Principale Arte, Cultura & Società Richard Avedon e la fotografia di moda in mostra a Milano

Richard Avedon e la fotografia di moda in mostra a Milano

Richard Avedon. Relationships, Palazzo Reale

Richard Avedon Selfportrait Utah 1980

 Richard Avedon, Self-portrait, Utah, 1980 (courtesy l’autore e Skira Editore)

Sessant’anni di carriera in 106 immagini provenienti dalla collezione del Center for Creative Photography di Tucson e dalla Richard Avedon Foundation: Richard Avedon. Relationships, la mostra a cura di Rebecca Senf a Palazzo Reale (con Skira Editore, fino al 29 gennaio) si divide in per comodità in 10 sezioni, concentrandosi soprattutto sui ritratti e sulla moda, con una particolare attenzione per le campagne di Versace (da qui, la testimonianza di Donatella Versace inserita nel catalogo). Tra i primi ad abbandonare le pose statiche e a fotografare le modelle in ambienti reali, Avedon è stato maestro nell’uso dello sfondo bianco, che non distrae ma invita a concentrarsi su ciò che resta: non a caso l’immagine guida della mostra è una foto del 1981, con Nastassja Kinski, distesa e abbracciata da un serpente.

Richard Avedon Truman Capote 1955

Richard Avedon, Truman Capote, 1955 (courtesy l’autore e Skira Editore)

Richard Avedon ha avuto la possibilità di fotografare nel tempo alcuni dei suoi soggetti; le celebrità di cui era anche amico, come Truman Capote. Di quest’ultimo sono in mostra un’immagine del 1955 e quindi quella del 1974, quando ormai lo scrittore è un cinquantenne segnato dalle scelte. Capote aveva scritto un testo per Observations, il primo libro di ritratti di Avedon. Il principio di quella avventura, ricorderà poi il fotografo, risaliva alla sua infanzia: Rachmaninoff aveva un appartamento nel palazzo dove abitavano i suoi nonni e lui, bambino, si nascondeva tra i bidoni dell’immondizia, sulle scale sul retro, per ascoltarlo mentre suonava. «Un giorno ho pensato: devo suonare il suo campanello. Ho chiesto se potevo scattare la sua foto con la mia macchina fotografica. In un certo senso, quello è stato l’inizio».

BOGNER. Seen by Hans Feurer alla Fondazione Sozzani

Una delle immagini di BOGNER. Seen by Hans Feurer

Una delle immagini di BOGNER. Seen by Hans Feurer (courtesy l’autore e Fondazione Sozzani)

Willy Bogner  era uno sciatore di successo che pensava a come vestire gli atleti: lo faceva con la moglie Maria a Monaco di Baviera, nel 1932. Willy Bogner Junior, il figlio, eredita la passione per lo sci e per la moda sportiva, soprattutto di lusso. Gli piacciono anche la  fotografia e le azioni pericolose: e infatti, si mette alla prova coordinando gli stuntmen sui set di James Bond. Ha un amico, al quale resterà legato da una relazione senza data di scadenza: Hans Feurer. Fotografo di moda – suo il Calendario Pirelli nel 1974, sua la campagna con Iman per Kenzo – Feuer diventa il portavoce visivo del brand: è il primo a mettere sullo stesso piano di importanza modelle e scenari alpini, sport e potenza al femminile. Come, lo si vede nella mostra BOGNER. Seen by Hans Feurer alla Fondazione Sozzani (dal 24 settembre al 30 ottobre): 30 le immagini, alcune in grande formato, tra quelle scattate per il marchio tedesco. La bellezza delle donne è il suo territorio, «I do dream projections» la sua dichiarazione di intenti.

fonte www.gqitalia.it

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