
Dario Patruno
Elena Mazzola, Presidente della ONG Emmaus di Kharkiv, Ucraina, si trova in Puglia. Lei è insieme a circa 40 ragazzi ucraini, fuggiti da Kharkiv, e sono profughi in Italia, attualmente ospitati a Milano.
Il 3 marzo alle 19,30 nella Parrocchia della Resurrezione in via Caldarola,30 a Bari si terrà un incontro da non perdere, perché consentirà di comprendere il desiderio di pace che anima il gruppo che vuole tornare nei luoghi dove è partita una iniziativa bella a viversi, perché autentica. Desiderare la pace quando è trascorso oltre un anno dall’inizio della guerra vuol dire “riprenderci quello che ci è stato strappato da un giorno all’altro con la forza, ritrovare quel che resta di ciò che era la nostra vita.”
L’altra parola ricorrente e difficile da pronunciare in queste occasioni è perdono.
Una testimone per tutti, Tanja una delle ragazze di Emmaus, nata con una leggera forma di disabilità. Questa ragazza ha vissuto sulla propria pelle quello che papa Francesco ha definito “la presenza di Dio nei poveri”. Quando aveva sei anni, suo papà si è impiccato e un anno dopo è morta la mamma, uccisa dal nuovo compagno. “Abbandonata, vulnerabile, messa da parte nella costruzione sociale” dice papa Francesco. Come si fa in queste circostanze a perdonare? Lei nella sua semplicità ma caparbietà illuminata, intervenendo in una discussione ha affermato “Eppure io nell’incontro con Emmaus ho fatto un’esperienza d’amore così grande che sono riuscita a perdonare l’uomo che ha ucciso mia mamma”. Elena Mazzola ha individuato come questa esperienza di perdono maturata nell’incontro con la comunità è l’unica che rende “facile riconoscere che la pace è la presenza di Dio dentro la vita: talmente dentro la vita da riuscire a entrare anche nella guerra”. In Tanja vive la profezia della presenza di Dio tra noi.
Papa Francesco dice che “lo stile di Dio è la vicinanza”.
Essere vicini. E’la chiave di lettura di un modo diverso di intendere la pace.
E per rendere ancora più esplicita questa vicinanza vengono in soccorso le parole del Papa ai suoi confratelli gesuiti in Kazakistan:” A me non interessa che voi difendiate il Papa, ma che il popolo si senta accarezzato da voi che siete i fratelli del Papa”. In fondo la presenza di Cristo è più forte di ogni morte. Vengono in mente le parole di Eugenio Finardi che nel brano “E se Dio fosse uno di noi” nel 1994 canta:
Solo e perso come noi
Anche Lui con i suoi guai
Nessuno che Lo chiama mai
Solo per dire: “Come stai?”
E invece chiedono attenzioni
Di far miracoli o perdoni.
La canzone il cui titolo originale è One Of Us fu portata al successo da Joan Osborne Secondo il cantautore americano Eric Bazilian, che ha scritto la canzone, contrariamente a quanto molti pensano, non ha scritto la canzone come ‘una cosa religiosa’ considerando il fatto che non è religioso. Bazilian ha detto che la canzone parla di sperimentare qualcosa che cambia totalmente la tua visione del mondo. Secondo lui, quell’esperienza potrebbe variare da un incontro con un alieno a un incontro con Dio a un’esperienza di pre-morte. Riguarda il modo in cui tutto ciò che pensavi di sapere finisce per essere l’esatto opposto di ciò che pensavi di essere (https://ita.coatcolours.com/meaning-one-us-joan-osborne).
“Se Dio fosse uno di noi? Uno trasandato, come uno di noi, uno sconosciuto sull’autobus che cerca di tornare a casa? […] Un barbone santo, […] uno sconosciuto sull’autobus che se ne ritorna in paradiso tutto solo, Nessuno che lo chiama mai al telefono, a parte il Papa da Roma”.
In occasione dell’incontro del 3 marzo sarà possibile conoscere le modalità per sostenere gli amici di EMMAUS e contribuire concretamente a questa nobile iniziativa che dà ragione del nostro essere in vita.
La carezza di Dio manca in questo mondo e proprio per questo non deve lasciarci indifferenti.