
Con la 10. Edizione Federicus 2023, nei primi due giorni di venerdì e sabato 28-29 aprile 2023, si è respirata aria di Medioevo nel centro storico di Altamura. E’ la festa per eccellenza che caratterizza la Capitale della Murgia.
Per il cronista è stato il momento di cristallizzare l’avvenimento che è diventato un appuntamento imprescindibile sia per il territorio che per molti forestieri e turisti stranieri che giungono in Puglia e Basilicata.
Venerdì 28 aprile – Cerimonia di apertura di Porta Matera
Il primo “gate” di ingresso al borgo antico è stato “Porta Montium”, la porta che guarda ai monti lucani, in gergo Porta Matera, che per l’occasione è stata allestita con un portone di legno e grata, il cui vertice è stato addobbato a festa con bandiere. La cerimonia solenne di apertura del portone si è svolta verso le ore 19.30 con il corteo che si è snodato al rullo di tamburi, trombe e sbandieratori.
L’adrenalina è salita alle stelle. Il rullio dei tamburi con i decibil al massimo hanno reso l’atmosfera eccitante.
Un pullulare di gente pronta a fare un salto nel passato. Bancarelle di monili e articoli di vario genere, fast food hanno creato il clima festoso. Sul lato destro, superato il “gate”, la prima postazione è quella della bionda ed eclettica artista Daniela Denora che ogni anno nel claustro di Sant’Andrea, accanto alla sua abitazione, espone le sue splendide opere federiciane oltre a delle creazioni di oggetti e piccoli costumi per la gioia dei bambini (elmi, spade, scudi, corone, fionde).

Il centralissimo Corso Federico II, che divide la Regina della Murgia in 4 quarti (ebraico, saraceno, latino e greco), è il salotto della città; a un centinaio di metri più giù le guglie dell’antica cappella palatina, voluta dall’imperatore siculo-appulo, divenuta poi cattedrale, si stagliano fiere nell’azzurro “skyline”.
Proseguendo, si aprono due strade laterali con le indicazioni al quartiere ebraico a sinistra e a quello saraceno a destra. Nonostante l’imbarazzo della scelta, punto verso il quartiere ebraico, dove incontro le postazioni allocate ai muri perimetrali del Conservatorio S. Croce.’Istituto Tecnico Economico Statale
L’Istituto Tecnico Economico Statale “F.M. Genco” ha allestito nei locali del piano terra dei progetti culturali; la prof.ssa Agnese Lorè, mi ha invitato; mi riservo di passare in un altro momento.
L’effluvio di carne arrosto che si sparge nell’aria dalla braceria della Beccheria del Volpino posta ad angolo, è un invito a fermarmi. Mi presento, quattro chiacchiere con le ragazze addette al servizio, un frettoloso saluto al titolare indaffarato e al suo braccio destro “fuochista”. Li rendo felici con più foto.
La braceria quest’anno ha allestito più postazioni per accogliere i clienti: tavoli con sedie accanto alla beccheria, e due ampi locali con tavolini e sedie in via Giandomenico Falconi, tra cui “La Tana del Volpino”.

Proseguo oltre, e tiro dritto verso Piazza Castello. Qui l’incontro e un saluto affettuoso con la “Regina” della Piazza: Stella Dicecca, dell’omonimo caseificio, il cui laboratorio e punto di ristoro del figlio Angelantonio si trovano proprio sui resti dell’antico maniero, oggi ricordato solo dai documenti; davanti al marciapiede non poteva non mancare il “Principe dei funghi”: Pierino Carlucci, soprannominato “Campanaro”, personaggio che si è fatto notare anche nella trasmissione televisiva “Avanti un altro” condotto da Paolo Bonolis. Sempre simpatico e gioviale, intento ad arrostire dei funghi e della salsiccia sulla brace allestita per l’occasione, non si è sottratto allo scatto fotografico.
Torno indietro e mi dirigo verso il quartiere ebraico che inizia da Piazza Marconi (Tabaccheria Roselli), già Piazza Povertà; qui la trattoria “La Bella Vita”, già Povera Vita, ha allestito anche una postazione all’esterno; la titolare Irene con tutta la sua brigata, al richiamo del giornalista, sono felici di presentarsi tutti insieme per una foto ricordo. Il locale è l’antica abitazione del prof. Giuseppe Bruno, grande cultore altamurano e provveditore dell’ABMC/Archivio-Biblioteca-Museo Civico, scomparso nel 2000.
La cucina di questa trattoria, già testata dallo scrivente, la posso consigliare.

