Lo studio è pubblicato su Nature da ricercatori dell’Istituto archeologico tedesco e dell’Università di Bonn in collaborazione con l’Università di Exeter in Gran Bretagna. Il ritrovamento di queste antiche città perdute (con strade, canali, imponenti strutture a uso cerimoniale e piramidi coniche alte più di 20 metri) sfida la classica visione dell’Amazzonia come un paesaggio storicamente incontaminato: in realtà sarebbe stato la sede di una prima urbanizzazione realizzata e gestita dalle popolazioni indigene per migliaia di anni. “Sospettavamo da tempo che le società precolombiane più complesse dell’intero bacino si fossero sviluppate in questa parte dell’Amazzonia boliviana, ma le prove sono nascoste sotto la foresta ed è difficile arrivarci di persona”, afferma José Iriarte, archeologo dell’Università di Exeter.
“Il nostro sistema LiDAR ha rivelato terrazze edificate, strade rialzate rettilinee, recinzioni con posti di blocco e serbatoi d’acqua. Ci sono strutture monumentali a solo un miglio di distanza collegate da 600 miglia di canali lungo strade rialzate che collegano siti, bacini idrici e laghi.
La tecnologia LiDAR combinata con un’ampia ricerca archeologica rivela che le popolazioni indigene non solo hanno gestito i paesaggi boschivi, ma hanno anche creato paesaggi urbani, cosa che può contribuire in modo significativo alle prospettive di conservazione dell’Amazzonia”. (ANSA).