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Fabula Animae a Roma

Leonarda Manna

E’ in corso di svolgimento ad Artesse Gallery, in via di Ripetta 16 a Roma, la mostra FABULA ANIMAE, visitabile fino al 15 luglio. A cura di Simona Baldi, Fabula Animae, di Jessica Harris e Fabio Campagna, si ispira al mito di Amore e Psiche che, narrato da Apuleio nelle Metamorfosi, rappresentato magnificamente da Pierin del Vaga nelle stanze papali di Castel Sant’Angelo a Roma.
Nello specifico, Fabula Animae si dispiega in un florilegio di opere – disegni, stampe, dipinti, abiti e una performance musicale, concepiti e realizzati a Roma tra il 2021 e il 2023 – che, in una sinergia di linguaggi, narrano l‘inesauribile ricerca del bene nel bello: kalòs kagathòs.

Fabula Animae è parte integrante di Fovea Porta Coeli, un opera installativa e performativa in musica, che si ripropone di individuare un “symbolon” esteso: il corpo, la materialità, come porta d’accesso al cielo, all’invisibile.
La necessità dell’incontro e del contatto con il divino si risolve nel punto centrale della figurazione simmetrica. Un accidentato rincorrersi che ha, infine, una sua conclusione: Amore e Anima abbracciati in un amplesso infinito.

Dopo l’enunciazione del tema – la necessita’ della simmetria per attuare nel reale un dialogo, finalmente, unitivo – Fabula Animae prende avvio nella chiesa di Sant’Angelo in Pescheria, a Roma, nell’antico Portico di Ottavia. Dove, Fabio Campagna a partire dal 2021 si e’ recato per realizzare una ricca serie di disegni su carta. Muovendo dal segno, ombroso e luminoso, dei panneggi del mantello di San Michele Arcangelo che combatte il demonio nella pala d’altare settecentesca.

Lavori, a china e a carboncino, densi, oscuri, profondi che, rielaborati graficamente, sono stati tessuti, con l’utilizzo di telai ottocenteschi, in filo di lino egiziano presso il laboratorio Giaquinto a Santa Maria di Leuca, in Puglia. Adoperando l’antica tecnica di tessitura Jaquard.
La trama e l’ordito, il segno nero e quello bianco, si avvicendano e si intrecciano, in un dialogo speculare, mosso da una tensione viva, vibrante. Che si oggettivizza in un vivo addensarsi di tracce organiche che dipingono, con lievita’ ma con forza, la matrice unitiva del reale
Nascono strutture iconiche che, nella loro crescita modulare, ricordano l’organicità’ propria dell’architettura romanica pugliese.
Un intreccio di segni la cui dimensione, propriamente informale, rimanda continuamente a forme compiute ed in movimento. Una visione insieme micronica e totale. Eternamente grande e piccolo, uniti. Dove, la favola raccontata e’ quella dell’incontro, solenne e ieratico, con il silenzio. Con la luce.

La tela intessuta è stata, successivamente, ricomposta, secondo precise suggestioni grafiche, da Jessica Harris che ha realizzato due magnifici abiti sartoriali. Mentre, Bianca, designer del concept store Studiomoda Bisi, ha rielaborato il tessuto in una serie limitata di abiti pret-a-poter dal potente afflato strutturale.

Nasce, così, nelle armonie divergenti e convergenti di Fabula Animae, un nuovo apparato iconografico della figurazione detta la grottesca – un cui esempio classico si ammira nelle splendide stanze affrescate da Pierin del Vaga presso Castel Sant’Angelo. Grottesca, la cui figura portante muove dal gioco calibrato, armonioso e spaziale della visione doppia e simmetrica. E ha, nell’archetipo dell’albero e della spirale, le sue fondamenta.
Fabula Animae si propone di individuare, in tal modo: l’Ursprung – Agamben individua il punto d’origine nello scarto fra il punto di insorgenza e il complesso delle fonti tradizionali tramandate -, la forma formante mediterranea – il doppio sacro e liminale – e l’originalità del mondo antico uniti nel ganglio che vede la gloria (Severino) dell’anima nell’eternità salvifica da conquistare. Una fiammeggiante visione di unita’.
Si sostanzia, diacronicamente, un preciso quadro di civilta’: quella costituitasi nel punto di contatto fra il mondo sumero – accadico, quello egizio e l’emergente civiltà’ mediterranea. La Favola “graecanica” di Apuleio ne diventa un simbolo fattuale. Dove, si oggettivizza, in una serie di “fatiche”, la ricerca dell’amore: la salvezza nell’amore.
L’idea di eternità si staglia, come luogo di identità sostanziale, su tutta la storia antica.

L’ analogia del corpo e dell’anima si manifesta nel loro punto di giunzione: l’interstizio luminoso. Un punto incuneato di confine, il limen, in cui si dispiega un universo immaginifico fatto di realtà’ contrapposte ma convergenti.

Nasce un nuovo equilibrio. Un plesso di luce che si anastomizza in una rete di simmetrie vive, individuate da una centralità silente: la vita eterna. Un punto zero di unione, che, nelle opere esposte, riverbera nell’agglutinarsi di forme organiche – semi, rami e frutta – che moltiplicano architetture vive secondo una modularita’ frattale. Il micro dentro il macro e viceversa.
Emerge, perentoria, la linea invisibile che, come la maestosa coda di un pavone, si apre, magnificamente, nella moltitudine delle cose.

L’opening ha incantato i partecipanti grazie non soltanto alle opere ma alla performance Psiche e Amore, accompagnata dalla musica La Muerte Roja scritta e condotta da Fabio Campagna, che ha visto la partecipazione di:
Giuditta Sin, Anita Morichetti , Daphne Fauna Maria Campagna, Federico Dioniso Maria Campagna, Jordan Di Maio al flauto, Alberto Maria Spezzaferro al sax , Danilo Caposeno al piano, percussioni, Fabio Campagna alla chitarra acustica, elettronica.
Artesse Gallery, Via di Ripetta 16, 00186 Roma
27 maggio 2023 > 15 luglio 2023

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