La maggiore società energetica privata russa era una delle poche aziende ad aver criticato apertamente la guerra in Ucraina. Per l’agenzia Interfax “Ravil Maganov è caduto dalla finestra della sua stanza questa mattina. È morto per le ferite riportate”
Marta Allevato
AGI – Il presidente del consiglio di amministrazione della maggiore società energetica privata russa, Lukoil – e una delle poche aziende ad aver criticato apertamente la guerra in Ucraina – è morto in circostanze misteriose a Mosca: i media hanno parlato di una caduta dalla finestra del sesto piano dell’ospedale dove era ricoverato, mentre la sua societa’ ha spiegato che il decesso è avvenuto in clinica, per “una grave malattia”.
Ravil Maganov, 67 anni, stava assumendo antidepressivi ed era stato ricoverato in seguito a un infarto all’Ospedale clinico centrale, la struttura riservata alla nomenklatura e dove il 30 agosto è morto l’ex leader sovietico, Mikhail Gorbaciov. “Maganov è caduto dalla finestra della sua stanza questa mattina. È morto per le ferite riportate”, ha detto a Interfax una fonte anonima. L’agenzia Tass, citando fonti delle forze dell’ordine, ha scritto che l’incidente è avvenuto alle 7:00 (le 6:00 in Italia) e che si tratta di “morte per suicidio”.
L’ospedale, nel centro di Mosca, dove vengono curati pazienti di alto profilo, ha generalmente una sicurezza molto stretta. Novatek è il secondo maggiore produttore di petrolio della Russia: Maganov vi aveva lavorato in posizioni dirigenziali dal 1993: era il primo vicepresidente esecutivo e aveva la supervisione delle attivita’ di esplorazione e produzione. Il consiglio di amministrazione lo aveva nominato presidente nel 2020, al posto di Valery Greifer, scomparso nell’aprile dello stesso anno.
“Siamo profondamente dispiaciuti nell’annunciare che Ravil Maganov è morto dopo una grave malattia”, si legge nella stringata nota di Lukoil. L’ospedale, nel centro di Mosca, cura molti pazienti di alto profilo ed è stato il luogo in cui Mikhail Gorbaciov, che ha governato l’Unione Sovietica dal 1985 fino al suo scioglimento nel 1991, è morto all’inizio di questa settimana.
La sicurezza è generalmente stretta. A marzo, poco dopo l’inizio del conflitto in Ucraina, Lukoil è stata una delle poche compagnie russe a chiedere la fine dell’offensiva di Mosca, che ha scatenato un’ondata di sanzioni occidentali contro holding, funzionari di Stato e top manager russi. La società ha definito “tragica” la guerra e ad aprile, il suo presidente, il miliardario Vagit Alekperov, si è dimesso dopo che il Regno Unito lo aveva inserito nella blacklist dei sanzionati.
Maganov è solo l’ultimo esponente del settore energetico russo morto in circostanze insolite, dall’inizio di quella che Mosca chiama “operazione militare speciale”. Aleksandr Subbotin, ex manager di Lukoil, è morto all’inizio di maggio: il suo corpo è stato trovato nel seminterrato della casa di uno sciamano; i media locali hanno riferito che stava cercando una cura per i postumi di una sbornia ed è rimasto avvelenato.
All’inizio dell’anno sono stati trovati morti anche due alti dirigenti di Gazprom, entrambi si sarebbero suicidati secondo le versioni ufficiali. Serghei Protosenya, un oligarca russo che in precedenza era stato vicepresidente della compagnia privata Novatek, è stato trovato morto per impiccagione ad aprile in una villa in Spagna. Sul posto, sono state trovate morte con ferite da arma da taglio anche sua moglie e sua figlia.
Appena un giorno dopo la morte di Protosenya, un ex funzionario del Cremlino, Vladislav Avayev, e la sua famiglia sono stati trovati morti con ferite da arma da fuoco a Mosca. Avayev aveva precedentemente lavorato per Gazprombank, una delle piu’ grandi banche russe e legata al colosso del gas Gazprom. In entrambi i casi, la polizia ha affermato che si è trattato di suicidio.