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Perché la Turchia mantiene ancora il veto su Svezia e Finlandia nella Nato

Le delegazioni dei tre Paesi si incontreranno a Helsinki per dare seguito all’accordo di Madrid siglato a giugno. Pesa l’estradizione di sospetti terroristi che Ankara ha richiesto formalmente.

di Giuseppe Didonna

© Binnur Ege Gurun Kocak / Agenzia Anadolu / Afp 
– Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan 

AGI – Delegazioni di Turchia, Svezia e Finlandia si incontreranno nella capitale finlandese Helsinki per convincere Ankara a dare il via libera all’accesso nella Nato dei due Paesi scandinavi. L’incontro segue un accordo raggiunto durante il summit Nato tenutosi a giugno a Madrid, in base al quale in cambio dell’estradizione di sospetti terroristi Ankara ritirerà il veto all’ingresso dei due Paesi nell’Alleanza.

Il ministero della Giustizia turco a giugno ha inviato una richiesta formale di estradizione per 21 sospetti residenti in Svezia e 12 in Finlandia. Tuttavia sulla questione è intervenuto direttamente il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, affermando che la Svezia ha “promesso la consegna di 73 terroristi”.

Si tratta di nomi accusati di terrorismo di matrice separatista, legami con il Pkk o golpista. Persone alle quali i due Paesi scandinavi garantiscono protezione e delle quali negano l’estradizione ad Ankara. Una posizione che ha causato il veto di Erdogan all’allargamento Nato.

Il ministro degli Esteri svedese, Anne Linde, ha dichiarato che “il problema è come dare un seguito all’intesa di Madrid”. Dall’incontro di oggi il governo turco si attende passi concreti sull’estradizione, come ribadito negli ultimi giorni da Erdogan e dal ministro della Giustizia, Bekir Bozdag, il quale ha però sottolineato la mancanza di provvedimenti da parte dei due Paesi.

“Fino a quando le aspettative della Turchia non saranno corrisposte, Svezia e Finlandia saranno considerate inadempienti rispetto all’accordo raggiunto e la procedura di accesso alla Nato non andrà avanti”, ha detto Bozdag ieri.

Al momento manca sia una data di scadenza per la consegna degli accusati, sia una qualsiasi road map che porti alle estradizioni; l’accordo prevede che i due Paesi si impegnino ad esaminare “rapidamente e in maniera completa” le richieste di estradizione della Turchia.

Ankara premerà su questi punti, se non otterrà quello che vuole il veto all’allargamento è destinato a rimanere. Pochi giorni fa il governo svedese ha avviato le pratiche per estradare un cittadino turco, Okan Kale, condannato da una corte turca a 14 anni di reclusione per frodi commesse con carte di credito false.

Il caso di Kale non rappresenta però un punto di partenza, in quanto uno dei casi meno controversi tra quelli inseriti nelle liste di Ankara. “Non abbiamo problemi con l’estradizione legata a reati comuni, aspettiamo chi è accusato di terrorismo”, ha detto il ministro Bozdag commentando la mossa della Svezia.

Ankara continua a insistere e secondo l’agenzia di stato Anadolu sarebbe già arrivato un implicito no alla consegna di 4 membri del PKK, Mehmet Sirac Bilgic, Aziz Turan, Ragip Zarakolu e Halef Tak e di altri 2 nomi accusati di avere legami con la rete golpista del 2016, tra questi l’ex caporedattore del quotidiano Zaman Bulent Kenes.

Ad alimentare i dubbi anche la situazione politica in Svezia, dove è in corso una campagna elettorale (le elezioni sono previste l’11 settembre) in cui l’allargamento Nato rimane uno dei temi principali.

I socialdemocratici al governo chiedono la fine del sostegno al Pkk e vogliono l’ingresso nella Nato, al contrario il partito di sinistra, lo stesso partito che ha mantenuto in piedi il governo negli ultimi mesi.

Sull’argomento è intervenuta la premier Magdalena Andersson che si è dichiarata “scettica” e “dubbiosa” rispetto a una coalizione con il partito di sinistra accusandone i rappresentanti di aver “sventolato bandiere del Pkk” definito vista la situazione corrente “un atto che non aiuta il governo”.

Andersson ha poi rincarato la dose e strizzato l’occhio ad Ankara definendo il sostegno al Pkk “inaccettabile”, ricordando che i separatisti curdi sono inserita nella lista delle organizzazioni terroristiche dal 1984 e hanno compiuto “attentati in cui hanno perso la vita tantissime vittime innocenti”.

L’attacco di Andersson arriva mentre in piena campagna elettorale si moltiplicano le foto e i post di politici dei partiti di sinistra con bandiere del Pkk e dell’ala siriana di questi ultimi, lo Ypg. Sull’argomento è intervenuta Amine Kakabaveh, una parlamentare indipendente nata nel Kurdistan iraniano che Erdogan chiama “la deputata terrorista”, per aver combattuto con i separatisti per anni prima di trovare asilo prima in Turchia e poi in Svezia.

Kakabaveh si oppone all’ingresso della Svezia nella Nato e ha definito il giorno dell’accordo di Madrid tra Svezia, Turchia e Finlandia “un giorno nero per la politica estera svedese”.

 

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