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Aspetti letterari della Commedia

a cura del Critico d’arte Melinda Miceli 

Il titolo originale del Poema Sacro è Commedia, o meglio Comedìa, secondo la definizione dello stesso Dante; l’aggettivo Divina fu aggiunto dal Boccaccio nel Trattatello in laude di Dante (metà del XIV sec.) a sottolinearne la Bellezza e comparve per la prima volta in un’edizione del 1555 curata da Ludovico Dolce.

Il titolo “Commedia” si riferisce sia al contenuto (inizio drammatico, finale lieto) sia allo stile solenne tipico della tragedia.

Il poema di Dante attinge a un Modello antichissimo, attivo in molta letteratura antica e medioevale, il “viaggio sacro”, tutto interiore dove una serie di prove iniziatiche si susseguono, secondo il modello archetipo del ciclo solare, dalle tenebre alla luce e viceversa. Questo viaggio ha la funzione di illustrare al lettore la condizione delle anime post mortem, come Dante stesso chiarisce nell’Epistola XIII a Cangrande della Scala, e si svolge nella settimana santa dell’anno in cui papa Bonifacio VIII indisse il primo Giubileo della Chiesa cristiana, cioè dall’8 al 14 aprile del 1300 (oppure dal 25 al 31 marzo, a seconda che l’inizio del viaggio coincida con l’anniversario della morte di Cristo, 25 marzo appunto, oppure con il venerdì santo del 1300, cioè l’8 aprile). La Divina Commedia è il racconto di un viaggio che Dante immagina di aver compiuto giunto a metà della sua vita e trovatosi in una grave crisi morale e spirituale, intraprende un faticoso cammino di ricerca della verità e della salvezza. Questo percorso rappresenta il pellegrinaggio di espiazione che l’uomo intraprende per redimersi e uscire dall’errore. La cronologia dell’opera è incerta, ma si ritiene che l’Inferno sia stato concluso intorno al 1308, il Purgatorio intorno al 1313, mentre il Paradiso sarebbe stato portato a termine pochi mesi prima della morte, nel 1321.

Il duplice ruolo svolto da Dante nel poema, essendo al tempo stesso protagonista del viaggio da lui narrato (e che lui descrive come realmente e fisicamente avvenuto in un tempo storico ben preciso) e poeta chiamato a raccontare in versi l’esperienza affrontata. Dante chiarisce in più di un passo del poema che a lui è toccato un privilegio eccezionale, quello di visitare da vivo i tre regni dell’Oltretomba e di tornare sulla Terra per riferire con esattezza tutto quello che ha visto: è una missione straordinaria, cui lui è chiamato in virtù dei suoi meriti di letterato e poeta, rendendolo simile ad Enea e san Paolo già protagonisti di esperienze analoghe. A questo proposito è importante ciò che lo stesso Dante sottolinea a più riprese nel corso del viaggio, non solo cioè l’assoluta veridicità delle cose viste e narrate, ma anche l’oggettiva difficoltà di spiegare con parole umane quel che di non umano e di ultraterreno ha visto. Per fare questo, Dante avrà bisogno dell’assistenza e dell’aiuto di Dio, perciò la Commedia è un libro «ispirato», scritto materialmente da Dante ma sotto la «dettatura» della grazia divina che lo ha incaricato di questo compito straordinario. La Commedia diventa quindi una sorta di nuova Bibbia, ed è Dante stesso a definirla poema sacro, “sacrato “poema, al quale hanno collaborato e cielo e terra. Nel suo viaggio, Dante è guidato da Virgilio (sommo poeta latino che lo accompagna nell’Inferno e nel Purgatorio e che rappresenta la ragione) e da Beatrice (la donna angelicata, simbolo della fede e della teologia, che lo accompagna nel Paradiso). Alla fine del suo viaggio, il Poeta trova la conoscenza della verità.

La lettura del poema deve tenere conto di questa interpretazione, chiamata da Auerbach «figurale», altrimenti si rischia di non comprendere buona parte del suo significato di fondo. II viaggio orfico e la ricerca del centro oscuro dell’essere, a cui segue un ritorno in cui questo centro, una volta ricuperato, assorbito e trasformato, viene fatto splendere nella sua propria nuova e intensa luce. La “katabasis” è un momento essenziale dell’esperienza orfica, finalizzata alla purificazione e rigenerazione.

In questo senso la discesa agli Inferi di Dante costituisce l’esempio più illustre di katabasis di tutta la letteratura europea. Qualsiasi discesa nell’oscurità richiede un processo di autodistruzione, di auto abnegazione, che concede la genesi del nuovo essere. Questo e il significato psicoanalitico, ontologico e religioso della discesa orfica negli inferi.

Dante reinterpreta in chiave cristiana personaggi e vicende del mito classico. Secondo la tradizione tipica del Medioevo Virgilio era visto come «mago e profeta» del Cristianesimo, poiché si riteneva che avesse predetto la nascita di Cristo nella famosa Egloga IV. Dante incontra Virgilio nel verso 63 e 63 sono i canti dove Virgilio è presente, non potendo accompagnarlo in Paradiso in virtù del fatto che Virgilio incontrato nel Limbo, non era battezzato, essendo vissuto prima del Cristianesimo.

La struttura del poema è molto simmetrica: Purgatorio e Paradiso sono composti da 33 canti, l’Inferno da 34 (il primo è l’introduzione a tutta l’opera). In totale ci sono, quindi, 100 canti. I numeri hanno molta importanza nella Commedia: Dante basa la struttura del suo poema sui numeri 1, 3 e 7, ciascuno carico di significati religiosi.

