Principale Economia & Finanza La crisi

La crisi

La crisi economico/sociale imperversa. Nel complesso, il ristagno dell’occupazione non si è ancora trasformato in palude. Aumenta la disoccupazione e restano ridotte le certezze sociali. Sono questi i salienti aspetti che si notano in quest’intricata situazione al tramonto del 2022. Allora, cosa sta succedendo? Ora non è più possibile trovare la scusa dell’emergenza politica nazionale per attribuire le “colpe”. In pratica, nonostante il crollo degli investimenti e delle conseguenti speculazioni, è venuto meno quello spirito di mutua assistenza che, almeno per il passato, era riuscito a supplire la mancanza delle entrate con una migliore distribuzione del reddito nazionale. Non sono mai stati i grandi capitali a far marciare l’Azienda Italia. Le risorse erano i piccoli e medi risparmiatori che si accontentavano del poco sicuro, che del molto incerto. Oggi nessuno si sente d’investire il suo “tesoretto”; sempre che ci sia ancora.

L’Italia vive con un sistema economico incoerente e maggiormente esposto alla concorrenza internazionale. Essere in UE non è solo un vantaggio; anche i rischi sono presenti. Non sarà così. Chi è stato formica, nel passato, oggi rischia di fare la tragica fine della cicala. Il Paese resta privo dell’iniziativa “agevolata” e di colori regionali “mutanti”. In Europa il problema è stato affrontato prima che da noi e, in parte, anche risolto. C’è chi ha consentito al capitale privato di sostenere le mancanze di quello pubblico; in cambio d’infrastrutture capaci di compensare, anche nel tempo, gli investimenti. Da noi, è assai improbabile che l’auspicata ripresa possa trovare le sue radici dando maggior spazio all’iniziativa privata che è, poi, quella che influenza realmente i mercati. Per superare la crisi bisognerebbe garantire uno scambio tra prodotti elaborati e materie prime. Attraverso una remunerazione non solo di natura economica, ma anche sotto forma d’investimento a medio termine. Come a scrivere che se l’Azienda Italia procedesse bene, i vantaggi ci sarebbero per tutti e in proporzione allo “sforzo” economico utilizzato.

Le regole per non soccombere sono chiare da qualche tempo. Evidentemente, si è ritenuto più agevole concentrare gli sforzi su una politica che ha dimostrato l’inconcludenza delle alleanze. Dopo i primi sentori di depressione, chi ha potuto si è messo al riparo. La maggioranza degli Italiani non è stata in grado di fare lo stesso. Anche perché i precedenti Governi non sono mai stati chiari sulle reali mancanze del Paese e sino a che punto sarebbe stato possibile tamponarle. Se i bilanci non sono utopie, ci vorranno almeno ancora tre o quattro anni per tornare a livelli di stabilità accettabili. Un percorso lungo che comporterà altre privazioni a chi già ha già dato molto. L’unica strategia è, almeno, non provocare altre flessioni al nostro sinistrato sistema economico.  Questa Patto di Centro/Destra potrebbe, forse, fare la differenza. Sempre che ci sia la voglia e il tempo.

Giorgio Brignola

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