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Creare una scuola pensante

Karol Capodieci

Creare una scuola pensante

di Karol Capodieci (presidente della Consulta Provinciale degli studenti di Taranto)

Il 26 aprile scorso si è svolto al Pacinotti di Taranto il seminario promosso dalla Consulta Provinciale degli Studenti di Taranto assieme all’Asl di Taranto dal titolo: Affettività e Sessualità nell’era di Internet.

Al centro della discussione l’educazione sessuale. A scuola bisognerebbe parlare di quanto accade nel mondo e negli studenti. Studenti che in questo periodo non stanno bene. Sempre più ragazzi chiedono comprensione sulle loro fragilità. L’esempio calzante è la lettera parte del Breschè di Milano; alla sottoscrizione di questa lettera sono presenti due scuole di Taranto: Battaglini e Ferraris.

La scuola non sta facendo ciò che dovrebbe fare: creare una società pensante. Governi in generale che non investono in istruzione, fanno comprendere quanto non ci sia la voglia di creare questa società. Le riduzioni, i cambiamenti sono sempre difficili da apportare, ma mai impossibili. I ragazzi devono capire che il vero limite siamo noi stessi che lo poniamo. In questo momento storico abbiamo ragazzi che abbandonano la scuola non perchè non hanno voglia di studiare, ma perchè vogliono evadere dal luogo in cui si studia. Ragazzi che non credono nelle istituzioni, non perchè è loro volontà ma perchè una scuola che non educa alla cittadinanza, come fa a creare dei ragazzi che credono nelle Istituzioni.

Una scuola che opprime non funzionerà mai, una scuola che non lascia lo spazio di tempo adeguato per gli studenti non è funzionale. Una scuola che non è attenta ai bisogni sogni dei ragazzi come può pretendere di intercettare i bisogni dei ragazzi.

Dopo due anni di COVID, guerra, crisi economica e sociale, la scuola deve ridisegnare i suoi valori perché le sfide future saranno molto più complesse rispetto a quelle attuali.

Se la scuola non è disposta a cambiare, non c’è problema, ci prendiamo noi la responsabilità di provare. Noi siamo qui, ma come generazione ci stiamo perdendo, non è nostro intento farlo. Ma lo stiamo facendo perchè c’è una scuola che, pur consapevole del suo ruolo centrale per la costruzione del futuro dei ragazzi, non fa nulla per docenti presidi e ragazzi.

La scuola fa vivere ai ragazzi due mondi. Quello del passato, dove vi è lo studio degli australopitechi e se arriviamo alla prima guerra mondiale siamo alla tematica più attuale. Il secondo mondo è quello del presente, che se fosse per la scuola non ci sarebbe, un mondo fatto da: malessere nella società, disoccupazione, crisi economica e così via.

La scuola deve imparare a fare questo, deve imparare a parlare di quello che i ragazzi vedono e dare loro una spiegazione. Un ragazzo a scuola può fare milioni di progetti, PON, può essere all’interno della rappresentanza facendo esperienze formative.

Per la scuola, la cosa più importante è l’adempimento al compito: avere due voti scritti e due orali. Fare poche assenze. Studiare il doppio di quanto si fa a scuola. Indurre i ragazzi a non avere altro oltre la scuola. Se questo è il sistema scolastico, capisco il motivo per cui non funziona. Cambiare questo sistema è nostro intento, non è una promessa ma è un dovere morale.

Redazione Corriere di Puglia e Lucania 

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