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Arcivescovo Mons. Giuseppe Satriano alla Direttrice, al personale di Polizia e ai detenuti della Casa Circondariale di Bari

«Desideravo portarvi la vicinanza di una Chiesa che prega per voi e con voi cerca di condividere questo cammino»

Lettera dell’Arcivescovo Mons. Giuseppe Satriano alla Direttrice, al personale di Polizia e ai detenuti, in occasione della visita alla Casa Circondariale di Bari.

Lunedì 15 agosto 2022, Solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria

Bari, 15 agosto 2022

Solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria

Cara Direttrice e cari Nicola, Romano, Vito…., cari fratelli e sorelle che con me condividete la vita di questa Città,

ho da poco lasciato la struttura carceraria che ho voluto visitare stamane e negli occhi e nel cuore ripasso i volti e le parole vissuti nel nostro incontro. Ho desiderato farvi visita in un giorno particolare che la chiesa dedica alla Solennità dell’Assunzione di Maria, per molti il ferragosto, giorno in cui la città si rende deserta per la corsa verso i luoghi di riposo e di relax. Desideravo portarvi, insieme ai Cappellani, la vicinanza di una Chiesa che prega per voi e con voi cerca di condividere questo cammino.

Le vostre storie ferite, i sentimenti espressi ci ricordano che il Carcere non può e non deve essere solo un luogo emarginante in cui scontare una pena, ma uno spazio umano dove le ferite inferte e ricevute sono chiamate a lasciarsi attraversare dalla luce della Speranza.

Quanto accaduto nella Messa Crismale dello scorso Giovedì Santo ne è un segno ricco di profezia: i ragazzi del Carcere Minorile “Fornelli” fecero dono alla Chiesa diocesana di Bari-Bitonto del profumo necessario per confezionare il Sacro Crisma. Gesto bello e significativo che fa cogliere come anche dalle periferie umane più compromesse può sgorgare vita e vita buona.

Oggi nel passare, salutare, ascoltare, nel giocare a bigliardino e consegnare una piccola immagine della Beata Vergine Maria, Madre di ogni uomo, ho desiderato attestare la vicinanza di Dio che mai abbandona i suoi figli. Non solo, avevo bisogno di non chiudere gli occhi, di tenerli aperti per scorgere, ancora una volta, i bisogni di questo mondo da voi abitato e da noi spesso ignorato. Un mondo dove la sofferenza è lacerante, dove le relazioni non sono semplici, dove il dolore è compagno di cella. Un mondo dove uomini e donne, limitati nel numero, con la loro professionalità cercano di prendersi cura e accompagnare la vita di ciascuno.

Tutto questo bagaglio di umanità viva non può essere ignorato e necessita di spazi esistenziali dignitosi; di relazioni autentiche capaci di condividere la sofferenza e la speranza; di quella “transumanza”, la definiva don Tonino Bello, “dalla pace della coscienza… alla coscienza della pace”. A voi che siete ”dentro” e a noi che siamo “fuori” gli auguri più cari.

La Vergine Maria che visita S. Elisabetta, sia modello ispiratore di un esodo verso l’altro che siamo chiamati a compiere con fiducia, sempre. Buona vita!

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