere e da mantenere: la cultura, la storia, l’ambiente sociale, il carattere di scrive è un elemento che condiziona e influenza, però chi legge deve capire farsi un ‘idea propria per poterla confrontare nel vivere comune.
La responsabilità della stampa è enorme, le idee restano e per sostituirle è necessaria una visione di insieme che faccia capire il punto di vista piu’ obiettivo, più analitico, più rispondente verso il bene comune. La stampa è un mezzo di comunicazione antico, classico per eccellenza: da una parte chi scrive dall’altra il lettore: si comunica e si fa conoscenza dopo un’attenta riflessione l’istintività è ridotta al minimo, il pensiero viene elaborato e giunge a chi legge per poter esser recepito e maturato nella mente altrui.
Negli anni 70  c’era una trasmissione alla Rai chiamata “AZ un fatto come e perché“: un titolo che rappresenta il decalogo della stanza: fatto, come, perché, tre comandamenti soltanto ma sufficienti a qualificare nella sua interezza e complessità la missione del giornalista.

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