Principale Arte, Cultura & Società Taranto – Addio a Suor Ausilia Manna, un pezzo del mio cuore

Taranto – Addio a Suor Ausilia Manna, un pezzo del mio cuore

Giovanna Manna, detta Nina, nasce nel luglio del 1925; la sua vita e la sua vocazione sono pezzi emblematici di una città che, a cavallo di due dopoguerra, rinasceva sia pur lentamente.

C’è un fatto che mi ha detto zia Nina, sorella di mia madre, che evidenzia la sua sensibilità di donna, già proiettata verso la spiritualità.

Nina a destra in una foto del ’46

A 15 anni durante la notte ha un sobbalzo nello stesso istante in cui il fratello Antonio Manna, ventenne, moriva nel Golfo di Matapan. Lei così lo racconta: “mi sveglia di colpo e chiamai la mamma” Lei venne e disse: “Nina c’ete? (che succede)”

Solo dopo molti giorni arrivò la triste notizia. Di questo fratello morto cercò notizie e solo dopo molti anni, vedendo la trasmissione Rai ‘Portobello’ di Enzo Tortora conobbe Ernesto Vernola, un ex ufficiale della Regia Marina che viveva in Venezuela, che raccontò questo terribile episodio di guerra del 1940. 

La giovinezza di Nina venne segnata da questo lutto. Restò sola in casa con i suoi genitori, perché le due sorelle più grandi si erano sposate. La madre, una nobile di Casarano, diseredata per aver sposato uno scarparo e il padre chiudevano il quadretto familiare.

In una Taranto del dopo guerra con fermenti del blocco socialcomunista del 1947 che aveva portato a sindaco Odoardo Voccoli.

Frizzi e lazzi che portarono la città a svegliarsi sull’onda della musica d’oltre oceano e spettacoli sul lungomare. Ad uno di questi spettacoli del Petruzzelli di Bari, la sorella Gina invita Nina. Forse immaginava che partecipando a questi eventi avrebbe trovato, primo o poi, un marito.

L’impatto con ballerine semi nude e uomini sposati che strabuzzano gli occhi nonostante le mogli, urta la giovinetta che, per l’educazione avuta e per la sua dedizione all’Azione Cattolica, scappa a casa e poi si rifugia in chiesa.

Quel mondo immorale non le appartiene.

La zia racconta in alcuni appunti il suo percorso di fede.

“Un giorno durante una gita all’istituto salesiano di Martina Franca. Il Signore mi aspettava qui. Entrando in quell’ambiente e particolarmente nel dormitorio delle educande, trovai il silenzio. Fuori era il tramonto, l’atmosfera che aleggiava volgeva al mistero e il tutto momentaneamente mi fece dire così: «mi piacerebbe vivere qui». Non mi ero accorta che alle mie spalle c’era una giovane suora che colse la mia frase al volo.

In quell’istante lei non disse nulla. Ma quando ci salutammo sul grande portone dell’Istituto mi suggerì: «Giovanna hai mai pensato di farti suora?»

Restai meravigliata da questa domanda e infatti risposi subito: «Io suora?» Era lungi da me il pensarlo. Loro erano troppo singolari, scelte, diverse da noi, da me specialmente. Non ci pensai più, ma da quel giorno qualcosa cambiò in me”.

La zia si dilunga in questa maturazione, la scoperta degli ordini religiosi, passaggi attraverso confessori, fino al momento dell’entrata in convento. Ma passarono sei anni.

Cosi’ scrive:

” Quel giorno il calendario segnava il giorno 11 novembre del 1952. Mio padre e mia madre mi accompagnarono all’Istituto in carrozza perché era distante. Durante il tragitto non una parola tra noi.

La mia mano stringeva quella di mamma. La nostra sofferenza per il distacco era evidente. Erano le ore 17 quando varcammo la soglia dell’Istituto.

Ci abbracciamo fortemente, felice di sapere dell’incontro col Signore, ma con tanta, tanta pena nel cuore. Infatti, ci amavamo moltissimo”.

La zia descrive i primi mesi di profonda tristezza. Si era dispersa la piccola famiglia nel borgo. Con i genitori nel cuore e nelle preghiere fino alla consacrazione.

Nina diventa Suor Ausilia delle Suore Missionarie del Sacro costato e di Maria Santissima Addolorata. Siamo nel 1953 e nello stesso anno l’altra sorella Nunzia, in un’altra parte della città, partoriva me.

Ecco questa la vocazione di Suor Ausilia Manna. Poi la città la può ricordare per il suo impegno dopo l’insegnamento, nelle direttive della Curia di Mons Guglielmo Motolese, con il nuovo seminario arcivescovile e per la Cittadella della Carità dove rimase per un ventennio a sostenere anziani e malati.

Qualche mese fa a Ferrandina la zia rimasta sola con me, mi disse: “Roberto ho chiesto al Signore dopo anni di disfacimento del corpo, sulla sedia a rotelle, del perché non mi fa andare verso di lui. Ho pregato, implorato, poi per caso apro la pagina di un libro e trovo scritto al primo posto nella pagina la frase. «non preoccuparti fra poco sarai con me».

Qui la zia sorride dopo aver detto queste parole. Ho colto in quel sorriso un messaggio dell’anima che mi è rimasto stampato nelle cornee e sul cuore.

 

Ecco Zia ora sorridi, togliti il velo sei con Lui, il tuo Sposo.

Redazione Corriere Nazionale

Redazione Corriere di Puglia e Lucania

 

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