Principale Arte, Cultura & Società Scienza & Tecnologia La rete mondiale dove si vendono (troppi) ragni e scorpioni

La rete mondiale dove si vendono (troppi) ragni e scorpioni

Uno studio evidenzia che milioni di esemplari e specie vengono acquistati e ceduti e come sia urgente monitorare questo tipo di commercio per prevenire una perdita di biodiversità

 © FRANK DESCHANDOL & PHILIPPE SABI / BIOSPHOTO / BIOSPHOTO VIA AFP – Ragno scoperto in Francia
Secondo uno studio pubblicato su “Communications Biology”, oltre 1.200 specie di aracnidi sono state o sono attualmente commercializzate in tutto il mondo, quasi l’80 per cento delle quali non è monitorato. Lo studio evidenzia che milioni di ragni, scorpioni e loro affini vengono acquistati e venduti e che è urgente monitorare il commercio di queste specie per prevenire una perdita di biodiversità.

Gli autori, Alice Hughes dell’University of Hong Kong, Hong Kong, e i suoi colleghi hanno studiato il commercio globale di aracnidi tra il 2000 e il 2021 combinando i dati del sistema informativo di gestione delle forze dell’ordine degli Stati Uniti (LEMIS) e della Convenzione sul commercio internazionale delle specie di flora e fauna selvatiche minacciate di estinzione (CITES) con una ricerca sistematica sui rivenditori globali di aracnidi online.

Ciò ha rivelato che 1.264 specie di aracnidi sono state o sono attualmente in commercio, 993 (79 per cento) delle quali sono proposte su siti Web di vendita di aracnidi ma non incluse nei database commerciali. Ciò indica che i loro traffici non sono attualmente monitorati e che queste specie potrebbero essere sottoposte a forme di commercio non sostenibili.

Tra le specie più vendute, i ricercatori hanno scoperto durante il periodo di studio che il 77 per cento degli scorpioni imperatori erano catturati in natura, con un milione di individui importati solo negli Stati Uniti. Anche individui del 50 per cento e oltre delle specie di tarantole sono stati nel tempo messo in vendita, comprese 600.000 tarantole di Grammostola.

Secondo lo studio, due terzi degli individui di tutte le specie commercializzate sono stati catturati in natura, il che secondo gli autori potrebbe avere un impatto negativo sulle popolazioni selvatiche se la cattura avviene senza tener conto della sostenibilità delle specie. Per identificare potenziali ostacoli al monitoraggio del commercio di aracnidi, i ricercatori hanno anche studiato quali specie erano state valutate dall’Unione internazionale per la conservazione della natura (IUCN) e quali erano regolamentate dalla CITES. Hanno scoperto che su oltre un milione di specie di invertebrati conosciute, meno dell’1 per cento era stato valutato dalla IUCN e che il commercio solo di una piccola frazione di specie di invertebrati era regolato dalla CITES, ad esempio solo 39 delle 52.060 specie conosciute di ragni.

Cio’ indica che la vulnerabilità delle specie commercializzate non è attualmente sufficientemente monitorata e che gli scambi spesso non sono regolamentati. I ricercatori suggeriscono che la mancanza di dati significa che attualmente è quasi impossibile valutare la vulnerabilità e sviluppare politiche di gestione o conservazione appropriate.

Migliorare il monitoraggio e la regolamentazione di questo commercio, oltre a migliorare la comprensione della distribuzione e degli stati di conservazione delle specie di aracnidi selvatici, sarà essenziale per comprendere l’impatto del commercio sulle popolazioni naturali e per prevenire la perdita di biodiversità, aggiungono.  AGI

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