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È nata incontro.family, la piattaforma per trovare professionisti e servizi adatti ai tuoi figli

INTERVISTA – Mariateresa Santoro, orgogliosamente nata e cresciuta a Bari, è una consulente di scienze familiari per l’età evolutiva con un titolo di laurea americano conseguito però in Italia. È la creatrice di una nuova piattaforma digitale, chiamata incontro.family. L’ho intervistata per scoprire meglio di cosa si tratta e la sua utilità.

Cos’è incontro.family?

È una neonata piattaforma che ho ideato e realizzato in un anno raccogliendo tutti i miei contatti personali o di amici e parenti con colleghi e realtà per lo più pugliesi, con l’obiettivo di rendere semplice ed efficace per i genitori la ricerca del professionista o del servizio specifico di cui hanno bisogno per i propri figli, in particolar modo se con disabilità o disturbi. Il nome è la crasi di include, consiglia e trova e consiste in una sorta di community in cui vengono suggeriti solo i contatti di specialisti, associazioni o attività commerciali/ricreative segnalati da altre famiglie che hanno avuto un’ottima esperienza con loro e vogliono agevolare gli altri nella ricerca. > https://www.incontro.family/

Com’è nata l’idea e perché?

Dopo la laurea ho svolto un tirocinio in uno studio di logopedia di Rimini, durante il quale ho potuto conoscere e aiutare numerose famiglie con figli con disturbi dell’attenzione, dell’apprendimento o dell’iperattività, rendendomi conto che – trattandosi di disturbi non sempre facilmente compresi, neanche delle scuole – per alleviare le sfide giornaliere da affrontare fosse necessario creare una rete di supporto. Facendo delle ricerche incrociate su Google ho notato che, nonostante vengano inserite le parole chiave corrette, i risultati sono deludenti o inesistenti e che molti professionisti validi presenti sul territorio non hanno né sito web né pagine social quindi non è facile rintracciare i loro contatti. In questi casi bisogna che qualcuno già li conosca e ti indirizzi a loro, perciò ho pensato di dare una forma digitale al classico passaparola, che possa essere utile a tutti quei genitori che non sanno a chi rivolgersi ad esempio per trattare le carie di un bambino iperattivo o semplicemente molto impaurito. Il mio desiderio è quello di poter dare loro un po’ di speranza e sostegno, un punto di riferimento e qualcuno che li metta effettivamente al centro, soprattutto dopo aver ricevuto una diagnosi importante.

A chi si rivolge?

Come dicevo, la piattaforma si rivolge alle famiglie, le quali possono sia essere aiutate che aiutare perché molto spesso un genitore ha particolari esigenze per il proprio figlio e necessita di un determinato professionista, di un centro o un luogo che sia in grado di mettere a proprio agio qualsiasi tipo di bambino o adolescente e di trattare eventualmente specifiche patologie dello sviluppo. Il discorso non è discriminatorio, semplicemente ci sono medici o educatori ecc preparati in tal senso, che hanno avuto già esperienza e quindi sanno come gestire per esempio soggetti con autismo. Trattandosi di una capacità che o si ha o non si ha, è fondamentale per il genitore individuare chi può meglio seguire il proprio figlio ed evitare che la ricerca di quest’ultimo/a duri per mesi e mesi. La mia rete di contatti punta a questo e lo fa servendosi delle recensioni positive di altre famiglie: un do ut des, insomma, al quale si aggiungono anche le numerose associazioni, il cui lavoro è spesso sconosciuto a molti, ma che per le loro iniziative e progetti vanno a mio avviso valorizzate di più. Dopo aver segnalato sulla piattaforma il professionista rivelatosi in gamba e affidabile, questo riceverà un invito a far parte di incontro.family e potrà reclamare gratuitamente la sua scheda, personalizzandola e aggiungendo magari informazioni più specifiche sulle sue competenze, così da facilitare la ricerca ed essere più visibile a chi lo sta cercando.

Come funziona?

La piattaforma funziona come un motore di ricerca: ha la sua home page in cui si inseriscono i filtri (categorie, città, quartiere di preferenza ecc) per ottenere risultati certi e mirati. Per adesso è focalizzato sul territorio pugliese e su qualche contatto al nord, ma l’obiettivo è quello di poter offrire più risultati possibili nei prossimi mesi, coprendo la maggior parte delle città italiane. Una volta venuti a conoscenza del nome appropriato alla necessità personale, le famiglie in autonomia chiamano e concordano direttamente una visita o un appuntamento. La scelta di non prevedere in piattaforma la funzione “Prenota” è dovuta alla impossibilità o meglio difficoltà – evidenziatami dai professionisti in prima persona – di gestire oltre alla propria agenda anche quella digitale. Incontro.family dunque è un tramite affidabile.

Quali sono le attività interessate?

Salute, sport, cura della persona (parrucchiere, estetista ecc), istruzione, educatori, asili nido famiglia, attività ricreative (ristorazione, ludoteche, cinema ecc) sono le categorie che troverete sulla home page. Ho deciso di inserire queste perché – al di là dell’ambito sanitario in cui è più probabile che ci siano professionisti capaci di approcciarsi a diverse situazioni anche molto complesse – le garantisco che tutto ciò che gira intorno l’assistenza primaria è di vitale importanza nell’evoluzione di un bambino e quindi necessita della stessa premura di ricerca. Mi hanno raccontato di ristoratori che hanno trattato male o cacciato certi clienti con figli particolarmente irrequieti, o di allenatori che non hanno potuto accettare dei ragazzi disabili perché privi di un educatore nel proprio team che li aiutasse nell’assicurare la gestione e la sicurezza di tutti. Ma non è la regola. C’è una scuola di danza ad esempio in cui tra le allieve c’è una bambina sulla sedia a rotelle e come questa realtà anche altre, però bisogna conoscerle e ciò è il vero ostacolo. La collaborazione delle altre famiglie è perciò essenziale in tutti i campi.

Perchè non riusciamo ad essere ancora un Paese inclusivo?

Mi occupo da sempre di sensibilizzazione, prevenzione, educazione e perciò posso affermare che non siamo un Paese inclusivo perché ci aspettiamo sempre che sia qualcun altro a cambiare la situazione, invece di chiederci cosa ognuno di noi ogni giorno possa fare per contribuire con un piccolo gesto e con gentilezza alla serenità altrui. Quando ci si rapporta con clienti, pazienti, cittadini della propria comunità il primo pensiero deve essere quello di sentirci tutti inclusi, tutti benvoluti, tutti uguali. In tal senso uno dei miei obiettivi è anche quello di trovare, grazie ai consigli di chi vorrà aiutarmi ad incrementare la rete, le aziende più propense ad assumere ragazzi con disabilità o disturbi perché la loro condizione non è un limite per il mondo del lavoro, anzi in alcuni casi apporta vantaggi straordinari. Io sto provando a fare il mio affinché, attraverso professionisti che fanno la differenza, ci si possa avvicinare di più a una totale inclusività.

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