
L’Università di Salford, in Inghilterra, si sta impegnando nel “decolonizzare il curriculum” dei propri studenti. E, per farlo, ha recentemente stabilito di escludere la composizione di sonetti dalle prove d’esame per i corsi di letteratura.
Il sonetto, metrica lirica di 14 versi generalmente endecasillabi, distribuiti in 2 quartine e altrettante terzine con schemi di rima precisi, è stato attribuito all’ingegno di Giacomo da Lentini, che avrebbe unito due “strambotti” per crearlo. Nel Regno Unito, poi, il grande William Shakespeare ha fatto il resto, dando un grande impulso al loro successo.
Ma questa forma artistica di poesia, nel 2023, sembra non avere più posto nella didattica accademica inglese. I sonetti sono stati “etichettati” come “prodotti della cultura occidentale bianca” e, di conseguenza, oggetto di “cancellazione“.
Salford oltre ogni metrica in nome dell’inclusività
L‘obiettivo di questa iniziativa sarebbe quello di sfidare le strutture metriche ritenute antiquate e troppo legate ai canoni letterari dell’Occidente. E Salford sostiene che questa “decolonizzazione” – ossia il processo di spostamento dei programmi di studio da prospettive storicamente dominanti ad altre – contribuirebbe a creare un ambiente “più diversificato e inclusivo” per gli universitari.
A dirla tutta, questa “trovata” è sembrata essere stata pensata principalmente per gli studenti non occidentali e non bianchi, poiché si propone di rimuovere solo elementi del patrimonio culturale europeo.
L’Università di Salford ha però comunicato che c’è un divario significativo nelle performance degli iscritti appartenenti a minoranze etniche, come quelli neri e asiatici, rispetto agli altri delle maggioranze. E pare che questo gap peserebbe molto a sfavore dei primi, tant’è che l’accademia starebbe cercando di ridurlo attraverso una “decolonizzazione dei curricula“.

L’esame “su misura”, quando a contare sono le forme vuote
La proposta suggerisce anche che i corsi tradizionali potrebbero essere migliorati offrendo metri di giudizio alternativi, che tengano conto delle esperienze e delle realtà dei frequentanti. In altre parole, gli esaminandi dovrebbero essere valutati in modo diverso in base alla loro cultura di riferimento, al fine di evitare discriminazioni basate su competenze legate alla storia occidentale. Questo vorrebbe dire che – sempre secondo Salford – un orientale o un africano non dovrebbero essere esaminati sulla conoscenza che hanno maturato dei sonetti, poiché questi non sono storicamente parte della loro tradizione letteraria e, quindi, un giudizio sulle nozioni acquisite circa la cultura europea sarebbe discriminante.
Questa iniziativa ha suscitato reazioni critiche in tutto il mondo, come quella dello storico e autore Zareer Masani, che ha definito “oltraggiosa” la “trovata” di cancellare le prove sui sonetti e “paternalistica” l’attitudine sposata dall’università inglese. Masani ha enfatizzato poi che le forme poetiche possono variare notevolmente in tutto il mondo, ma la buona poesia ha una valenza universale, ed è il contenuto a contare, non solo la forma1.
Tali iniziative spingono comunque a riflettere su come occorra equilibrare il rispetto della diversità culturale con la conservazione del patrimonio letterario condiviso, cercando di non limitare l’apprendimento accademico e/o l’esplorazione intellettuale.

Fonti online:
ByoBlu (testata giornalistica ed emittente televisiva nazionale; articolo di Edoardo Gagliardi del 22 maggio 2022),The Daily Mail, Penguin, sito dell’Università Tor Vergata (facoltà di Economia), University of Salford e OxfordUnion (canali YouTube).
Antonio Quarta
Redazione Corriere di Puglia e Lucania