Durante la 151esima riunione, il Consiglio d’Amministrazione del CIHEAM – Centro Internazionale di Alti Studi Agronomici Mediterranei ha affidato l’incarico di Segretario Generale a Teodoro Miano, professore ordinario di Chimica agraria dell’Università degli Studi di Bari, dipartimento di Scienza del Suolo, della Pianta e degli Alimenti, già delegato italiano e vice presidente del CdA del CIHEAM. L’organizzazione internazionale, sorta nel 1962, conta attualmente 13 Paesi mediterranei aderenti: Albania, Algeria, Egitto, Francia, Grecia, Italia, Libano, Malta, Marocco, Portogallo, Spagna, Tunisia, Turchia.
Ho avuto l’onore di intervistarlo per conoscerne umori ed intenti.
Dovrà sospendere la sua carriera accademica nella nostra Università di Bari e lasciare la sua terra. Cosa significa per lei?
Sì, dal 28 febbraio la mia posizione universitaria si congela, prendo un’aspettativa di quattro anni per assolvere dal 1° marzo al nuovo incarico di Segretario Generale direttamente a Parigi, dove si trova la sede centrale del CIHEAM. Prendermi questa “pausa” sarà di certo un grande cambiamento per me, ma la vivo pensando a ciò che rappresenta: il coronamento di un percorso professionale con un’esperienza di carattere internazionale, già parzialmente intrapresa negli anni precedenti e che ora mi vedrà proprio al vertice della struttura operativa dell’intera organizzazione intergovernativa. Porterò con me tutte le competenze e le capacità che ho acquisito e maturato nel corso della mia carriera lavorativa. Ho avuto la fortuna, anzi il privilegio, di vivere due vite professionali parallele, entrambe fondamentali per raggiungere questo risultato: una puramente accademica e una orientata alla ricerca scientifica. Più di vent’anni fa, infatti, sono diventato professore ordinario di Chimica agraria all’Università di Bari e tutt’ora sono delegato del rettore per le Relazioni Internazionali. Quasi contemporaneamente, all’incirca venticinque anni fa, ho cominciato anche la collaborazione con l’Istituto Agronomico Mediterraneo di Bari, uno dei quattro che compongono la struttura operativa del CIHEAM (gli altri: Chania in Grecia, Saragozza in Spagna e Montpellier in Francia), con cui mi sono dedicato alla formazione postuniversitaria, alla ricerca e a programmi di cooperazione e sviluppo internazionale in partenariato con il Ministero degli Affari Esteri, l’Agenzia Italiana per la cooperazione e lo sviluppo e altri enti di tutto il mondo. Mi sono occupato in particolare degli approcci innovativi per la difesa integrata delle colture ortofrutticole mediterranee, dell’agricoltura biologica mediterranea, della gestione sostenibile dell’acqua e del suolo in agricoltura.
In cosa consisterà concretamente il suo lavoro da Segretario Generale?
È un ruolo che ho tanto desiderato, per cui mi sono candidato e che ho ottenuto nonostante una seria concorrenza, succedendo a Placido Plaza, che lo ha ricoperto dal 2018 ad oggi. Sono molto rispettoso di quanto fatto finora, quindi, lavorerò nel solco della continuità sui pilastri che caratterizzano il CIHEAM: coordinerò i quattro istituti agronomici prima citati nella modulazione e riformulazione di master, scambi e corsi postuniversitari (come i dottorati), considerando le necessità di tutti i Paesi membri, e rinforzerò l’attività di ricerca scientifica in aree essenziali e di cooperazione internazionale, soprattutto in quegli istituti in cui non è molto sviluppata. Dovrò garantire coordinazione e gestione delle attività dei diversi istituti, traducendo in chiave operativa le decisioni prese dal Consiglio di Amministrazione, organo politico composto da un delegato nominato dal governo di ciascun Paese aderente. Il Segretario Generale è componente del CdA senza diritto di voto, perciò, tutte le proposte che nel tempo vorrò avanzare dovranno essere prima poste all’attenzione del CdA e, soltanto nel caso in cui questo risulti favorevole, potranno essere da me messe in pratica.
Ci sono obiettivi o sfide particolari che sa già di dover affrontare?
Come CIHEAM le nostre priorità attualmente sono: proteggere il pianeta, lottando contro lo spreco; garantire sicurezza alimentare e nutrizione, promuovendo l’agricoltura e il cibo sostenibili; incentivare lo sviluppo inclusivo e, infine, occuparsi di crisi e resilienza, contribuendo anche alla gestione delle tensioni e delle crisi socio economiche e umanitarie. Le sfide saranno di sicuro tante. La più impegnativa, a cui io darò precedenza, sarà quella di ampliare il numero dei Paesi membri dell’Organizzazione, un lavoro importantissimo che è sempre stato avviato ma mai portato a termine a causa del veto posto da alcuni Stati. Così come avviene a livello europeo, infatti, il veto blocca il procedimento di adesione. Bisognerà capire come superare questo ostacolo e dare il benvenuto ai numerosi territori che hanno da anni fatto richiesta di ingresso al CIHEAM, territori o direttamente affacciati sul bacino del Mediterraneo, come i Paesi balcanici (Croazia, Bosnia, Montenegro ecc), oppure indirettamente collegati ad esso grazie al ruolo geografico e geopolitico significativo che rappresenta in tutto il mondo. Mi impegnerò al massimo per riuscire almeno a progredire con le procedure necessarie. Un secondo mio obiettivo riguarda piuttosto aspetti di visibilità internazionale, ossia costruire un percorso che porti al riconoscimento giuridico e formale dell’Organizzazione in ogni suo Paese membro, così come è stato ad esempio per la FAO. Altre sfide minori, di natura trasversale, che mi propongo di affrontare saranno sicuramente: l’ampliamento delle tematiche di azione, che vanno dai sistemi agricoli agli agroecosistemi sostenibili; gli approcci innovativi affidati ai centri agricoli e le attività di sviluppo dell’imprenditoria giovanile e di parità di genere.
Come vede il futuro del nostro territorio locale e di quello dei tredici paesi mediterranei di cui si occuperà?
Lo vedo incentrato sul collegamento diretto tra loro, perché bisogna comprendere che ormai nessun paese ha capacità e possibilità di continuare a crescere e svilupparsi in autonomia, bensì il meccanismo delle collaborazioni e degli scambi internazionali è cruciale e lo diventerà sempre di più. Il nostro territorio locale grazie al CIHEAM ha, infatti, l’opportunità di stringere accordi che lo valorizzino maggiormente e che siano funzionali a una evoluzione in senso globale. Allargando gli orizzonti e mediante specifici ma essenziali patti internazionali, l’Organizzazione potrebbe esportare i nostri modelli di sviluppo – come ad esempio la dieta mediterranea, considerata di grande rilevanza nella sua accezione socio-economica e politica oltre che alimentare – anche a Stati geograficamente lontani. I punti cardine del CIHEAM sono sempre stati l’agricoltura, l’alimentazione e lo sviluppo rurale, uno sviluppo combinato e sostenibile volto anche ad ottenere pacificazione dei conflitti e delle difficoltà che esistono in moltissimi Paesi a noi vicini. Questo è il futuro che vedo e che desidero.
A nome della Direzione e della Redazione tutta del CorrierePL.it, porgiamo al Prof. Miano i nostri più sentiti complimenti e auguri per un proficuo lavoro.