Principale Politica Aldo Moro

Aldo Moro

Il valore di una civiltà si misura anche dalla profondità della sua memoria.
E dalla capacità di interrogarsi 9 maggio 1978 – 9 maggio 2022  44 anni di inarrestabile decadenza.
Ricordo ogni anno quel 9 maggio del 1978. E tutta la vicenda politica che ruotò attorno al sequestro dello Statista Moro: le indagini, le posizioni dei vari partiti politici, compresa la Democrazia Cristiana, su trattativa si, trattativa no. Con le Brigate Rosse.
Il giorno del sequestro e della strage  della scorta del Presidente, ebbi la notizia mentre studiavo per un esame di
storia del diritto romano.
Il giorno del ritrovamento del cadavere di Moro ero in casa col televisore acceso.
Erano ore di attesa. Di grande tensione.
Qualcuno disse che al fianco del cadavere di Moro c’era il cadavere della prima Repubblica italiana. Era la verità.
Alla luce di tutto quanto accaduto dopo, quella era una verità. Di cui forse erano coscienti in molti. Ma ritennero di poterla narcotizzare, quella verità.
Noi umani sottovalutiamo sempre la forza della verità: o la comprendi e ne accetti costruttivamente e riformisticamente il verdetto, o ti travolge. Non come uno tsunami.
Ma giorno dopo giorno. Trasformando la società  che la politica dovrebbe ascoltare, interpretare e governare.
E  si aprono fratture disastrose.
Quella vicenda mi convinse a essere socialista. Perché amai la posizione umanitaria, sinceramente umanitaria,
di quel PSI comandato  da quello strano milanese col cognome che sembrava straniero: Craxi. I socialisti erano per la trattativa e  volevano Aldo Moro vivo.
Io ricordo il mio bisnonno. Su un mobile teneva insieme le foto di Aldo Moro e di Pietro Nenni. Ne aveva reverenza.
Ho compreso da grande che erano uomini di due partiti diversi.
E mi domandavo perché il mio bisnonno tenesse entrambe le foto.
Forse perché quella generazione metteva il vestito buono il giorno delle votazioni e pensava che entrare in cabina elettorale fosse come entrare in un salotto buono e pulito.
Forse perché quella generazione pensava che quelle foto potessero stare insieme poiché  pure con idee di partenza differenti, gli uomini di quelle foto puntavano allo stesso obiettivo: al progresso del loro Paese, una civiltà in cammino di cui misuri la grandezza da come tratta gli ultimi.
Senza il politicamente corretto del siamo tutti uguali, perché la vita non puoi raccontarla secondo ideologia ed essa è  quello che è: i più forti esistono, stanno davanti e trascinano i più deboli che si avvantaggiano della forza di chi sta davanti. Perché  per quelli di quelle foto le ideologie erano importanti, ma i valori di più.
Perché è  una tragedia dividere la società.
Perché  o si avanza tutti insieme o non si avanza.
Ogni anno, al 9 di maggio penso sempre a queste cose. E mi chiedo cosa possiamo fare per il nostro Paese in decadenza, ma pur sempre il più bello del mondo. Che avrebbe meritato la salvezza di Aldo Moro.
Forse possiamo cominciare a meritarne la memoria. Non dimentichiamo.
Francesco Magisano

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