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Taranto e le cozze, una storia, un brand, ecco il libro Pinuccio Stea

Fresco di stampa il saggio TARANTO: L’INDUSTRIA DEL MAR PICCOLO – Molluschicoltura o ostricoltura da Filippo Cacace alla Co.Mi Os di Pinuccio Stea

C’è un modo di parlare di Storia, quella dell’assenza richiamata da Monicelli che batté il suo bastone in città vecchia vedendola decadente; c’è anche quella dei simposi accademici sulla Magna Grecia, c’è quella del solerte ricercatore che va per emeroteche, archivi storici e testimoni oculari, se ancora esistono.

Quest’ultima è quella di Pinuccio Stea che raccoglie testimonianze dal passato per tracciare la linea rossa del tempo. Lo ha fatto per diversi tomi percorrendo la storia della città dal dopoguerra ai tempi attuali  Ha ricostruito le vicende politiche (congressi dei partiti, campagne elettorali, ecc.), economiche (crisi dei cantieri e dell’Arsenale, insediamento dell’Italsider, crisi della mitilicoltura, ecc.), culturali (Fiera del mare e Premio Taranto, ecc.), urbanistiche (Città vecchia ed espansione della città, ecc.), sociali (fenomeni derivanti dagli insediamenti alla Salinella e a Paolo VI, ecc.) e altro ancora.

Lo fa adesso parlando delle cozze e ostriche di Taranto

Come si coltivava il Mar Piccolo prima e dopo l’Unità di Italia? Il nostro autore ha il suo metodo, usa le citazioni all’interno del testo in modo discorsivo.

L’autore fa parlare sul tema persone ben più esperte di noi, anche se oramai poco note, che lo hanno trattato a fondo nel passato: citarle e riprendere poche righe funzionali a supportare il racconto aiuta il lettore a capire l’importanza dell’evoluzione che c’è stata nella coltivazione delle ostriche e delle cozze tarantine.

Taranto e il suo mare sono proiettati nel futuro con i suoi traccianti, come ha mirabilmente illustrato nei suoi vari libri la giornalista Tiziana Grassi.

Tuttavia, la storia del passato ci mostra il grande peso degli errori, le sottovalutazioni, le lotte politiche legate allo sfruttamento della natura.

Nel libro di Stea c’è tutto quello su cui spesso ci confrontiamo ancora oggi, penso al tema del profondo inquinamento delle acque e dell’esigenza delle bonifiche del Mar Piccolo, Come 160 anni fa!

È questo spolverare il tempo dai libri che diventa intrigante nel lavoro di Stea come se lui facesse parlare il passato. Non sono poche 400 pagine da leggere con attenzione.

Nella sinossi del libro si fa riferimento ai millenni di storia di Taranto da sempre legata alle “attività economiche collegate al mare” e soprattutto ad  una delle sue caratteristiche fondamentali; di assoluto rilievo quelle legate alla mitilicoltura ed ostricoltura”.

 

“La ricerca sviluppata si muove lungo alcune direttrici principali, che si intrecciano tra di loro: l’aspetto economico e politico, l’impatto del settore con i cambiamenti industriali e le due guerre mondiali, il permanere del problema – come abbiamo evidenziato prima – dell’inquinamento.

 

Emerge uno spaccato significativo della realtà complessiva della città di Taranto, nel contesto regionale e nazionale da cui la Storia di Taranto non può prescindere, proprio per il suo ruolo fortemente nazionale che è andato rafforzandosi nell’800 con l’Arsenale Militare e nel ‘900 con lo stabilimento siderurgico.

 

E qui si chiude il cerchio con la messa in secondo piano della cultura della mitilicoltura e ostricoltura

La storia raccontata da Pinuccio Stea “prende le mosse dall’Unità d’Italia per concludersi nel 1966 con la fine dell’esperienza della Comios (Cooperativa Mitilicoltori e Ostricoltori) e la successiva sottoscrizione di una convenzione tra il Centro Ittico Tarantino Campano, subentrato alla Comios, e l’Italsider con la quale tutti i dipendenti del Centro Ittico vengono assunti dall’acciaieria, sancendo il prevalere della “monocultura dell’acciaio” su mitilicoltura ed ostricoltura”.

E cosi doveva andare!

Redazione Corriere di Puglia e Lucania

Corriere Nazionale

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