La retorica medievale distingueva inoltre tre stili, quello alto e «tragico», quello medio e «comico», quello basso ed «elegiaco» (che corrispondevano alle tre opere di Virgilio, Eneide, Georgiche, Bucoliche). La Commedia presenta una commistione di tutti e tre gli stili, anche se c’è una certa prevalenza per quello «comico», proprio soprattutto dell’Inferno. Il viaggio ha però anche un significato allegorico, ovvero quello di un percorso di purificazione morale e religiosa che ogni uomo può e deve compiere in questa vita per ottenere la salvezza eterna. In questa luce i vari personaggi del poema possono avere un doppio significato, letterale (o storico) e allegorico: Dante è ad esempio il poeta fiorentino nato nel 1265 e autore della Vita nuova (senso letterale), ma è anche ogni uomo (senso allegorico); Virgilio è il poeta latino autore dell’Eneide, ma anche la ragione naturale degli antichi filosofi in grado di condurre ogni uomo alla felicità terrena; Beatrice è la donna amata da Dante e morta a Firenze nel 1290, ma è anche la teologia rivelata e la grazia divina in grado di condurre ogni uomo alla felicità eterna.

È allora evidente che Virgilio, allegoria della ragione umana, può guidare Dante solo fino al Paradiso Terrestre posto in vetta al monte del Purgatorio, che è a sua volta allegoria della felicità terrena e del possesso delle virtù cardinali (prudenza, fortezza, temperanza e giustizia), mentre sarà Beatrice a guidare Dante fino al Paradiso Celeste, allegoria della felicità eterna e del possesso delle virtù teologali (fede, speranza e carità).

La Divina Commedia è stata scritta da Dante negli anni dell’esilio. E’ costituita da 100 canti e tre cantiche [1° introduzione+33 = Inferno; 33 Purgatorio; 33 Paradiso]. L’inferno è la Prima Cantica; è scritto tutto in versi endecasillabi rispettando la terza rima ed è rispettata la sibologia del 3. Tutta la Divina Commedia è costruita in base al tema del viaggio,che Dante immagina di fare sui mondi ultraterreni.

L’inferno si è formato dopo la cacciata degli angeli ribelli scagliati contro la terra che per disgusto si è ritratta e ha formato la montagna del Purgatorio. Gerusalemme è il simbolo della Cristianità. Dante non sa capacitarsi di trovarsi nella selva, sotto cui si trova la porta dell’Inferno. La partizione dell’Inferno è in cerchi, il Purgatorio in cornici e il Paradiso in Cieli.

L’aspetto iniziatico, visionario della poesia di Dante intesa come come disciplina interiore, strumento gnoseologico e fonte d’illuminazione, ha interessato vivamente altri poeti di inclinazione orfica, varie esperienze culturali e letterarie, tra cui la tradizione misterico-religiosa, la poesia europea appartenente al filone orfico, e poi Nietzsche e Schurer. Non è da escludere che Dante fosse uno dei grandi esponenti della poesia orfica, o almeno della letteratura che Jung definisce collettivamente visionaria, perchè indaga l’ignoto che circonda la vita cosciente dell’uomo.

Il poema didattico-allegorico, scritto in endecasillabi e in terza rima si propone anzitutto di descrivere la condizione delle anime dopo la morte, ma è anche allegoria del percorso di purificazione che ogni uomo deve compiere in questa vita per ottenere la salvezza eterna e scampare alla dannazione. È altresì un atto di denuncia coraggioso e sentito contro i mali del tempo di Dante: contro la corruzione ecclesiastica e gli abusi del potere politico, in nome della giustizia.

Dante non si limita a descrivere castighi e premi ma indica personaggi noti che il pubblico del tempo conosceva assai bene. L’autore indica cioè ai lettori esempi (exempla in latino) di peccati puniti o di virtù premiata che abbiano per protagonisti personaggi «pubblici» e perciò noti a tutti, perché solo così è possibile suscitare il maggior effetto possibile nell’immaginazione (è Dante stesso a chiarirlo nel Canto XVII del Paradiso, nelle parole dell’avo Cacciaguida); ciò risponde anche a un’altra funzione, quella di usare esempi noti e spesso «scandalosi» al fine di denunciare i mali e le ingiustizie del tempo.

Quanto alla lingua, Dante si serve del volgare fiorentino già usato nelle precedenti opere, benché ricorra anche a latinismi, francesismi, provenzalismi e prestiti da varie altre lingue (c’è chi ha visto persino vocaboli di origine araba, mentre i versi 140-147 del Canto XXVI del Purgatorio sono in pura lingua d’oc). Dante ricorre talvolta a linguaggi strani e incomprensibili (le parole di Pluto, quelle di Nembrod nell’Inferno), mentre altrove conia degli arditi neologismi (specialmente nel Paradiso). Questo ha portato gli studiosi a parlare di plurilinguismo e pluristilismo della Commedia, il che differenzia Dante da Petrarca e dai poeti dell’Umanesimo e del Rinascimento, che preferiranno alla sua una lingua più «pura» e regolare. Se la Notte e il momento della katabasis, della scoperta dell’inferno interiore del subcosciente, la Verna rappresenta il momento del risveglio alla luce e dell’ascesa al Purgatorio.

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