Principale Arte, Cultura & Società Musica, Eventi & Spettacoli Due giovani pianisti baresi in un (quasi) confronto a distanza

Due giovani pianisti baresi in un (quasi) confronto a distanza

 di Pierfranco Moliterni

Possiamo ben sostenere che oggidì persino nel settore della musica, ma di tutta la Musica di qualità nella sua doppia accezione di ‘colta’ e di ‘popolare’, le distanze non sempre sono incolmabili perché la commistione ovvero la contaminazione dei generi e quindi le reciproche influenze sono all’ordine del giorno. I critici musicali spesso sono in imbarazzo perché devono far quadrare un cerchio che tale è, e tale deve rimanere, specie se esso si riferisce a talentuosi protagonisti della tastiera ‘en blanc et noir’, e cioè al pianoforte il re degli strumenti della e nella musica contemporanea. Ne sono testimonianza due pianisti pugliesi come Mario Margiotta e Claudio Stea i quali hanno avuto una educazione alla musica pianistica molto diversa tra di loro, ma non per questo meno formativa del proprio essere e sentirsi musicisti a tutto tondo.

Prendiamo il primo, Margiotta (foto di copertina), il quale è, e si sente pianista e “divulgatore musicale” avendo studiato per dieci anni al conservatorio “Niccolò Piccinni” di Bari in quell’istituto che per oltre vent’anni è stata diretto da Nino Rota; e lì ha avuto la fortuna di avere avuto accesso a conoscenze seppure indirette del Maestro, il compositore prediletto delle colonne sonore di registi come Coppola, Visconti, Bolognini, Zeffirelli, Wertmuller. Il giovane Margiotta ha quindi costruito con intelligenza uno spettacolo vero e proprio (andato in scena a Bari ad «AncheCinema» alle fine del mese di novembre) non limitandosi a proporre al pubblico alcuni dei brani più celebri del grande compositore milanese-barese, ma partendo e finendo proprio con Federico Fellini in un rapporto che legava i due grandi autori, l’uno regista e l’altro musicista.

Margiotta ha costruito e presentato questo suo personale racconto perché racconta storia, retroscena, aneddoti e curiosità che stanno dietro film memorabili (La dolce Vita, Amarcord, 8 e ½, Casanova) con musiche insomma che hanno fatto la storia del cinema italiano. Non a caso questo suo spettacolo nello spettacolo era stato già da lui stesso presentato all’Istituto Italiano di Cultura in Egitto, al Cairo, per l’inaugurazione della Settimana del Cinema Italiano del Mondo.

Di tutt’altro sentore è invece la esperienza pianistica-autoriale di Claudio Stea, quarantenne barese che per noi resta un compositore per pianoforte davvero sui generis. Egli non ama sottostare a regole musicali, non viene da studi conservatoriali, si pregia d’essere un autodidatta che si esprime musicalmente in maniera libera col portare avanti un approccio compositivo, e pianistico insieme, del tutto scevro da ogni imposizione scolastica.

Claudio Stea è insomma un pianista poliedrico che crea musica di varia natura stilistica: non lo si può chiamare jazzista, ma non è neanche un musicista classico. Forse la sua musica compendiata e pubblicata in un recente CD dal titolo “Raggi di Sole” si può dire sia il riflesso dei suoi anni vissuti ascoltando composizioni musicali d’età classica e moderna con particolare riferimento all’arte melodica di Freddie Mercury, John Lennon e Ennio Morricone. Questo musicista di casa nostra preferisce suonare solo musica che egli compone, e mai riproporre brani di altri autori noti e meno noti. Egli è pertanto convinto di non essere un mero esecutore e invece d’essere musicista atipico, forse anche un po’ “anarchico“. E in questo risiede la propria autenticità ancora tutta in divenire e da scoprire.

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