Principale Politica Diritti & Lavoro Frontalieri Italia-Svizzera, 84.000 senza smart working: dimenticati!

Frontalieri Italia-Svizzera, 84.000 senza smart working: dimenticati!

Dario Patruno

Nel 2023 le interlocuzioni tra Francia e Svizzera sono sfociate in un accordo migliorativo che prevede che il lavoro agile possa essere svolto fino ad un massimo del 40 % del tempo di lavoro annuale, ossia 2 giorni su 5 (il vecchio accordo prevedeva una percentuale di telelavoro del 25%).

Tutt’altro discorso in Italia.

Maurizio Carucci su Avvenire dell’8 febbraio 2023 ha riportato un dettagliato resoconto di questo variegato mondo.  Sono operai, impiegati, infermieri, bancari e manager che devono passare per due volte al giorno il confine tra Italia e Svizzera, ma anche Francia, Austria, Slovenia, Croazia.

“Caso Frontalieri. Serve un accordo tra Italia e Svizzera per lo smart working, le parole di Mastromarino al Governo.”

La Provincia di Varese.it titolava così il 23 febbraio 2023.

Il presidente dell’associazione e sindaco di Lavena Ponte Tresa Massimo Mastromarino a nome dei Comuni di Frontiera “Consentire ai frontalieri di poter effettuare il telelavoro fino al 40% dell’orario lavorativo. Questo a beneficio della qualità della vita e del sistema economico transfrontaliero” (immagine generica d’archivio)

Ancora caso smart working e Frontalieri. I Comuni di Frontiera scrivono a Meloni e Giorgetti per il tramite del presidente della loro associazione, Massimo Mastromarino, che è anche il sindaco di Lavena Ponte Tresa. Mastromarino sollecita il Governo italiano a definire le modalità di lavoro agile a favore dei lavoratori frontalieri e delle aziende di confine, indirizzando la sua lettera alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e al ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti.

“A nome dei rappresentati dei Comuni di Frontiera sollecito il Governo a concludere una nuova intesa amichevole con la Svizzera relativamente alla modalità di lavoro agile, con l’obiettivo di consentire ai lavoratori frontalieri di poter effettuare prestazioni lavorative in telelavoro fino al 40% dell’orario lavorativo. Questo a beneficio sia della qualità della vita dei frontalieri sia del sistema economico e transfrontaliero delle imprese» conclude il presidente dell’associazione dei Comuni.”

Quattro deputati del Carroccio tra cui il varesino Stefano Candiani e il sottosegretario all’Economia Silvana Snider: “Le normative sulle doppie imposizioni e regolate una serie di questioni su reddito e fisco andavano chiarite. In aula provvedimenti per riattivare il telelavoro, per la retroattività dei benefici e per la Naspi a tutti non solo chi vive in fascia di confine”.

“La Lega – hanno proseguito – si è spesa affinché si mantenesse lo status quo per i frontalieri attualmente al lavoro. Per la prima volta, inoltre, la legge prevede che il frutto della tassazione resti nei territori di provenienza con un beneficio retributivo a favore dei lavoratori italiani residenti in Italia”. “Sicuramente alcuni dettagli sono da perfezionare, ma per gli elementi che restano da chiarire il governo si è già impegnato su nostra sollecitazione”, hanno aggiunto. “Presenteremo in Aula degli Odg, per esempio, perché sia riattivato il Telelavoro e i benefici fiscali abbiano valenza retroattiva al 1 febbraio 2023.

I tempi sono importanti, offrire una possibilità a questi lavoratori significa incentivarli a lavorare di più e meglio con risparmio sui costi di trasporto ed evitando l’aumento di inquinamento derivante da CO2.L’aria è di tutti!

Basta buona volontà e caparbietà. Lo Stato Francese dimostra di essere più efficiente e propenso a tutelare i propri lavoratori in tempi rapidi.

I politici italiani non facciano sentire solo la voce ma chiudano gli accordi e il Ministro Giorgetti originario di Cazzago Brabbia (Varese), ove risiede, si faccia promotore di questo accordo che renderà giustizia a cittadini italiani che hanno gli stessi diritti e doveri dei loro connazionali che lavorano in Italia e che non sono privilegiati ma si sacrificano ogni giorno sottoponendosi al disagio di attraversare due volte la frontiera per un lavoro che valorizzi la loro professionalità, non regalando nulla, ma riconoscendo solo il merito, diversamente da quanto accade in Italia.

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