In Italia persistente un ridotto livello occupazionale. I dati ISTAT non fanno che confermare l’evoluzione di questo fatale fenomeno sociale. Mentre nel Paese i sacrifici continuano a gravare sull’economia spicciola, sul fronte del lavoro si continua a vedere ”buio”. Un buio preoccupante. Dati recenti offrono una visione d’insieme che non promette migliori attese. Più del 25% dei giovani (tra i 18 e i 25 anni) non è ancora riuscito a trovare un’occupazione; anche se non stabile. E’ salita anche la percentuale di chi il lavoro l’ha perduto (+16% rispetto allo scorso anno).
Sostenere l’occupazione non è solo un impegno politico; coinvolge anche delle profonde implicazioni sociali. Se, dalle percentuali, si passa ai numeri, il quadro occupazionale è inquietante: più di un milione di senza lavoro e oltre quattrocentomila i sottoccupati. Ma non solo. E’ aumentato il numero d’ore di cassa integrazione a fronte di una crescita della produzione industriale sotto il 2%.
Dietro la recessione, indubbiamente, c’è da indagare anche su una gestione errata delle risorse, favorita da una politica sempre meno interessata alla tutela del sociale. Il 2023 è iniziato con un PIL in negativo e forti tensioni sociali.
In economia spicciola, non sempre la proiezione dei grandi numeri trova oggettivo riscontro. Pur senza voler fare del pessimismo a buon mercato, la fibrillazione economica nazionale continua. Sul fronte istituzionale, ogni previsione resta un’incognita sulla quale preferiamo non confrontarci. Mancando ancora certe garanzie operative, è inutile evidenziare, quindi, delle supposizione attendibili.
Giorgio Brignola