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Vietato darla vinta ai nemici: l’insegnamento di Palma Bucarelli a 24 anni dalla sua morte

Palma Bucarelli (Roma, 1910-Roma 1998) è uno dei personaggi di maggior spicco della storia dell’Italia contemporanea. Ma la prima donna a dirigere un museo statale, lo GNAM (Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea), attirò su di sé non poche ire.

In fondo, essere una donna in un mondo progettato dagli uomini per gli uomini non era certamente facile. Una donna restia al piegarsi alle convenzioni, che mal tollerava l’idea della “femmina” i cui unici scopi fossero quelli di partorire, accrescere la dinastia del marito e rendere felice il consorte, passando le giornate rinchiusa in casa, precludendosi il bello e il fermento derivante da una vita condotta all’insegna della libertà e dell’indipendenza.

Ma l’astio nei suoi confronti non derivava solamente da questo. Complice, forse, un carattere spigoloso e supponente, la critica d’arte, mai prona, non ispirò molta simpatia ai suoi contemporanei. Si diceva, inoltre, che lavorare con lei fosse tutt’altro che una passeggiata. Eppure, stando alle dichiarazioni, rimaneva un grande onore.

Già, perché Palma Bucarelli seppe portare una ventata di cambiamento nel mondo dell’arte. Bucarelli fece la rivoluzione prima ancora dei Sessantottini. Una rivoluzione vera, però, la sua, sorretta dall’entusiasmo, dalla passione, ma soprattutto da tanta competenza, tipica di chi non s’improvvisa. Palma Bucarelli fu costantemente sulla cresta dell’onda. I fotografi e i pittori bramavano ritrarla, ma lei concedeva questo privilegio a pochi e a poche. I giornali aprivano con il suo nome che campeggiava in prima pagina. Agli eventi mondani, anche quando non presente fisicamente, sapeva rimanere protagonista. Nessun altro direttore di un museo statale, prima di lei, era riuscito a fare tutto ciò.

Bucarelli studiava costantemente, si rinnovava e guardava con attenzione al mercato internazionale. Se l’arte era società fissata su tela, su marmo o su un qualunque altro supporto, allora proprio in quanto tale aveva il diritto, anzi il dovere, di evolversi. Se il mondo desiderava osservare tutto da una lente di ingrandimento nuova e talvolta riteneva necessario distorcere la realtà per comprenderla e descriverla appieno, allora gli astrattisti dovevano entrare nei musei. Questo pensò e questo fece Palma Bucarelli. Un ciclone inarrestabile.

Fiera dei suoi studi, della sua intelligenza e del suo corpo, inflessibile e apparentemente imperturbabile, Palma Bucarelli conquistava l’Estero e faticava a fare lo stesso con l’Italia. Qui, infatti, non mancarono i detrattori.

Il suo coniugare l’aspetto manageriale a quello tipicamente critico di una direttrice di un museo convinceva poco. Forse, era troppo atipico. Insegnare nei musei per formare i fruitori, privi di conoscenze in merito, sembrava a molti una perdita di tempo e di denaro pubblico. Allo stesso modo, apparivano sperpero di denaro pubblico acquisizioni di quadri di espressionisti e mostre dei contemporanei.

Alle critiche Bucarelli rispose sempre prontamente, senza mai però perdere la consueta e innata eleganza.

Non mancarono gli scandali causati dallo sciocco e voyeuristico bisogno di inoltrarsi nella vita privata di chi, senza mai neppur nascondersi, non aveva motivo per renderla pubblica.

Infine, l’esposizione della Merda di artista di Pietro Manzoni le costò un’interrogazione parlamentare, promossa da alcuni esponenti della Democrazia cristiana. In tribunale, Palma Bucarelli risultò vincitrice, ma non sembrava averne dubbi.

D’altronde, come ha spesso affermato:

<< Ho sempre saputo che i miei nemici hanno torto. Ma ben vengano anche loro, fanno pubblicità>>.

Ecco, in un’epoca di odiatori seriali e di dignità della persona misurata sulla base della logica della produttività e della notorietà fantasmatica, forse, dovremmo prendere esempio da lei.

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