Principale Arte, Cultura & Società Luca Parmitano, ognuno ha la propria sfida

Luca Parmitano, ognuno ha la propria sfida

Esistono tre aspetti di Luca Parmitano. Uno che è visibile a sé stesso e agli altri. È la maschera pirandelliana più nota, quella di un essere umano estremamente tenace e ambizioso. C’è poi una porzione più privata, che non è visibile all’esterno ma è ciò che Luca vede riflesso nello specchio. È più problematico, indossa una maschera diversa dall’atro, con molti più difetti che pregi. Anche con più cattiverie, per certi versi. Meno sensibile al compromesso. Infine, un terzo Luca che vedono solo gli altri. Glielo raccontano ogni tanto e fa fatica a riconoscerlo. È un Luca senza maschera, spesso migliore di quello che pensava; a volte, con difetti che non sapeva di avere.

Siciliano, astronauta, sperimentatore. Per tutti è Astroluca. Per lui più semplicemente un uomo che ha davanti a sé la propria sfida.

Luca Parmitano è ospite d’eccezione alla serata di gala del Taobuk, il 18 giugno, nella splendida cornice del Teatro Antico di Taormina. Dodicesima edizione che quest’anno ha come tema la verità.

La verità in tutte le sue sfaccettature, i tragitti, le implicazioni.

«Credo che non esista una verità assoluta ma tante soggettive, che possono anche variare. Così come l’etica è elastica, purtroppo o per fortuna anche la verità lo è. È flessibile, cambia, si modifica nel tempo, in base alla nostra memoria e alla nostra percezione. Non me ne faccio un cruccio, poiché l’idea di assoluto non appartiene a questo universo.»

Uno degli scopi della scienza è la ricerca della verità, vista in termini assoluti.

«Quello che abbiamo imparato nel corso dei millenni, dal momento in cui ci siamo posti delle domande sull’universo che ci circonda fino ad arrivare al millequattrocento con il metodo scientifico, è che la verità è un asintoto al quale è possibile avvicinarsi solo in maniera tangenziale, senza mai poterla raggiungere.»

Esistono altre correnti di pensiero che ricercano la verità in maniera diversa.

«La filosofia e la religione sono strumenti anch’essi che ricercano la verità, e anche in quel caso la lezione che abbiamo appreso è che è impossibile da raggiungere.»

Essere sinceri e raccontare la verità sono due cose diverse.

«Credo di aver raccontato quello che è la mia esperienza, nel modo più sincero possibile, cercando di far confluire nel racconto anche il mio vissuto.»

Ciò che Luca Parmitano ha osservato dalla stazione sulla Terra e quello che è possibile leggere in alcuni suoi scritti si può racchiudere fondamentalmente in un concetto: la Terra è l’unico posto che abbiamo.

«L’unico pianeta che sappiamo per certo essere in grado di sostenere la vita come noi la conosciamo. E corre un terribile rischio. Un rischio a cui noi stessi l’abbiamo esposta.»

Non c’è un altro pianeta.

«Il nostro lavoro di astronauti non consiste nel cercare un pianeta B, perché in questo momento non siamo in grado di affrontare né viaggi interstellari né interplanetari.»

Al momento, questo tipo di pensiero appartiene più alla fantascienza che alla scienza.

«Il mio sforzo e quello di altri miei colleghi è quello di raccontare la Terra nelle sue fragilità e bellezza, col dovere morale assoluto di proteggerla, non solo per noi ma anche per le generazioni immediatamente successive alla nostra. Perché non si tratta di un futuro lontano.»

Certo, ci sono storie che raccontiamo a noi stessi per mantenerci bambini dentro.

«Per continuare a trovare magia nella vita, anche quando i progetti sono piccoli, immediati. Magari non sarà estremamente eclatante, ma è nella realizzazione del progetto di ogni giorno che trovo la mia soddisfazione.»

Vivere significa fare esperienze, non osservarle da lontano.

«La più grande sfida collettiva è quella dell’ambiente. Dobbiamo imparare a viverci e a rispettarlo come degli steward e non come dei proprietari, cercando di essere molto più attivi nella protezione. È una sfida che non possiamo permetterci di non affrontare, perché da questa decideremo il destino, non della Terra, che continuerà a esistere oltre la nostra presenza, ma della nostra capacità di viverci. Un’altra sfida è quella delle relazioni internazionali. Pertiene alla distribuzione delle risorse, perché è chiaro che esiste uno sbilanciamento a livello mondiale, con una parte della popolazione che vive al di sopra delle capacità della Terra di dare supporto e un’altra porzione di popolazione molto più grande, che vive ben al di sotto della capacità di poterne gioire. Il modo in cui viviamo e accettiamo la nostra vita dipende solo dalle aspettative. Se riuscissimo ad abbassare le aspettative di quella parte di popolazione più abbiente, staremmo tutti meglio.»

Le sfide sono infinite, ognuno ha la propria davanti.

«Il senso della sfida è sempre il medesimo: avere un ostacolo davanti e pensare di non riuscire a superarlo. Il coraggio è provarci comunque.»

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