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Teatro radar. Giovannin senza parole inaugura la Stagione 2022.23 Teatro Radar di Monopoli

In scena una favola in musica per tutte le età

13 novembre – Via Magenta, 71, Monopoli

Si inaugura domenica 13 novembre, con una favola in musica per tutte le età, la Stagione Famiglie a teatro 2022.23 del Teatro Radar di Monopoli, a cura di Teresa Ludovico per Teatri di Bari.  Alle ore 18 va in scena Giovannin senza parole (produzione Crest, consigliata per un pubblico a partire da 5 anni), un apologo buffo pensato per i ragazzi e per i ragazzi che siamo stati.

L’opera affronta il tema delicato dell’esercizio della forza attraverso la parola, osservandolo con gli occhi innocenti di un ragazzo che, grazie ai suoi “errori”, trasformerà un intero paese. Perché, si sa, che gli errori sono solo un tentativo di fare quello che non si sa.

In scena Nicolò Antioco Ximenes, Andrea Bettaglio, Catia Caramia e Nicolò Toschi (che cura anche le musiche dello spettacolo), diretti da Andrea Bettaglio, per raccontare la storia di un paese dove la prima grande regola è obbedire agli ordini del suo Capo, padrone anche della grande officina delle parole, che corregge a proprio piacimento. Finché un giorno non arriva un giovane a sovvertire l’ordine fino ad allora stabilito.

Biglietti a partire da 8 euro, disponibili al botteghino del Teatro Radar (via Magenta, 71, Monopoli) e sul circuito Vivaticket.com. Per info 335 756 47 88 – info@teatroradar.it. Il programma completo della Stagione 2022.23 ‘Famiglie a teatro’ del Radar è disponibile sul sito www.teatridibari.it.

SCHEDA SPETTACOLO

Crest

Giovannin senza parole

drammaturgia Catia Caramia

regia e scene Andrea Bettaglio

con Nicolò Antioco Ximenes, Andrea Bettaglio, Catia Caramia, Nicolò Toschi

musiche Nicolò Toschi costumi Maria Martinese

disegno luci Michelangelo Campanale disegno del suono Roberto Cupertino

aiuto regia Catia Caramia responsabile di produzione Sandra Novellino

tecnico luci Vito Marra (dai 5 anni)

Esiste un paese, dove la prima grande regola è obbedire agli ordini del suo Capo, padrone anche della grande officina delle parole, che corregge a proprio piacimento. Questo è un grande giorno, il Capo ha deciso di fare un discorso ai suoi sudditi. Quali nuove regole li attendono? Ma l’imprevisto, si sa, è in agguato anche quando gli ordini sembrano regolare a perfezione ogni cosa. Infatti, un giorno arriva nel paese un giovane, che le regole non sa.

La storia che mettiamo in scena è un apologo buffo pensato per i ragazzi e per i ragazzi che siamo stati. Affrontiamo il tema delicato dell’esercizio della forza attraverso la parola, osservandolo con gli occhi innocenti di un ragazzo che, grazie ai suoi “errori”, trasformerà l’intero paese. Perché, si sa, che gli errori sono solo un tentativo di fare quello che non si sa.

Il lavoro d’attore si mescola al lavoro sul clown, alla manipolazione di oggetti e alla musica dal vivo, per accompagnare con leggerezza questa sorta di viaggio dal buio alla luce, restituendo ai personaggi e al loro sogno di libertà la dolcezza scanzonata del clown.

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