Principale Estero Trump blandisce la lobby armiera nonostante Uvalde

Trump blandisce la lobby armiera nonostante Uvalde

Stati Uniti: tra negazionismo e mit delle armi, i repubblicani affrontano il tema del recente massacro di Uvalde. La convention annuale della NRA, la principale lobby americana delle armi, si è aperta venerdì a Houston, a 450 chilometri da Uvalde, dove martedì un adolescente di 18 anni ha ucciso diciannove bambini e due insegnanti in una scuola elementare. L’ex presidente Donald Trump ha tuttavia difeso ancora una volta il Secondo Emendamento.

Da Uvalde emerge una realtà scomoda

Così vicini a parole alla tragedia, ma di fatto assai meno preoccupati. Migliaia di persone sono accorse a Houston (Texas) il 27 maggio per la convention annuale della National Rifle Association (NRA), la principale lobby americana delle armi. Tre giorni dopo la sparatoria nelle scuole elementari di Uvalde, a 450 chilometri di distanza, la gravità dell’accaduto  stata denunciata ai partecipanti, senza la reale intenzione di modificare le loro convinzioni. Hanno celebrato il loro karma, il controverso Secondo Emendamento della Costituzione, che protegge il diritto di portare armi.

L’evento, della durata di tre giorni, vantava un programma nutrito: una cena per cacciatori, un seminario di diritto, un forum di donne impegnate, una vasta sala espositiva con le ultime pistole, fucili d’assalto e fucili da caccia. E poi gli ospiti illustri, a cominciare dall’ex presidente Donald Trump, che è un habitué di questo palco, da cui ha fatto sempre incetta di voti durante le sue campagne elettorali.

Venerdì, sul podio, il minuto di silenzio in memoria delle vittime di Uvalde è durato dieci secondi. Si è trattato di un breve intermezzo tra le suppliche a favore del settore armiero. Wayne LaPierre, presidente dell’NRA, ha comunque definito il colpevole un “pazzo criminale”. Ha parlato di un sistema giudiziario lassista, di un sistema di salute mentale in crisi e di una protezione scolastica inadeguata, ma guardacaso ha respinto qualsiasi contestazione al “diritto umano fondamentale” di ogni cittadino di proteggersi.

Donald Trump inneggia alle armi

Nel tardo pomeriggio, Donald Trump ha preso la parola. Ha iniziato recitando i singoli nomi delle ignare vittime della scuola Robb, ognuno dei quali è stato seguito da un colpo di gong fragoroso e assolutamente surreale, prima del raccoglimento per il minuto di silenzio, osservato con scarsa concentrazione dalla platea.

Nonostante frasi affettate di circostanza contro il massacratore di Uvalde, Donald Trump ha ammanito le ricette trite e ritrite del movimento pro-armi: più metal detector, più guardie e polizia armata nelle scuole. Maggiore formazione dei servizi di sicurezza per affrontare gli uomini armati in azione. Niente più cure psichiatriche. Nessuna limitazione al Secondo Emendamento.

Nella sua iperbole, l’ex presidente ha accusato i democratici di adottare un’agenda politica di estrema sinistra, aggiungendo se gli Stati Uniti hanno stanziato 40 miliardi di dollari [37,2 miliardi di euro] da inviare in Ucraina, deve altrettanto essere in grado di fare ciò che è necessario per proteggere i suoi figli nelle scuole.

L’arrocamento sul Secondo Emendamento

Fuori dall’edificio della convention, centinaia di manifestanti arrabbiati hanno contestato la lobby delle armi. Il massacro di Uvalde, in cui il diciottenne Salvador Ramos ha ucciso diciannove bambini e due adulti, denota le responsabilità dell’industria delle armi e del suo principale sponsor, la NRA. Un’organizzazione influente nonostante la sua influenza in calo, che sostiene i candidati repubblicani (quasi 29 milioni di dollari nel 2020), non ha preso in considerazione l’idea di cancellare la sua manifestazione. Di fronte a numerose cause legali e alla concorrenza di gruppi pro-armi ancora più estremi, l’NRA non vuole dare l’impressione di essere vulnerabile. Rifiuta quindi di discutere un divieto delle armi da guerra, come i fucili automatici, in nome di una applicazione rigida del Secondo Emendamento.

Antonio Rossello

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