“L’accordo raggiunto sulla direttiva Ue sul salario minimo è un’ottima notizia per il nostro Paese.
Che l’Italia introduca o meno un salario minimo generale, dovrà comunque adeguare gli stipendi da fame perché la direttiva fissa un principio chiaro: le retribuzioni non possono essere inferiori a una determinata soglia di dignità, oggi non raggiunta da milioni di lavoratori italiani.
E la direttiva, per definizione, è vincolante”. Lo dice l’eurodeputata dei Greens, Rosa D’Amato.
“L’Italia è l’unico Paese dell’Unione europea in cui, negli ultimi 30 anni, il salario medio dei lavoratori è diminuito anziché aumentare – continua – Un trend che non è destinato a cambiare, nonostante il Pnrr.
Secondo le previsioni della Commissione europea, le retribuzioni reali degli italiani (ossia i salari calcolati rispetto all’inflazione) non solo sono diminuiti nel 2021, ma continueranno a diminuire nel 2022 e nel 2023.
È l’unico Paese Ue in cui questo avviene. Altrove, con l’inflazione crescente, si è adeguato il salario minimo, alzandolo.
E questo ha avuto un effetto positivo sulle retribuzioni generali. Ecco perché è giunto il momento che l’Italia introduca questa misura e faccia i conti con i suoi salari da fame. A prescindere dai tempi di attuazione della direttiva”.