Dopo il grande rifiuto, Michele Emiliano, governatore della Regione Puglia, perdona e accoglie. Quali sentimenti misteriosi ricorrono alla vigilia delle elezioni amministrative. Al suo fianco vuole Azione. O meglio, tre uomini di Azione: due ex PD e un civico. Tutti siedono al consiglio regionale.
Emiliano, lo sappiamo, è un politico di fino, uno stratega prima di tutto. Non stupisce quindi che voglia rinsaldare i ranghi prima della battaglia. Anche se nella formazione vorrebbe far rientrare chi un tempo aveva ripudiato.
Ma facciamo un po’ di storia.
Dopo il suo insediamento alla Regione, l’attuale governatore si è trovato d’un tratto tradito dai suoi. Con la nascita del Terzo Polo, lume allettante per una certa varietà di lucciole del centrosinistra, alcuni suoi alleati hanno cambiato bandiera e sono passati a Calenda.
Ebbene, Emiliano arrivò addirittura a minacciare di non mettere più piede in Aula se i calendiani non si fossero dichiarati all’opposizione. Cosa che gli rimase difficile, tanto da votare pure il Bilancio 2023. In fin dei conti, erano stati eletti sempre in quella maggioranza.
Adesso, però, che ha bisogno di alleati, il governatore si fa misericordioso e tende la mano ai suoi compagni d’un tempo: Fabiano Amati, Sergio Clemente e Ruggiero Mennea. Reticente la maggioranza: è una “questione politica”, ma non solo.
In ballo ci sono le poltrone da presidente di commissione e segretario d’Aula in mano ai calendiani.
Il fulcro della faccenda è la posizione “ballerina” di Azione, assai pericolosa per la sinistra.
A fronte di una discreta influenza, a Brindisi il partito di Calenda è in maggioranza insieme al centrodestra.
Ecco il “pusillis”.
Ecco cosa il governatore in carica vuole evitare. Lo dice un vecchio detto, dopotutto: tieniti stretti gli amici, ma ancora di più i nemici. E come abbiamo detto, Michele Emiliano è uno stratega.
Azione è una scheggia impazzita che bisogna tenersi cara. A Foggia e a Bari sta con il PD, ed in Parlamento, a scapito di qualche incomprensione, si trovano entrambi all’opposizione.
Allora perché adesso, nel momento più cruciale, la maggioranza alla Regione chiude ai calendiani, contro i propositi del suo stesso governatore?
La questione è politica, lo ripetiamo. In particolare riguarda Fabiano Amati, adesso presidente della commissione Bilancio. Quel ruolo gli era stato affidato prima che emergesse la sua naturale propensione al trasformismo. Ma soprattutto prima che da dem diventasse un esponente di Azione.
Il PD su questo non ha dubbi. Quella poltrona apparteneva ai dem e ai dem ritornerà dopo le elezioni. Lucia Parchitelli già informalmente la reclama.
Alcuni pensano che Emiliano voglia riaprire il confronto con Azione. Rivedere la giunta e affrontare in modo diverso la seconda parte della legislatura.
Sempre ha tentato ed sempre ha desistito.
Emiliano è uno stratega ricordiamolo. Lui sa che è meglio tenersi vicino i nemici, ma sa anche che è meglio non fare arrabbiare gli amici.
In fin dei conti la storia politica italiana ce lo insegna: cadere per gli oppositori è regola, cadere per gli amici è consuetudine.
Franceso Grò