In Via Pasquale Caso, nell’androne dell’ingresso secondario del Palazzo di Città, è stato allestito un lebbrosario dagli Ospedalieri, Ordine religioso cavalleresco al seguito di Federico II di Svevia. Sul cancello fa bella vista un vessillo dell’Ordine con l’emblema a 8 punte (a coda di rondine); purtroppo gli organizzatori dimenticano che ho scoperto 40 anni fa lo stemma di quest’Ordine, chiamato in seguito Cavalieri di Malta, nella chiesa di Madonna della Croce, presente sotto le tre cupolette. Penso che non sia più il caso di ricordarglielo.

Le postazioni presenti in loco sono numerose, una accanto all’altra; non passa inosservata “La locanda del piacere”, una chiara fantasiosa allusione a prestazioni piacevoli, il cui locale è posto sotto il piano stradale, con un paio di lettini e baldacchino medievale, mentre all’esterno una postazione per la mescita di vino fa immaginare gli avventori storditi dal fumo e ubriachi per finire tra le braccia delle avvenenti donzelle.
A pochi passi un’altra artista, la scultrice Luciana Loré, mia vecchia conoscenza; è intenta nel suo laboratorio a completare le collezioni da presentare sulla bancarella posta all’esterno. Con un sorriso ed uno scatto fotografico ci salutiamo.
All’angolo tra via Bisanzio Filo-via Solofrano, il bistrot Malandrì di Andrea Giorgio, situato sotto il cinquecentesco palazzo di famiglia, anticamente della nobile famiglia Persio dove al primo piano è presente sotto il soffitto lo stemma dei Cavalieri di Malta, è un locale “in” per giovani.
Allestimento fascinoso, con luci soffuse, rendono i vari ambienti sicuramente molto suggestivi. Anche Andrea è felice di vedermi e salutarmi insieme alla zia e al suo staff.
Proseguo su via Solofrano; mi incuriosisce il nome del locale “La tana matta” nella strada di fronte, via Giuseppe Giannuzzi. Mai entrato prima. Nella postazione all’esterno chiedo del titolare. Me lo trovo proprio di fronte: Giovanni Vicenti.

Un bel ragazzo, cordialissimo. Non glielo chiedo, ma ritengo che abbia fatto esperienza all’estero. Si notano quei ragazzi spigliati e pronti al dialogo; infatti è scattata subito una certa empatia. Mi accoglie con cordialità e mi mostra il suo locale.
E’ l’antica cappella S. Cristo, completamente ristrutturata, facente parte della proprietà del costruttore Filippo Berloco. Secondo mie ricerche, tutto quel nucleo abitativo doveva appartenere all’antica e facoltosa famiglia De Notaris, oggi estinta. In un palazzo a pochi passi oggi abitato dalla famiglia Giustino è presente lo stemma dei Cavalieri di Malta.
Tutto l’abitato di quel quartiere, compresa Piazza S. Giovanni, nel XVI-XVII secolo era rappresentato dalle maggiori casate altamurane: De Mari, Persio, Giannuzzi, Continisio, Viti, Sabini, Filo, Tremaglia, Pallone, Mastrilli, Nicolai, Corradi in Via S. Lucia, Castelli in Cl. Tricarico.

Cerimonia di apertura di Porta Bari: sabato 29 aprile
Una mattinata soleggiata che ha reso molto suggestiva la manifestazione.
Raduno del corteo in Piazza Castello: ore 11.00, partenza alle ore 11.15 per fermarsi a Porta Bari davanti alle autorità.

Le danzatrici medievali hanno allietato il momento con una loro esibizione; successivamente il direttore artistico di Federicus (Fortis Murgia), Alessandro Martello, ha fatto leggere al banditore (Nicola Cutecchia), in un italiano duecentesco, il testo per la cerimonia di apertura del portone; subito dopo la Commissaria prefettizia ha letto un suo testo invitando il popolo ad entrare nella città; la chiave d’ingresso è stata consegnata da una damigella in testa al corteo.
Qui la folla è esplosa in un tripudio di applausi; l’emozione ha coinvolto tutti.

Il corteo ha proseguito il suo percorso verso Piazza Duomo. Molta gente si è poi sparsa per i vicoli, i claustri e le piazzette, dove gli allestimenti delle postazioni sono state animate da numerosi artisti con le loro mercanzie. Piazza S. Giovanni, il quartiere ebraico, ben rappresentato da drappeggi con il simbolo del candelabro, ovvero della “Menorah”, uno dei simboli principali del mondo ebraico. Si tratta infatti di una lampada a olio a 7 braccia; l’animazione ben rappresentata dalla presenza di attività artigianali, fabbri, cardatura e lavaggio della lana.
Nel primo pomeriggio, nonostante la pioggerellina, tutta l’organizzazione ha continuato l’attività, mantenendo costantemente vivace la manifestazione.

Fine prima parte (La festa continua ancora oggi 30 aprile e domani1° maggio 2023)
Autore: Giovanni Mercadante