Principale Economia & Finanza Pnrr: per un rilancio del welfare

Pnrr: per un rilancio del welfare

In arrivo un programma di interventi per riparare i danni della pandemia. E non solo.

di Roberto Traetta

Da qualche mese, sia nei telegiornali nazionali che sulle pagine dei quotidiani più diffusi, si sente parlare spesso di PNRR, sigla che sta per Piano Nazionale Ripresa e Resilienza.

Il decreto legge necessario per la sua attuazione concreta è il numero 36 del 30 aprile 2022, entrato in vigore a maggio.

A dispetto della brevità da codice fiscale con cui si presenta, l’ormai arcinoto PNRR è un documento di oltre 260 pagine, con una struttura interna ben articolata, presentato dall’Italia e dagli altri paesi dell’Unione Europea. Si tratta di un vero e proprio programma di riforme per sfruttare le risorse economiche del cosiddetto “Next Generation EU”.

Questo pacchetto di aiuti è fondamentale per riparare i danni (passati, presenti e futuri) causati dall’emergenza sanitaria da Covid-19. Ma anche per rilanciare un welfare che in Italia, dobbiamo dirlo, non è mai decollato.

Sì, perché all’idea di catastrofe è connesso il concetto di ricostruzione: dopo un evento catastrofico (come la pandemia appunto) è infatti necessario ripristinare la situazione precedente di normalità. Il PNRR, è vero, punta a ricostruire ma il suo obiettivo è anche quello di prevenire disagi: è importante accrescere anche la capacità di fronteggiare disastri futuri, con uno sguardo lungimirante.

La crisi catastrofica legata al covid ha sconvolto il meccanismo di un welfare nostrano già compromesso, imponendo una riflessione sulla consapevolezza che lo stesso welfare è uno strumento necessario di ripresa economica e sociale.

Il piano si articola su tre assi principali: digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica e inclusione sociale, che a loro volta si suddividono in sei missioni: digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura, rivoluzione verde e transizione ecologica, infrastrutture per una mobilità sostenibile, istruzione e ricerca. Tanta roba.

L’area relativa all’inclusione sociale comprende una serie di interventi che il settore dell’assistenza sociale sta aspettando in realtà da decenni.

Qualche esempio?

Politiche di assistenza sociale e la rivisitazione, in chiave evolutiva, del ruolo degli assistenti sociali, politiche del lavoro più concrete, politiche di contrasto alla povertà materiale e alla povertà educativa, gestione dell’immigrazione, programmazione e valutazione dei servizi, politiche sanitarie più efficaci, il coinvolgimento più attivo del Terzo Settore nell’agenda degli interventi (anche alla luce della Riforma del 2017).

In una parola: il benedetto welfare.

Dunque, il PNRR guarda al Sociale e rappresenta un’opportunità imperdibile di sviluppo, il cui scopo è quello di riprendere un percorso di crescita socio-economica, sostenibile e duratura, rimuovendo quegli ostacoli che hanno impedito la crescita italiana negli ultimi tempi.

Guarda caso, l’Italia è la principale beneficiaria di questo programma di finanziamento comunitario con 191,5 miliardi di euro. Sta per piovere un mucchio di soldi, alla faccia della siccità meteorologica.

Sarà davvero l’occasione per un rilancio del Terzo Settore e della Governance?

Nella politica sociale, essa è un modello di gestione dei processi di programmazione in cui l’efficacia dell’azione pubblica dipende non solo dall’attività politico-amministrativa, ma deriva dal raccordo tra una varietà di attori istituzionali e sociali, e dalla loro capacità di condividere obiettivi e cooperare in sinergia per raggiungerli.

In altri termini, la tanto attesa transizione da un burocratico welfare state a un più articolato e prodigioso welfare community.

E ci sembra che l’asse “inclusione sociale” del PNRR vada proprio in questa direzione.

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