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Intervista allo scienziato Claudio Mauro, per il cuore e con la mente verso il Salento

Il professor Claudio Mauro, Ordinario di Immunologia presso l’Università inglese di Birmingham, fra le top 100 al mondo secondo il QS ranking, è un biochimico e biologo cellulare che circa dodici anni fa ha iniziato a studiare il controllo metabolico della risposta immunitaria.

Dopo la laurea in Biotecnologie mediche all’Università “Federico II” di Napoli e il dottorato in Oncologia ed Endocrinologia molecolare, ha lavorato sia presso l’Università di Chicago, sia presso l’Imperial College di Londra, all’identificazione dei meccanismi molecolari che legano infiammazione e metabolismo nel sistema immunitario adattativo e nel cancro.

Vincitore di prestigiose Borse di Studio, nel 2018 è entrato a far parte dell’Institute of Inflammation and Aging della Facoltà di Medicina dell’Università di Birmingham e nel 2020 è stato promosso professore ordinario alla Cattedra di Metabolismo e Infiammazione.

Il gruppo diretto dal professor Mauro, composto attualmente da undici membri, studia le interconnessioni tra meccanismi infiammatori e meccanismi metabolici, evidenziando come le alterazioni metaboliche sistemiche e locali in malattie caratterizzate da infiammazione, conducono ad una risposta immunitaria aberrante, che favorisce lo stabilirsi e l’estendersi del processo infiammatorio.

Il 2023 sarà un anno intenso e itinerante dal punto di vista lavorativo, ce ne parli.

Nel corso del 2023 presenterò una serie di dati non ancora pubblicati, ma finanziati tramite una prestigiosa Borsa di Studio della British Heart Foundation del valore complessivo di 2.300.000 sterline, pari a circa 2,6 milioni di euro.

Andrò  a Londra presso l’ University College e la Queen Mary University, starò a Oxford al Congresso della Società Britannica sulla Ricerca Cardiovascolare, alla Unversity of Cardiff e a Città del Capo per in Congresso Mondiale di Immunologia.

Tornerò in Italia a Marzo, immergendomi negli odori, nei sapori e nei colori della mia Terra, per parlare agli studenti della neo-formata Facoltà di Medicina dell’Università del Salento di Lecce.

Infine nel mese di Giugno parteciperò al Congresso di Cardiologia in onore del dottor Montinaro, fondatore della Cardiologia dell’Ospedale Vito Fazzi di Lecce.

La parola chiave di questo anno sarà “cuore”, che cosa significa? 

La nostra ricerca finanziata dalla British Heart Foundation ha lo scopo di studiare la risposta immunitaria nelle placche aterosclerotiche.

L’aterosclerosi è un processo patologico che porta all’ostruzione delle arterie, con esiti fatali come infarti ed ictus. L’infiammazione e la risposta immunitaria hanno un ruolo importante nel processo di formazione della placca aterosclerotica. Noi ed altri gruppi abbiamo dimostrato che l’acido lattico si accumula cronicamente nel sito infiammatorio e modula la risposta immunitaria, ma il ruolo dell’acido lattico nella placca ad oggi resta inesplorato.

L’immunometabolismo studia le connessioni tra il metabolismo e la risposta immunitaria ed ha preso piede negli studi su cancro, malattie autoimmuni e malattie infettive. Gli studi in ambito cardiovascolare, invece, sono indietro; tuttavia promettono di portare a scoperte importanti per la cura di malattie cardiovascolari.

Il progetto porterà a nuove scoperte in questa nuova area di cardio-immunometabolismo: abbiamo generato modelli unici ed eseguito screening su larga scala che ci mettono in una posizione unica e forte, per giungere nei prossimi 5-10 anni  a scoperte importanti e potenzialmente a nuove terapie per malattie cardiovascolari ed annesse comorbidità (come diabete, patologie dei reni). 

Com’è la vita di uno scienziato?  

Uno scienziato ha una vita in continuo movimento, sia fisico, per allargare continuamente il proprio network e diffondere le proprie scoperte tra esperti e non, sia mentale, per continuare ad andare oltre i confini delle conoscenze attuali. 

Quanti insuccessi ci sono stati prima di arrivare ad una scoperta importante? 

Si dice che non ci sia possibilità di successo senza il passaggio attraverso tante sconfitte. La vita di scienziati e ricercatori è fatta di continui insuccessi, di ansia e notti insonni, a fare esperimenti o a  programmarli, a preparare progetti di ricerca per competere per finanziamenti, per arrivare, forse, a celebrare un successo.

Io la comparo alla vita di un ginnasta, rispetto a quella di un calciatore: tanta fatica per arrivare un giorno ad una medaglia alle Olimpiadi, rispetto all’essere sempre e comunque sotto i riflettori, nel bene o nel male. 

Lei ha deciso di portare la propria professionalità e competenza fuori dal suo Paese d’origine, perché? 

L’Italia e’ un Paese strano. Abbiamo un sistema scolastico ed accademico per lo più a carico dello Stato, che prepara gente di alto profilo, eppure perdiamo i migliori, il brain draining, perché  non abbiamo meccanismi per trattenerli. I livelli di finaziamento della ricerca accademica sono scarsi ed assegnati tramite meccanismi spesso poco chiari.

Questo non  motiva una persona che ha costruito una carriera in USA, UK, Germania, Svizzera, a rientrare.

Come ci si sente ad essere uno scienziato, che può mettersi al servizio  per migliorare la vita di tutti?

Chi fa ricerca nel settore delle scienze della vita ha una grande responsabilità nei confronti della società civile.

Deve individuare quali sono i problemi a cui la ricerca scientifica può dare risposta e poi comunicare nel modo più chiaro e più comprensibile ciò che si sta facendo, i risultati ottenuti e le sfide che si hanno davanti.

La ricerca, il team, l’impegno quotidiano individuale e collettivo ne sono gli ingredienti essenziali.

Giovanna Quarta

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