Principale Arte, Cultura & Società “Finanziare la poesia? Meglio premiarne l’acquisto”

“Finanziare la poesia? Meglio premiarne l’acquisto”

di Enzo Varricchio

Finanziare la poesia?, si chiedeva Philip Larkin (1922-1985), uno dei massimi poeti di lingua inglese del ventesimo secolo, del quale ricorre il centesimo anniversario della nascita.

L’Istituto Bruno Leoni pubblica (atto meritorio) per intero l’articolo del poeta britannico sull’argomento:
https://www.brunoleoni.it/sussidiare-la-poesia
Ma quali sono le conseguenze degli aiuti pubblici alla “produzione culturale”?

Larkin illustrava solo alcuni degli effetti collaterali degli “aiuti” pubblici alla poesia, ma nel 2012 un famoso saggio pubblicato in Germania   dal titolo “Kulturinfarkt”,  veniva significativamente sottotitolato “Azzerare i fondi pubblici per far rinascere la cultura”, spiegando che la cultura di Stato non è mai del tutto libera né tantomeno sufficiente.

https://www.oralegalenews.it/topics/nuove-vie-per-la-cultura/12427/2020/

In realtà, sia Larkin che gli autori tedeschi, in epoche diverse, si fermano al dato di realtà dei fatti ma non arrischiano vere e proprie soluzioni micro-macroeconomiche attuabili in dettati legislativi.

Personalmente, già dal 1996 continuo a sostenere che la produzione culturale non vada aiutata perché ciò genera clientelismo e bassa qualità. Tra l’altro, a parte qualche eccezione, in Italia manca la mentalità e la presenza di industrie culturali sul modello anglosassone che potrebbero generare un mercato libero e virtuoso. La poesia e la cultura in generale non vanno assistite ma è la loro domanda che va defiscalizzata o fiscalmente premiata in quanto “merit service”.

Per questo, nel 1996 ho redatto e depositato alla Camera dei Deputati una proposta di legge che, dopo la sua lettura in aula, non è mai stata esaminata.

http://www.dirittodellearti.it/sitovar/Defiscalizzare%20la%20poesia.html

http://www.dirittodellearti.it/sitovar/Defiscalizzare%20il%20sapere.html

Il meccanismo da me proposto è semplicissimo: se compri una carta geografica o un libro o un quadro, puoi detrarre dai tuoi redditi il prezzo pagato; basta lo scontrino o una ricevuta da conservare fino alla dichiarazione dei redditi.

Non bisogna agire tanto dal lato dell’offerta, aiutando gli artisti e le imprese, quanto dal lato della domanda, rendere più vantaggioso per il consumatore o per le imprese acquistare o investire in un libro di poesia o un quadro che in una lattina di bevanda gassata, un calendario di top model o l’ennesimo cellulare. Solo così potremo uscire dall’analfabetismo di ritorno che attanaglia il nostro Paese e soprattutto il suo Sud.

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